La Stampa, 11 gennaio 2018
Dal Mediterraneo al conflitto in Ucraina. La sfida italiana per rilanciare l’Osce
Rilanciare il dialogo tra Paesi, favorire una soluzione alla delicata crisi Ucraina, mettere al centro dell’attenzione il Mediterraneo e le migrazioni. Sono chiare le sfide che si presentano per questo 2018 all’Italia che oggi, con un discorso a Vienna del ministro degli Esteri, Angelino Alfano, assume ufficialmente la presidenza dell’Osce, l’organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa. Impegni importanti attraverso cui centrarne un altro: riuscire a ridare slancio e centralità a un’organizzazione dai nobili intenti, ma spesso secondaria sullo scenario internazionale.
Con radici negli accordi di Helsinki del 1975, fondamentali per migliorare i rapporti tra Occidente e Russia, cresciuta negli anni fino a comprendere oggi 57 Paesi che prendono decisioni solo all’unanimità, l’organizzazione si muove adoperando gli strumenti tradizionali della diplomazia – dialogo e confronto – e la possibilità di missioni di monitoraggio. Ce ne sono in tutta Europa, dall’Albania al Kosovo: ma la più complicata è quella in Ucraina, osservatori presenti nel Donbass dal 2014, dove registrano qualcosa come – dato di inizio settimana – 446 violazioni del cessate il fuoco in un giorno, e a volte anche oltre mille. «Nostro impegno prioritario è contribuire alla ricerca di una soluzione – si impegna Alfano, presidente fino all’avvicendamento con il prossimo ministro degli Esteri – intendiamo intensificare gli sforzi negoziali prima di tutto per contribuire al miglioramento delle condizioni delle popolazioni civili»: tra il 30 gennaio e il 1° febbraio sarà in missione in Ucraina e a Mosca, e visiterà la missione nel Donbass.
Ma nell’agenda italiana, che sarà supportata dalla presidenza austriaca uscente e da quella slovacca designata per il 2019, forse l’aspetto più caratterizzante sarà la priorità da assegnare al Mediterraneo e alle migrazioni: «Punteremo a rafforzare con i nostri partner mediterranei il dialogo politico – dichiara il ministro – la cooperazione nella sicurezza e nel contrasto al traffico delle persone, gli investimenti in ambito economico e culturale». Richiederanno attenzione i conflitti che si protraggono in area Osce, da Nagorno Karabakh alla Georgia alla Transnistria, e dovrà essere alta l’attenzione sui diritti e le libertà: il 29 gennaio alla Farnesina si terrà una Conferenza internazionale sulla lotta all’antisemitismo. Mentre, dopo che l’Osce è stata evocata da noi per monitorare le elezioni, una missione esplorativa è stata a Roma in dicembre.
«Dialogo, consapevolezza, responsabilità» è il motto che l’Italia vuole sposare in questo anno di presidenza. Per rilanciare lo spirito con cui è nata l’Osce, per ridare centralità a un’organizzazione poco nota o confusa con altri acronimi, forse perché, come spiega l’ambasciatore Alessandro Azzoni, capo delegazione della rappresentanza permanente, «molti suoi obiettivi di pace e sicurezza ci sembrano dati per acquisiti, e invece non vanno mai dati per scontati». Come nella favola di Alice nel paese delle meraviglie, paragona il diplomatico, «quando lei corre senza riuscire a muoversi da dove si trova e la Regina le dice «devi correre più che puoi per rimanere sempre allo stesso posto»: così è la diplomazia multilaterale, in particolare quella di sicurezza». Da oggi l’Italia deve guidare la corsa a perdifiato, per cercare di garantirci una immutata condizione di pace.