Il Sole 24 Ore, 12 gennaio 2018
Dai cittadini più fondi ai partiti ma due terzi restano allo Stato
Torna a crescere l’appeal dei partiti nei confronti dei contribuenti. Nel 2017 (anno d’imposta 2016) è aumentata del 26,4% (rispetto all’anno precedente) la quota di cittadini che ha scelto di devolvere il 2 per mille della propria imposta sul reddito.
La classifica dei partiti
Immutata, rispetto allo scorso anno, la classifica dei partiti in base ai fondi raccolti: il Pd resta primo e migliora la sua posizione rispetto alle erogazioni con quasi 8 milioni di introiti (sui 15,3 milioni optati in totale), al secondo posto la Lega Nord con 1,9 milioni e al terzo Forza Italia con 850mila euro. Ma il partito di Salvini e quello di Berlusconi fanno registrare un più cospicuo balzo in avanti in termini di contribuenti convinti a versare. La Lega incrementa il numero di cittadini che versano il 2 per mille del 33,5%, Fi del 33,4%, il Pd del 22,6 per cento.
I due terzi al debito pubblico
Va detto tuttavia che, dei fondi a disposizione nel 2017 – 45,1 milioni – solo 15,3 milioni sono stati optati e quindi girati ai partiti. I due terzi, e cioè 29,8 milioni sono rimasti allo Stato che, in base al decreto Letta, li destinerà alla riduzione del debito pubblico. Nei tre anni d’imposta (2014-2016) di sperimentazione della nuova legge sul finanziamento pubblico dei partiti, la legge stanziava 90,1 milioni per il 2 per mille ai partiti ma, in base alle scelte dei contribuenti, solo 36,9 milioni hanno foraggiato la politica, mentre i restanti 53,2 milioni sono andati a ridurre il buco dei conti pubblici.
Gli altri partiti
Della lista dei partiti destinatari dei fondi non fa parte il Movimento 5 Stelle, perché appunto movimento e non partito, requisito quest’ultimo necessario per concorrere alla spartizione dei finanziamenti. Tra i partiti più piccoli si segnala invece Fdi che occupa il quarto posto con quasi 790mila euro, segue Sel con quasi 754mila euro e poi Rifondazione comunista che, seppure non più in Parlamento, continua ad avere uno “zoccolo” di simpatizzanti pronti a versare la loro “quota annuale” di Irpef al partito: 611mila euro incassati.
Appeal in crescita
I dati resi noti ieri dal Dipartimento delle Finanze restituiscono la fotografia di un elettorato un po’ più propenso a barrare la casella “partiti” nel proprio 730 o modello Unico (oggi chiamato Redditi). Su 40,7 milioni di contribuenti infatti quest’anno hanno scelto l’opzione 2 per mille ai partiti 1,2 milioni di cittadini, pari al 3,01% del totale. Performance migliorata rispetto ai 971mila dell’anno precedente (pari a 2,38%). La crescita del 26%, restringendo la platea solo su quei cittadini che hanno optato, è significativa se si pensa che nel 2016 il barometro “2 per mille” aveva segnato un arretramento del 14% di opzioni sul 2015. Un risultato ottenuto grazie anche all’affinamento delle strategie dei partiti che investono di più rispetto al passato per pubblicizzare questa forma di finanziamento. Che da quest’anno è rimasta l’unica disponibile visto che i rimborsi statali diretti sono stati azzerati.
Effetti del 2xmille a regime
Da quest’anno dunque la disciplina del 2xmille va a regime: d’ora in poi il tetto annuale sarà sempre pari a 45,1 milioni. È dunque possibile tracciare un primo bilancio della nuova normativa sul finanziamento pubblico dei partiti: di fatto, la maggior parte dei soldi destinati alla politica finisce per ora al Fondo per l’ammortamento dei titoli di Stato, così come recita l’articolo 17 del decreto Letta. In questo fondo sono raccolte inoltre anche le economie derivanti dall’azzeramento del finanziamento pubblico diretto. Dunque, più che a risanare i debiti (sempre più ingenti) dei partiti, al momento il 2 per mille (nel suo piccolo) sta contribuendo a risanare i conti dello Stato. A meno che, in futuro, i partiti non riescano a incrementare la quota dei contribuenti simpatizzanti.