Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 12 Venerdì calendario

Understatement e bretelle la divisa dell’intellettuale. Firenze, a Pitti Uomo vince lo stile stropicciato chic

Pitti celebra il cinema, i suoi miti e il legame strettissimo con la moda. E nei diversi stili che hanno influenzato (a vicenda) i due mondi c’è quello «intellettuale». Chiamateli se volete radical chic, ma la verità è che questa macro categoria è vasta e comprende sperimentazioni e mondi diversi. Si va dall’uomo minimal al filosofo, al «no gender», passando per i «tenebrosi». Ma anche gli stravaganti, i nostalgici dal gusto rétro, un po’ dark e anche nuovi romantici. Tutti, comunque, sofisticati Nella storia del cinema ma anche della cultura e del costume gli esempi abbondano, da Wilde a D’Annunzio, fino a arrivare a Hollywood con gli intellettuali Jeremy Irons e Woody Allen ma anche Benedict Cumberbatch nei panni del matematico Alan Turing o Eddie Redmayne, premio Oscar come miglior attore protagonista per il film su Stephen Hawkings, La teoria del Tutto.

Sul red carpet del festival cinematografici come negli stand di Pitti, alla sua 93esima edizione, la rappresentazione le tribù metropolitane che puntando più sulla testa che sull’estetica (almeno in teoria), producono un effetto paradosso. Diventano loro stessi creatori di una estetica. Avete presente Robert Pattinson, uno degli attori più amati dalle ragazzine? Tormentato e apparentemente distratto, sicuramente timido, è diventato un’icona fashion anche senza volerlo. Per lui maxi coat, camicie abbottonatissime, cappelli in lana, tagli minimal e decisi.
Molti vantaggi per i pensosi e dannati, tra cui quello di non aver bisogno di essere belli per essere sexy. Un po’ alla Serge Gainsbourg, artista tormentato, icona delle rivoluzioni culturali e sociali degli Anni 60, ’70 e ’80. Ai suoi piedi caddero Brigitte Bardot e Jane Birkin. Non bello, decisamente, anche Woody Allen, che compensa con il talento e con quel suo stile «stropicciato» che continua a fare proseliti.
Intellettuale ma sofisticato invece è Rupert Everett, che dopo aver dichiarato la sua omosessualità ha perso ruoli da seduttore al cinema ma non certo il suo fascino. Affascinato da Oscar Wilde porterà nelle sale The Happy Prince, la storia degli ultimi anni di vita dello scrittore, dove ci sarà anche il suo grande amico Colin Firth, anche lui genere «radical chic».
E al guardaroba che mescola avanguardia, gusto retrò, tendenze minimal e suggestioni per identità di genere sfumate Pitti dedica ampio spazio. Un po’ dannunziane le vestaglie da camera in velluto e seta di Loretta Caponi che ieri ha presentato la nuova collezione nel suo storico negozio di piazza Antinori. «L’homewear diventa outwear – afferma Caponi -. I nostri clienti hanno sempre usato il pigiama in società».
Il trench si conferma uno dei capi più cool per l’inverno prossimo venturo. Indossato sul grande schermo da divi come Humphrey Bogart, Orson Welles, Woody Allen, e nella vita reale da tutti quelli che, per citare Maison Margiela, sfoggiano un glamour inconsapevole
Understatement, dunque, ma anche comodità. Al bando le taglie striminzite e largo ai volumi over. Pantaloni? Relaxed come da Wht Siviglia in tessuti in lana e in cotone innovativi e idrorepellenti – come le pregiate lane Carpini o i cotoni di Sondrio sottoposti a speciali trattamenti antigoccia. Tutto in nome del confort, ma anche dell’avvicinamento tra i guardaroba dei due sessi. Un percorso tracciato nella sezione di Pitti Uomo «Open» che apre le porte a un mondo sofisticato e a nuova generazione di collezioni che superano il concetto di maschile e femminile, segmento sempre più ricercato dal mercato internazionale.
E anche i marchi più classici si adeguano. Cruciani propone una corrispondenza stilistica tra uomo e donna nella sua collezione, dove il confine dei due generi diviene sfumato, per ottenere un look coordinabile adatto ad ogni occasione. I volumi sono over e morbidi della maglieria sia per l’uomo che per la donna. Un’eleganza «decontractée», come dicono i francesi, rilassata, attenta all’ecosostenibilità, che guarda al futuro senza mai dimenticare il passato. Un ponte vintage anche per gli accessori. The Bridge recupera gli Anni 70 e lo spirito hippy con una rivisitazione retrò della mitica Doctor Bag, la borsa da dottore, resa attuale dal materiale usato, con effetto volutamente «rovinato». Da Pitti l’annuncio è forte e chiaro: i bohémiens sono tornati.