La Stampa, 12 gennaio 2018
Nei pollini del lago di Pergusa è scritta la storia della Sicilia
I tempi d’oro della Sicilia granaio di Roma? La conquista musulmana dell’Isola? La peste nera che nel 1347 – arrivata con dodici navi nel porto di Messina – finì per uccidere un terzo della popolazione europea? Eventi che non si leggono solo nei libri di storia, ma anche nei pollini sopravvissuti nei secoli. Tracce che si ritrovano in un paradiso naturalistico vicino a Enna, il lago di Pergusa, celebre per il mitico circuito della Targa Florio, con la sua pista e le sue tribune. Tracce raccolte da un’équipe di studiosi italiani, francesi e polacchi. A capitanarla, Laura Sadori del dipartimento di Biologia ambientale di Roma. Uno studio che ha portato a risultati sorprendenti, riuscendo a spiegare – attraverso l’alternanza di periodi umidi e secchi, la presenza o l’assenza di coltivazioni, il confronto con documenti e scoperte archeologiche – tasselli irrisolti di 2000 anni di storia siciliana. Dall’Impero romano al periodo preunitario.
Sembra un’utopia e invece si chiama paleoclimatologia, una scienza che indaga l’andamento del clima nelle epoche passate attraverso l’utilizzo dei cosiddetti «dati proxy», proprietà chimico-fisiche di elementi naturali. E che ricostruisce l’impatto sociale ed economico di queste fluttuazioni. Intreccia la botanica (con la sua branca chiamata palinologia, lo studio dei pollini), la biologia, l’ecologia e perfino le scienze dell’alimentazione. «Abbiamo scelto per due ragioni il lago di Pergusa – spiega Laura Sadori – come principale sito di riferimento per tutta la Sicilia e l’Italia meridionale. La prima è che questo lago è particolarmente sensibile ai cambiamenti climatici, la seconda è che il territorio intorno è stato testimone di una significativa e continua occupazione umana nel corso degli ultimi due millenni».
Entrare nel dettaglio del lavoro degli studiosi significa scoprire che campioni di elementi chimici (gli isotopi stabili) sono stati raccolti ogni 6 cm ed essiccati in un forno a 50° per due giorni. Che sottocampioni sono stati delicatamente disaggregati e setacciati in modo minuscolo. Significa addentrarsi in «trappole criogeniche» e in misure spettrometriche di massa. Di certo c’è che i risultati di questo straordinario laboratorio a cielo aperto dimostrano – più efficacemente dei periodici allarmi ai vertici internazionali – la correlazione strettissima tra acqua, coltivazione della terra, incremento demografico, ricchezza. Una galoppata nella storia che racconta, nei nostri tempi ultratecnologici, quanto questi siano i bisogni primari dell’uomo. Acqua, terra, cibo.
Così si scopre che sono stati due periodi umidi (il primo tra il 450 e il 750 dopo Cristo, il secondo tra il 1100 e il 1350) a contribuire al boom demografico ed economico di quell’epoca. È la presenza massiccia di pollini di cereali e di altri indizi di aumento dell’attività umana a far leggere in filigrana lo sfolgorio dell’epoca tardo-romana e bizantina, quando con l’elezione di Costantinopoli a capitale dell’Impero, nel 330 dopo Cristo, vengono bloccati i trasporti di cereali dall’Egitto a Roma. E l’Isola, aiutata da un clima diventato più umido, diventa fornitrice dei magazzini della Capitale. Ruolo che mantiene anche durante l’assedio di Roma da parte dei Goti. E poi ancora quando, con la conquista persiana dell’Egitto, anche Costantinopoli deve rivolgersi alla Sicilia e coniare moneta e accettare persino che in Sicilia le tasse si paghino in natura, cioè in grano. Non a caso Siracusa era l’unica città dell’impero bizantino ad avere una zecca.
Fu l’improvviso periodo di aridità successivo al 750 d.C – un repentino cambiamento climatico – a contribuire al crollo della società bizantina e a preparare il terreno alla conquista musulmana. La prolungata stagione di guerra si legge nel declino dell’agricoltura, nell’aumento del polline dei cereali dove erano di stanza gli eserciti, nella sostanziale scomparsa del polline d’oliva, «coltura a lungo termine che richiede sicurezza», spiegano gli studiosi. E così via, attraverso rivolte, pestilenze, ritrovata floridezza. Incredibile che un lago possa raccontare la storia.