Libero, 10 gennaio 2018
Lotto, Artemisia, Guercino. Le stanze segrete di Sgarbi dedicate alla madre Rina
NOVARA Il Castello Sforzesco di Novara propone un’immersione nell’arte antica con la mostra Lotto Artemisia Guercino. Le stanze segrete di Vittorio Sgarbi, fino al 14 gennaio.
Si tratta di un’importante selezione della collezione Cavallini Sgarbi, che nel delicatissimo campo delle attribuzioni di opere antiche vede il critico d’arte convinto dei capolavori acquistati, tra cui annovera una Cleopatra di Artemisia Gentileschi (Roma, 1593 Napoli, 1652-1653), inizialmente ritenuta di Guido Cagnacci, nella quale una donna dalle forme generose e imponenti, un manto rosso sulla gamba a fare da contrasto con la carnagione pallida, tiene tra le mani l’aspide, rivolgendo gli occhi al cielo, rassegnata al suo destino. Da sinistra, una luce proveniente dall’esterno della tela la rischiara nel momento fatale. Esposto anche il realistico Dottore in Legge Francesco Righetti del Guercino (Cento, 1591 Bologna, 1666), che raffigura un uomo bene in carne, dalle gote arrossate, con un abito nero; ha appena sfilato un volume dagli scaffali, colmi di libri di diritto che attestano la sua professione. E ancora la splendida e conturbante Allegoria del Tempo di Guido Cagnacci (Santarcangelo di Romagna, 1601Vienna, 1663), il mistico San Girolamo di Jusepe de Ribera (Jativa, 1591 Napoli, 1652) e opere del Sassoferrato, Nicolò Pisano, Giovanni Duprè, Vincenzo Vela, Francesco Hayez..., fino a Gaetano Previati. La mostra, dedicata a Rita Cavallini, la madre di Sgarbi, offre un entusiasmante percorso dal Quattrocento all’Ottocento, che tocca le diverse scuole italiane e i differenti generi: ritratti di santi e nobili, raffigurazioni allegoriche e mitologiche, scene di genere e paesaggi. Approda a Novara dall’ex Pescheria di Trieste, dove, tra polemiche varie, è stata visitata da scarso pubblico. Prima ancora era stata ospitata a Palazzo Campana a Osimo nelle Marche. In realtà la collezione Cavallini Sgarbi ha una storia travagliata sul suolo italiano, tra rifiuti per problemi politici, organizzativi e di budget a Milano, Roma e Ferrara; è stata esposta per la prima volta in Spagna nel 2014, nell’evento intitolato Il giardino segreto, presso la Casa del Cordón di Burgos, a cura di Javier Del Campo San José con il coordinamento scientifico di Pietro Di Natale, con solo 50 pezzi.
Ora a Novara si contano ben 120 opere, tra dipinti, disegni e sculture. Pietro Di Natale è il curatore ed è lui stesso che si occupa della collezione, composta da oltre 4mila lavori stipati tra l’abitazione romana di Sgarbi e quella di famiglia, a Ro Ferrarese. Ce ne spiega l’origine: dopo aver acquisito, dal 1976, 2800 titoli dei 3500 elencati da Julius von Schlosser nella sua La letteratura artistica, Vittorio Sgarbi comprende «che quadri e sculture potevano essere piu? convenienti e divertenti del libro piu? raro». Questa illuminazione scaturisce dall’incontro col collezionista Mario Lanfranchi, che tra gli altri lo induce ad abbandonare il dogma universitario di «guardare le opere d’arte come beni spiritualmente universali ma materialmente indisponibili». Cosi, dal 1983, incrociando il San Domenico di Niccolò dell’Arca, Sgarbi decide che non avrebbe «più acquistato ciò che era possibile trovare, di cui si poteva presumere l’esistenza, ma soltanto ciò di cui non si conosceva l’esistenza, per sua natura introvabile, anzi incercabile».