Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 12 Venerdì calendario

Céline può attendere: gli scritti antisemiti restano nel cassetto. Gallimard voleva pubblicare in unico volume le opere razziste Dopo l’allarme della comunità ebraica il governo consiglia prudenza

Anche se è passato più di mezzo secolo dalla sua morte, Louis-Ferdinand Céline, geniale scrittore del Viaggio al termine della notte da un lato, virulento antisemita dall’altro, continua a mettere a disagio la Francia. Il suo nome è spesso fonte di nuovi scandali. Questa volta la polemica ha riguardato la decisione dell’editore Gallimard di pubblicare in un unico volume, dal titolo Écrits polémiques, i tre pamphlet antisemiti di Céline: Bagattelle per un massacro (del 1938), La scuola dei cadaveri (1939) e La bella rogna (1941). I testi più raccapriccianti in cui lo scrittore ha sputato tutto il suo odio per gli ebrei.
Lui stesso, dopo la guerra, ne aveva vietato la ristampa. Questa volta però la vedova, Lucette Destouches, 105 anni, che continua a vivere nella casa di Meudon, aveva dato il suo assenso al progetto di Gallimard. Pare per ragioni economiche poiché, stando al suo avvocato, deve affrontare importanti spese mediche. In ogni caso non si trattava di dare i testi nudi e crudi nel loro orrore ai lettori. L’editore, che ha detto di ispirarsi a un’edizione critica canadese del 2012, avrebbe affidato l’introduzione allo scrittore Pierre Assouline e le note a Régis Tettamanzi, specialista riconosciuto dell’opera di Céline. Un po’ come è stato fatto in Germania per il Mein Kampf, ripubblicato nel 2016 in una nuova edizione commentata (una versione francese del manifesto nazista di Hitler è invece in stand by dall’editore Fayard). Ma di fronte all’accesa polemica scoppiata in Francia, la prestigiosa casa editrice ha deciso di fare marcia indietro e ieri ha annunciato la “sospensione” del progetto.
Bisogna dire che la questione era persino finita sul tavolo del governo. Il primo ministro Edouard Philippe non si era detto contrario all’idea, a condizione che il lavoro venisse fatto con coscienza: “Ci sono buone ragione per detestare l’uomo, ma non si può ignorare lo scrittore”. Ma prima di Natale Antoine Gallimard era stato convocato al governo. Frédéric Potier, delegato interministeriale per la lotta contro i razzismi, voleva assicurarsi che il futuro volume offrisse “le garanzie necessarie per chiarificare il contesto ideologico” in cui i testi erano stati scritti.
In una lettera all’editore, Potier si preoccupava per “i rigurgiti antisemiti” che crescono in Francia. Alcuni storici hanno ricordato che gli odiosi libelli erano stati il “vademecum degli antisemiti”. Per altri rappresentavano un “regalo” all’estrema destra.
C’è stato poi il grido della comunità ebraica di Francia. Il noto avvocato Serge Klarsfeld, figlio di deportati, detto il “cacciatore di nazisti”, ha minacciato l’editore di portarlo in tribunale: “Questo progetto è un aggressione agli ebrei di Francia”, ha detto. Era stato proprio l’intervento di Klarsfeld, nel 2011, a convincere l’ex ministro della Cultura, Frédéric Mitterrand, a rinunciare alle celebrazioni ufficiali per i 50 anni dalla morte di Céline. In un primo tempo Gallimard aveva denunciato “un processo alle intenzioni”. Il volume era solo allo stadio di progetto e nessuna data di pubblicazione era stata avanzata.
Gallimard ha cominciato a pubblicare Céline nella sua prestigiosa collana Pléiade, contribuendo così a rilanciarne l’opera, sin dal 1961, anno della morte dello scrittore, condannato all’indegnità nazionale dopo la guerra e rientrato in Francia, strappando un’amnistia, nel 51, a fare il “medico dei poveri”. Ieri l’editore ha gettato la spugna: “In nome della mia libertà di editore e della mia sensibilità – ha scritto Antoine Gallimard in una nota – sospendo il progetto, perché ritengo che manchino le condizioni metodologiche e memoriali per svilupparlo serenamente”.