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 2018  gennaio 12 Venerdì calendario

Il cipresso calvo con i piedi a bagno può vivere centinaia di anni

Tempi asciutti nonostante le nevicate e terre ancora aride, a conferma del gran problema dei nostri tempi, quella siccità che mette a serio rischio la sopravvivenza dell’intero sistema e quindi pure il giardino. E che impone, anche in questi mesi, almeno per i vasi e nelle ore più calde, una leggera, saltuaria e mirata innaffiatura... Parlar perciò di piante che amano l’acqua potrebbe sembrare fuori luogo, ma non dimentichiamo che anche il giardino acquitrinoso, soprattutto se il terreno è pesante e poco drenato, diventa difficilissimo da coltivare. Gli eccessi, si sa, non portano mai nulla di buono... Se nell’arido sono soprattutto gli arbusti ad arrancare, nel troppo umido gli alberi vacillano e nel vero senso della parola, perché le radici non riescono ad ancorarsi e spesso muoiono per asfissia.
Le Everglades
Perciò, dopo i salici della scorsa settimana, ecco un’altro albero che sulle rive e nei pantani si trova a meraviglia: è il T
axodium distichum, il famoso «cipresso calvo» che poi simile al nostro comune cipresso proprio non è, molto meno conosciuto da noi, almeno per quanto riguarda le pratiche di giardinaggio. Nell’immaginario di tutti invece è un albero ben noto, la sineddoche botanica delle Everglades americane: quei grandi tronchi rossicci e svasati che si ergono dall’acqua, sostenuti da vistosi contrafforti e circondati da un fitto intrico di radici simili a stalagmiti anche a molta distanza dall’albero. Sono i famosi e curiosi pneumatofori, i cosiddette «ginocchi» del cipresso calvo, vere e proprie protuberanze, nel caso di piante molto adulte alte anche oltre il metro, attraverso cui la pianta si ancora al terreno e soprattutto respira». Vere isole di pace e di soggiorno per i locali pellicani, nonché loro buen retiro al riparo dagli assalti dei caimani...
I «ginocchi» crescono soltanto là dove le radici siano sommerse: non sempre infatti il Taxodium ha bisogno di avere i piedi a bagno, può benissimo crescere sulle rive, in zone soggette a periodici allagamenti o più semplicemente su sottosuoli ricchi d’acqua. Non però vicino al mare: a differenza delle sue «colleghe» mangrovie non tollera affatto la salinità. Nelle sue terre d’origine lo si vede spesso ricoperto da una «barba» verde (tanto per continuare gli antropomorfismi), che è costituita da una tillandsia (Tillandsia usneoides), a formare ombrose foreste insieme alla Nissa aquatica tra distese di giacinti d’acqua e della odiosissima saw grass, quell’erba tagliente che per secoli ha protetto le Everglades rendendole inesplorabili, Seminole esclusi. E per fortuna verrebbe da dire, perché sono poi seguiti tempi duri, di bonifica e di coltivazione intensiva della canna da zucchero. Oggi sono un parco protetto con un ecosistema ampiamente riconosciuto e preziosissimo...
Romantico
Da lì intorno alla metà del Seicento il Taxodium distichum è giunto in Europa e ha fatto la fortuna dei più elaborati giardini romantici, soprattutto di quelli nostrani che si affacciano sui laghi. Come già detto è conosciuto con il nome di «cipresso calvo»: appartengono infatti alla stessa famiglia, come vistosamente possono testimoniare gli strobili dalle forme sferiche. Quanto alla calvizie poi dipende dalla particolarità di essere sì una conifera ma spogliante: i suoi aghi piatti (da qui la somiglianza con il tasso che dà origine al nome del genere) e di un verde chiaro e luminoso in autunno si colorano di ruggine e poi cadono.
Di varietà ne esistono diverse, alcune nane che proprio eviterei a meno che si voglia rendere in giusta scala dei paesaggi lillipuziani, degni elementi di un mini-parco a minigolf, una a portamento pendulo (T. d. Pendens) e forse la più bella di tutte, T. d. Nutans , con rami piuttosto radi e disposti quasi orizzontali. Il tassodio è una delle piante più longeve che si conoscano: in Nord Carolina ce n’è un esemplare, il più vecchio al mondo, che dicono contare oltre milleseicento anni...