la Repubblica, 12 gennaio 2018
Dario Brunori: «Sanremo? Ora ci andrei Da conduttore»
ROMA Nel nome artistico Brunori Sas, ci sono le radici e l’azienda di famiglia, che produce mattoni. Il cantautore Dario Brunori non ha seguito la strada segnata, però è rimasto in Calabria, la sua terra.
«Si stupiscono tutti che scrivo nel mio paesino, faccio i dischi qui. Ma questo è il mio mondo, e mi piace». A casa tutto bene del 2017 è disco d’oro, La verità ha vinto la targa Tenco. Il 16 febbraio dall’Auditorium Santa Chiara di Trento parte il tour Brunori a teatro – canzoni e monologhi sull’incertezza. Adesso il quarantenne che con la musica cerca risposte, le domande le farà in tv nel nuovo programma Brunori sa (scritto insieme a Lorenzo Scoles, Federico Bernocchi e Marco Pisoni, con la regia di Luca Granato), in onda alla fine di marzo su Rai3. Titolo che suona vagamente presuntuoso ed è anche un gioco di parole col suo nome. «Abbiamo voluto palesare con arroganza il fatto che io sappia qualcosa per indurre lo spettatore a capire cosa so, come Socrate che sapeva di non sapere. Ma darò spazio agli altri». Brunori è curioso e ironico, è stata l’ex direttrice Daria Bignardi, racconta il cantante, a proporgli il debutto in tv.
«La collaborazione con Rai3 è nata quando ho conosciuto Bignardi al Primo maggio», racconta, «ha immaginato che fossi pronto a fare un’esperienza televisiva, avevo già fatto una cosa per Sky.
Invece lei mi ha chiesto di scrivere una trasmissione. Così ho pensato di intraprendere un viaggio per sviluppare le tematiche del disco, un programma con una componente musicale ma che non fosse musicale».
Cinque temi fondamentali – la salute, la casa, il lavoro, le relazioni, la spiritualità – e un viaggio da intraprendere.
«Come punto di partenza ho utilizzato l’escamotage del dialogo surreale, da tv vecchio stile, con la statua del filosofo Bernardino Telesio che si trova in una piazza di Cosenza, perché mi suggerisse gli argomenti».
La sigla di Brunori Sas è la sua canzone, La vita liquida omaggio all’opera del sociologo Zygmunt Bauman, la condizione di un uomo diviso fra mondi diversi, «figlio di un mondo di pietra, padre di un mondo d’aria, costretto a diventare liquido per adattarsi a contesti in continua mutazione». «Il programma», spiega Brunori, «è fatto da cinque piccoli racconti per immagini che aiutano a tracciare il profilo di una società liquida. Nella prima puntata indago sulla salute, che in realtà viene vista come salutismo e giovanilismo, l’idea di non invecchiare mai. Carolina Crescentini parlerà del corpo dell’attrice. La trasmissione si sviluppa su due piani, la casa da cui parto, casa mia, e i luoghi dove vado, non nella logica classica della cartolina del posto.
I musicisti ci sono: a Palermo c’è Di Martino, a Bologna incontro Iosonouncane, a Siracusa Colapesce. Contempla tante voci, tanti volti che s’incastrano, non è documentaristico».
Il linguaggio televisivo ha le sue regole, con tutte le sue difficoltà e Brunori l’ha sperimentato.
«È la mia prima esperienza», racconta, «già per me fermare le persone per strada non è stato facile, è un mestiere.
Ho ridimensionato il mio giudizio critico sulle trasmissioni viste in questi anni, perché avere un tono spontaneo e trovare le domande giuste è la cosa più difficile».
Che rapporto ha con la tv? «Negli ultimi anni l’ho recuperata grazie alle serie Black mirror, True detective, Breaking bad, Narcos, Stranger things. Ho appena finito di vedere Dark, serie tedesca particolarissima, ma non sono un grande spettatore».
È rimasto legatissimo alla Calabria. «È una condizione che mi dà serenità ed è anche comoda. Poi è indubitabile che in questo contesto resistono una serie di elementi negativi, anch’io ho una mentalità legata al disincanto e alla disillusione. Ma non appoggio l’idea di una disillusione totale nei confronti della periferia e della provincia, si potrebbero investire più tempo e interesse per cambiare le cose».
Tra poco inizia il Festival di Sanremo, le piace? «Ci andrò come conduttore a questo punto», dice ridendo, «pensi poterlo condurre senza partecipare mai come cantante… In un Sanremo ideale mi dirigerei da solo e canterei. La verità è che a Sanremo ci si pensa sempre, ma non s’incastra con le cose che sto facendo adesso».