La Stampa, 12 gennaio 2018
Vent’anni di Roger Federer. Il tennis riparte dal suo re
Vent’anni dopo, la certezza è sempre lui, il campione quasi eterno, magari non invulnerabile ma perfettamente riciclabile, il Patriarca 36enne che agli Australian Open si presenterà più in forma di tutti nonostante le ormai venti primavere spese a vincere fra i professionisti. Era il 1998. Federer debuttava nell’Atp a Gstaad, in luglio: una sconfitta in due set, 6-4 6-4, contro l’argentino Lucas Arnold. Milletrecentottantadue partite dopo rieccolo qui, da campione uscente del primo Slam di stagione. Sereno, soddisfatto per il successo in Hopman Cup. Pacificato con il passato, affamato di futuro.
«È bello ricominciare – ha detto alla cerimonia del sorteggio, alla quale ha partecipato insieme con Maria Sharapova -. Di solito non vengo al sorteggio: mi rende nervoso. Ma la finale dell’anno scorso è stata speciale, ero sbarcato a Melbourne dopo sei mesi di pausa, convinto che con un po’ di fortuna sarei potuto arrivare nei quarti, magari in semifinale». Invece ha finito per vincere contro Rafa: «Quel quinto set è stato il momento più bello della mia stagione, più ancora della vittoria a Wimbledon».
Il sogno olimpico
L’otto agosto il Genio spegnerà 37 candeline, oltre a battergli le mani per una carriera che ormai ha scassato quasi tutti i record resta da chiedersi quanto Federer ci resta ancora da gustare. Un anno? Due? Di più? Jimmy Connors ha smesso a 43 anni suonati, Ken Rosewall ha vinto il suo ultimo Slam dopo averne compiuti 39 (agli Australian Open del 1972). Annabel Croft, l’ex tennista che commenta in tv per Eurosport nel Regno Unito, è convinta che prima di salutare la compagnia Federer voglia mettere al sicuro il proprio record di tornei Slam vinti (oggi sono 19) dall’assalto di Nadal (16) e Djokovic (12). I contratti già firmati con alcuni tornei, Basilea ad esempio, scadono nel 2019, un anno dopo si giocheranno le Olimpiadi a Tokyo e SuperRog potrebbe tentare, in età tennisticamente geriatrica, di mettersi al collo l’oro in singolare che gli è sempre sfuggito.
Sulle orme di Connors
Di record da battere, in fondo, gliene rimangono pochissimi. Fino a qualche mese fa i 109 tornei «pro» vinti da Jimbo Connors parevano distanti anni luce, ma Federer oggi è a quota 95 e solo nell’ultima stagione ne ha vinti 7: che dite, si può fare? Mai dire mai, quando si tratta del fuoriclasse dalle uova d’oro: per se stesso, che con oltre 111 milioni di dollari ha guadagnato più di tutti nella storia. E per il tennis, che gli resta aggrappato come a un talismano capace di spostare più avanti il momento di fare i conti con tanti campioni sdruciti o convalescenti – Murray, Djokovic, Wawrinka, Raonic, Nishikori, lo stesso Nadal... – e con una Nuova Generazione perennemente acerba. Finché i suoi muscoli continueranno a sciogliersi senza dolore, regalandoci gesti divinamente fluidi, Federer resterà il San Gennaro del tennis, patrono di un tennis migliore. Anche in questo 2018 lo vedremo in campo solo nei grandi appuntamenti, pronto a spendersi totalmente ma non sempre (difficilmente sul rosso, ad esempio), intento a coltivarsi come leggenda ma – soprattutto – a godersi la festa. Lasciamolo fare. Lasciamolo divertire.