Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 11 Giovedì calendario

Senza un Tabacci in Paradiso: chi si raccoglie le firme da solo

Oscurato dall’affaire Bonino, un esercito di piccoli partiti sta lottando contro il tempo per riuscire a partecipare alle elezioni. Il problema è quello sollevato dall’ex ministra radicale e dalla sua lista +Europa: bisogna raccogliere un numero “mostruoso” di firme autenticate (Emma dixit). Sono 400 in ognuno dei 63 collegi elettorali disegnati con il Rosatellum: in tutto 25.200. E in teoria dovevano essere molte di più: 1.500 per ogni circoscrizione. Poi sono state tagliate dal Pd con un emendamento alla manovra, sollecitato proprio da +Europa.
Quest’obbligo però riguarda solo le liste che non sono collegate a partiti presenti in Parlamento. Così dopo intense lamentazioni, i Radicali si sono “apparentati” all’ex democristiano Bruno Tabacci e al suo Centro democratico: abortisti e baciapile andranno appassionatamente insieme, in sostegno al Pd di Renzi.
Chi non può contare su un Tabacci, invece, deve fare da solo. In fila ai banchetti, per esempio, c’è l’ultima formazione della sinistra radicale: si chiama Potere al popolo, mette insieme movimenti, centri sociali, studenti, precari; nasce dall’esperienza dell’ospedale psichiatrico giudiziario di Napoli, un luogo di reclusione e abbandono recuperato grazie a un’occupazione (“Je so’ pazzo”). La portavoce si chiama Viola Carofalo, è una ricercatrice di 37 anni. La lista di Pietro Grasso è lontana anni luce, come ha spiegato Carofalo litigando a mezzo stampa con Luciana Castellina: “Ci ha proposto di andare insieme a D’Alema, Speranza e Bersani, i responsabili del collasso della sinistra e dell’arretramento delle nostre condizioni di vita, odiati da tutti” (ha detto al Corriere del Mezzogiorno). “Potere al popolo” rivendica di nascere dal basso, ma nell’impresa delle firme parte con un grande vantaggio: ha l’appoggio di Rifondazione comunista, che può far pesare la sua struttura organizzativa, nella raccolta.
A proposito di falce e martello, tra i dannati delle firme c’è anche il Partito comunista del sempiterno Marco Rizzo. Dopo una lunga vita nella sinistra parlamentare (svariate legislature all’attivo con Rifondazione e Comunisti Italiani) Rizzo è tornato alle radici del marxismo-leninismo: “Presentare il simbolo comunista alle elezioni – si legge nel comunicato del suo partito – serve a rafforzarne l’organizzazione, ad utilizzare ogni spazio minimo residuo concesso per parlare con le masse sfruttate e oppresse, scardinare un sistema di rappresentanza finto”. Quello della “rappresentanza borghese, che è morto e sepolto dalla crescente astensione”. Buon lavoro.
Sull’estremo opposto dello spettro politico c’è CasaPound. I “fascisti del terzo millennio”, galvanizzati dalle recenti affermazioni nelle elezioni locali (Bolzano, Lucca, Ostia) e ormai sdoganata da media e talk show politici, dicono di puntare alla soglia di sbarramento del 3%. Prima però ci sono le firme. Il presidente Simone Di Stefano fa il punto: “I moduli del ministero dell’Interno sono appena usciti, c’è davvero poco tempo (il termine ultimo è il 29 gennaio, ndr). Ma siamo organizzati e non avremo problemi: ci saremo sicuramente in tutti i collegi della Camera. Per il Senato è un po’ più difficile perché può firmare solo chi ha più di 25 anni. Noi siamo radicati soprattutto tra i più giovani, ma ci stiamo attrezzando”.
I cugini neri di Forza Nuova, più radicali e meno “presentabili” di Casa Pound, si sono federati con la Fiamma Tricolore nella lista “Italia agli Italiani”. Insieme cercheranno di mettere insieme le 25mila firme necessarie per essere presenti in tutta Italia e magari a superare le consuete percentuali elettorali da zero virgola.
Poi c’è Antonio Ingroia, con la sua ultima creatura politica (a cui ha dato i natali insieme a Giulietto Chiesa): “La mossa del cavallo”. La quale ha generato a sua volta una “Lista del popolo” che si candida ambiziosamente a rappresentare la galassia sovranista e a ribaltare “un sistema politico-finanziario corrotto e mafioso”.
Al riparo da questi ardori radicali, c’è pure l’ex candidato sindaco di Milano. Anche Stefano Parisi ha fondato un suo partito: “Energie per l’Italia”. Ha scelto di non avere “parenti”, deve raccogliere tutte le firme da solo: “Noi non abbiamo un Tabacci che ci salva – ha detto al Corriere – ma il 4 marzo il nostro simbolo giallo sarà su tutte le schede elettorali”.