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 2018  gennaio 11 Giovedì calendario

Vaccini, grazie alla legge recuperato il 30% dei bimbi non protetti

Circa il 30%. Più precisamente, il 29,8%. Questa, stando ai dati preliminari di cinque regioni, la percentuale dei bambini nati tra 2011 e 2015 che, non immunizzati, lo sono stati a seguito dell’approvazione, pochi mesi fa, della legge che ha introdotto l’obbligo dei vaccini contro poliomielite, tetano, difterite, epatite B, Haemophilus influenzae tipo B, pertosse, abitualmente somministrati in formulazione esavalente, e quelli contro morbillo, parotite, rosolia e varicella, in formulazione tetravalente.LA RICOGNIZIONE
A rivelarlo, l’articolo The imperative of vaccination put into practice, pubblicato su Lancet Infectious Diseases a firma di Carlo Signorelli della Società Italiana di Igiene, Stefania Iannazzo del ministero della Salute e Anna Odone dell’università Vita-Salute di Milano.
Si tratta di una prima ricognizione basata su numeri parziali, ma conferma l’efficacia della misura adottata per contrastare l’evidente calo di copertura vaccinale nel Paese. «Confrontate con il 2016 – scrivono gli autori – queste vaccinazioni di catch up hanno fatto sì che la copertura tra giugno e ottobre 2017 sia aumentata dell’1% per l’esavalente contro difterite, tetano, pertosse, polio, hemophilus influentiae B ed epatite B, e del 2,9% per morbillo, rosolia e parotite».
L’obbligo dei vaccini, con il conseguente mancato accesso dei bimbi a nidi e materne, ha spinto molti genitori a correre ai ripari. In fretta. Basta guardare le cifre relative agli anni precedenti per rendersene conto. E non serve andare molto a ritroso per registrare la sensibile differenza. I dati del Ministero della Salute sono chiari. Nel 2016, le coperture a 24 mesi per anti-difterica, anti-polio, anti-tetanica, anti-epatite B sono state «ben al di sotto del valore del 95%, con un valore medio nazionale (93,3%) di poco inferiore a quello del 2015 (93,4%) ma con un trend in diminuzione in alcune regioni».LA SOGLIA
Soltanto sei regioni hanno superato la soglia di sicurezza, fissata al 95% dall’Organizzazione mondiale della Sanità. E otto sono state al di sotto perfino del 93%. «In calo pure le coperture medie per pneumococco (88,4% nel 2016 vs 88,7% nel 2015)». A crescere, probabilmente per l’aumento di casi in Toscana, solo quelle per il meningococco C. L’importante recupero – quasi un terzo dei bimbi non immunizzati – registrato in pochi mesi illustra un trend in ascesa, con proiezioni che fanno sperare in una crescita ancora più rilevante nell’anno.IL CASO VENETO
A sollecitare l’adozione della legge, in particolare, è stato il caso del Veneto che ha tolto l’obbligatorietà nel 2007 e, nonostante campagne e politiche ad hoc, dal 2006 al 2016 ha rilevato un calo superiore alla media nazionale per l’antipolio, sottolineato dagli autori dell’articolo, del 5,2% rispetto all’italiano 3,3%.
Tra i primi a celebrare gli esiti, l’immunologo Roberto Burioni: «Di questa efficacia beneficeranno i più piccoli che non sono ancora stati vaccinati, i più deboli che non si possono vaccinare e in generale tutti quanti visto che un paese senza morbillo e senza altre brutte malattie è un paese più sano e più felice».IL MODELLO
Rimane il tema della misura coercitiva, indagata anche su Lancet Infectious Diseases a confronto con altri Paesi. «Non è quella con cui voleva lavorare la sanità pubblica», ha sottolineato Signorelli, nel tentativo di invertire il trend in altri modi «ci siamo scontrati con fake news e reazioni collaterali impreviste, smisurate e fuori dal seminato». La speranza ora è nel modello California, dove l’obbligatorietà, introdotta nel 2015, in due anni ha portato a un aumento del 5,2% della copertura. «Da noi – secondo Burioni – potrebbe andare ancora meglio».