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 2018  gennaio 11 Giovedì calendario

«Gli uomini liberi di importunarci. Sta a noi rifiutare il ruolo di prede». Ecco il manifesto firmato da Catherine Deneuve e da 100 donne francesi: «Stupro è altro»

Pubblichiamo la lettera firmata da cento donne francesi – e tra queste anche l’attrice Catherine Deneuve – pubblicata ieri dal quotidiano parigino «Le Monde». Un vero e proprio manifesto contro il «nuovo puritanesimo» che si è scatenato nel mondo sull’onda lunga del caso di Harvey Weinstein, il potente produttore cinematografico americano finito nella bufera per una lunga serie di accuse di molestie sessuali lanciate contro di lui da attrici e modelle. 
A firmare la lettera anche scienziate, docenti e volti noti della televisione
Lo stupro è un crimine. Ma rimorchiare in modo insistente o maldestro non è un delitto e la galanteria non è un’aggressione maschilista.
In seguito al caso Weinstein una legittima presa di coscienza delle violenze sessuali esercitate sulle donne ha avuto luogo, in particolare nell’ambito professionale, dove certi uomini abusano del loro potere. Era necessaria. Ma questa liberazione della parola oggi si ritorce contro se stessa: veniamo intimati di parlare come si deve, di tacere quello che fa arrabbiare, e quelle che rifiutano di piegarsi a tali ingiunzioni vengono considerate delle traditrici, delle complici!
Tuttavia questa è la caratteristica del puritanesimo di utilizzare, in nome di un cosiddetto bene comune, gli argomenti della protezione delle donne e della loro emancipazione per meglio incatenarle a uno statuto di eterne vittime, di povere piccole cose sotto l’influsso di demoni fallocrati, come ai vecchi tempi della stregoneria.
Di fatto, #metoo ha scatenato nella stampa e sui social network una campagna di delazioni e di messe sotto accusa pubbliche d’individui che, senza che sia stato dato loro la possibilità di rispondere o di difendersi, sono stati messi esattamente sullo stesso piano degli aggressori sessuali. Questa giustizia sbrigativa ha già le sue vittime, uomini sanzionati nell’esercizio della loro professione, costretti alle dimissioni, eccetera, mentre la loro unica colpa è di avere toccato un ginocchio, tentato di rubare un bacio, parlato di cose «intime» durante una cena di lavoro o di avere inviato messaggi a connotazione sessuale a una donna per cui l’attrazione non era reciproca.
Questa premura a mandare i «maiali» al mattatoio, invece di aiutare le donne a diventare autonome, serve in realtà gli interessi dei nemici della libertà sessuale, degli estremisti religiosi, dei peggior reazionari e di quelli che considerano, in nome di un paradigma sostanziale del bene e della morale vittoriana che ne consegue, che le donne sono esseri «a parte», bambini con il viso d’adulto, che chiedono di essere protette.
Di fronte, gli uomini vengono intimati di battersi il petto e di stanare, nel profondo della loro coscienza retrospettiva, un «comportamento fuori luogo» che potrebbero avere avuto dieci, venti o trent’anni fa, e di cui dovrebbero pentirsi. La confessione pubblica, l’incursione del procuratore autoproclamato nella sfera privata, fa nascere un clima di società totalitaria.
L’onda purificatrice sembra essere senza limiti. Là, si censura un nudo di Egon Schiele su un manifesto; qui, si chiede il ritiro di un quadro di Balthus da un museo perché sarebbe un’apologia alla pedofilia; nella confusione dell’uomo e dell’opera, si chiede il divieto della retrospettiva Roman Polanski alla Cineteca e si ottiene il rinvio di quella dedicata a Jean-Claude Brisseau. Un’universitaria giudica il film Blow-Up, di Michelangelo Antonioni, «misogino» e «inaccettabile». Alla luce di questo revisionismo, John Ford (Sentieri Selvaggi) e anche Nicolas Poussin (L’Enlèvement des Sabines) sono in difficoltà.
Ci sono già degli editori che chiedono ad alcune di noi di rendere i nostri personaggi maschili meno «sessisti», di parlare di sessualità e d’amore con meno dismisura o anche di fare in modo che i «traumi subiti dai personaggi femminili» siano resi più evidenti! Al limite del ridicolo, un progetto in Svezia vuole imporre un consenso esplicitamente notificato a ogni candidato a un rapporto sessuale! Manca poco che due adulti che avranno voglia di fare l’amore dovranno spuntare tramite un’app del telefono un documento nel quale le pratiche che accettano e quelle che rifiutano dovranno essere debitamente elencate.
Il filosofo Ruwen Ogien difendeva una libertà di offendere indispensabile alla creazione artistica. Nello stesso modo, difendiamo una libertà di importunare, indispensabile alla libertà sessuale. Siamo oggi sufficientemente avvisate per ammettere che la pulsione sessuale è per sua natura offensiva e selvaggia, ma siamo anche sufficientemente perspicaci per non confondere rimorchio maldestro e aggressione sessuale.
Soprattutto, siamo coscienti che la persona umana non è un monolite: una donna può, nella stessa giornata, dirigere una squadra professionale e godere di essere l’oggetto sessuale di un uomo, senza essere una «troia» né una vile complice del patriarcato. Può badare che il suo stipendio sia uguale a quello di un uomo, ma non sentirsi traumatizzata per sempre da uno strusciatore nella metro, anche se è considerato un delitto. Può anche considerarlo come l’espressione di una grande miseria sessuale, o anche come un non-evento.
In quanto donne, non ci riconosciamo in questo femminismo che, al di là della denuncia degli abusi di potere, prende le sembianze dell’odio degli uomini e della sessualità. Pensiamo che la libertà di dire no a una proposta sessuale va di pari passo con la libertà d’importunare. E consideriamo che bisogna saper rispondere a questa libertà d’importunare diversamente che chiudendosi nel ruolo della preda.
Per quelle fra noi che hanno scelto di avere dei figli, consideriamo che sia più opportuno crescere le nostre figlie in modo che siano sufficientemente informate e consapevoli per poter vivere a pieno la vita senza lasciarsi intimidire né sentirsi in colpa.
Gli incidenti che possono toccare il corpo di una donna non necessariamente toccano la sua dignità e non devono, violenti che siano a volte, necessariamente fare di lei una vittima eterna. Perché non siamo riducibili al nostro corpo. La nostra libertà interiore è inviolabile. E questa libertà che custodiamo gelosamente non è priva né di rischi né di responsabilità.

(Traduzione di Chantal Quattromini)