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 2018  gennaio 12 Venerdì calendario

Mega schermi, la storia segreta dei «coloristi»

Vi siete mai chiesti se il rosso del sole al tramonto nell’ultimo film che avete visto era esattamente il rosso che aveva immaginato il regista? La domanda non è oziosa: a Hollywood ci sono intere aziende, con professionisti formidabili, che studiano la scienza dei colori. Per far sì che le emozioni e le sfumature immaginate dagli autori siano quelle giuste. Ma anche per rendere il mondo che passa attraverso videocamere e schermi più simile a quello che vedono i nostri occhi. 
Tutto questo ha molto a che fare con i nuovi televisori in arrivo quest’anno, presentati al Ces 2018 di Las Vegas. Ma torniamo a Hollywood, quando, terminate le riprese, si entra nella fase di post-produzione. È a questo punto che entrano in azione i coloristi. Avete presente quando si applica un filtro a una foto su Instagram? Con grande approssimazione, il lavoro dei coloristi è simile, anche se a un livello di sofisticazione immensamente più elevato. Operano a una console di lavoro che sembra un po’ la plancia di un aereo, con una miriade di tasti, pulsanti, leve e trackball. «Il mio lavoro può durare da 5-6 giorni a periodi più lunghi, fino anche a 400 ore totali per un film», ci spiega Stephen Nakamura, uno dei nomi del settore più affermati Hollywood, colorista di fiducia di registi come Ridley Scott, David Fincher, Steven Spielberg, Katrine Bigelow. Nakamura, che negli ultimi anni ha messo mano a blockbuster come «It», «The Martian» e «Alien: Covenant».
«Un bravo colorista ha l’abilità di dipingere elettronicamente immagini che aiutano a mantenere lo stile che il regista e il direttore della fotografia volevano per quella scena e per quel film. Migliorare le immagini per portare certi messaggi» aggiunge Nakamura, che lavora per il colosso della post-produzione Deluxe. 
Che cosa c’entrano i nuovi tv con il suo lavoro? Per i professionisti del colore il problema più grosso è quello di lavorare con display capaci di riprodurre la gamma di tonalità in maniera il più fedele possibile. Accanto ai monitor Sony professionali (un 30 pollici da 30 mila dollari), c’è però bisogno di una tv commerciale, per capire nel concreto che cosa vedrà la gente a casa. Negli ultimi tempi a Hollywood si è fatta largo la tecnologia Oled, degna erede (per precisione cromatica) del plasma ormai uscito di scena. In particolare, tra i marchi che più hanno puntato sulla qualità del display c’è Panasonic: l’azienda giapponese, che quest’anno compirà 100 anni, ha riscosso il consenso degli studios grazie a Oled associati a un’ elettronica di alto livello. Proprio i tecnici di Deluxe effettuano la calibrazione dei pannelli, realizzata uno a uno, tv per tv. Panasonic ha proposto a Las Vegas i nuovi FZ800 e FZ950, i primi tv Oled 4K a offrire piena compatibilità con l’HDR10+. Un’evoluzione dello standard HDR che già di suo ha molto migliorato la qualità visiva negli ultimi anni (ne parliamo nel glossario a lato).
Se Panasonic punta ai puristi dell’audiovideo, i tv Oled hanno altri portabandiera. Il capofila è Lg, unica azienda oggi a produrre pannelli di questo tipo: la nuova gamma (da 55 a 77 pollici, con i modelli B8, C8, E8 e W8) usa un nuovo processore video (Alpha 9) che punta, come Panasonic, a far salire ancora la qualità e la nitidezza delle immagini grazie anche al supporto all’High Frame Rate (HFR) fino a 120 fotogrammi al secondo. 
Il processore si appoggia a un sistema di intelligenza artificiale in grado di «capire» le immagini e migliorarne la resa. Più futuribile è invece l’Oled 4K 65 pollici che si arrotola come un foglio: l’effetto è impressionante ma l’attesa per vederlo sul mercato non sarà breve. 
Sull’onda Oled 4K è ormai pienamente salita a bordo anche Sony, con i nuovi AF8 (55 e 65 pollici) che vogliono bissare il successo del modello A1 del 2017: stessa qualità, prezzi più abbordabili.
Prosegue invece solitario il percorso di Samsung, unica «big» che ha deciso di snobbare gli Oled per puntare su altre tecnologie. Il QLed, evoluzione dei tv Lcd, con la nuova gamma che sarà svelata a marzo. Un tipo di schermo su cui puntano anche le cinesi TCL e Hisense. Samsung ha mostrato a Las Vegas una delle novità più eccitanti: la tecnologia microled. Ha i pregi dell’Oled (neri perfetti) ma aggiunge luminosità di picco da record e soprattutto «libera» il televisore dalla schiavitù della cornice. Con i microled sarà possibile costruite veri e propri «muri video», di dimensioni personalizzate. Proprio come l’impressionante «The Wall» da 146 pollici mostrato al Ces.