Gazzetta dello Sport, 11 gennaio 2018
Uscirà dalla magistratura il molestatore Bellomo
Ieri l’adunanza generale del Consiglio di Stato ha dato quasi all’unanimità parere favorevole alla destituzione del consigliere Francesco Bellomo. O meglio, per citare Enrico Mentana, a quel «gran porco» di Francesco Bellomo.
• Gran porco?
Lei non ha seguito la vicenda. Il barese Francesco Bellomo, magro, piacente, molto brillante a sentire chi lo ha conosciuto, dal 2005 è membro del Consiglio di Stato, massima espressione della giustizia amministrativa, quello a cui ci si appella contro le decisione dei Tar, per intenderci. Parallelamente a questo incarico, Bellomo è stato direttore della scuola di formazione per magistrati in diritto amministrativo. È una scuola che si chiama “Diritto e scienza” e organizza corsi a Bari, Roma e Milano. Nel curriculum pubblicato sul sito della scuola, ora eliminato, scrive di sé: «È accreditato […] di un Q.I. = 188 (media umana = 100)»; si definisce «studioso delle discipline a carattere scientifico, nel cui ambito ha conseguito titoli internazionali» e il suo grande risultato sarebbe l’applicazione della «teoria della relatività generale nel diritto». Si tratta di «un metodo scientifico di intendere la funzione della ragione nelle cose umane». Che il personaggio fosse particolare si sapeva da anni. E però «particolare» in che senso? Ecco quello che si vorrebbe capire a fronte delle accuse di almeno otto studentesse della sua scuola, che hanno raccontato di aver subito una lunga e bizzarra serie di molestie. Un caso da cui, oltre alla imminente radiazione dalla magistratura, sono scaturite anche due inchieste a Bari e a Piacenza.
• Questo tizio molestava in che modo? Messaggini, mani sulle gambe... Lo sa che cinque donne intellettuali francesi hanno pubblicato su Le Monde una lettera in cui sostengono, quasi quasi, che le donne hanno diritto di essere molestate, «difendiamo la libertà di importunare, indispensabile per la libertà sessuale». Hanno sottoscritto in centinaia, compresa Catherine Deneuve.
Beh, qui c’è qualcosa di diverso. Gli studenti più meritevoli potevano ottenere una borsa di studio per la scuola di formazione (che costa circa tremila euro) e Bellomo, in quanto direttore, decideva a chi dare questa borsa. Sceglieva per lo più allieve. Quindi mostrava ai prescelti un contratto che avrebbero dovuto firmare e, a volte, chiedeva di superare alcune prove. Tra le condizioni contenute nel contratto: la scrittura di articoli per la rivista Diritto e Scienza, la partecipazione a studi e convegni, ma anche un «galateo dell’abbigliamento» dettagliato che prevedeva minigonne «da 1/2 a 2/3 della lunghezza tra giro vita e ginocchio», trucco con «valorizzazione di zigomi e sopracciglia» tacco 8-12 «non a spillo». C’era anche una clausola su eventuali fidanzati. Le borsiste avrebbero dovuto assegnare un punteggio algoritmico al loro compagno e confrontarlo con il punteggio assegnato da Bellomo. Se il punteggio era troppo basso, il ragazzo non era degno di stare con la borsista. Infine, «il borsista decade automaticamente non appena contrae matrimonio». Si tratta di regole degne non di una scuola, ma di una setta. Scrive Bellomo a una sua studentessa nel 2016: «Venerdì sera, quando entro in stanza, ti metti in ginocchio e mi dici: “Ti chiedo perdono, non lo farò mai più”. Non è il significato della sottomissione, ma della solennità. Come le forme rituali». Rosa Calvi, 28 anni, ha detto al Corriere della Sera che Bellomo, per ottenere la borsa di studio, le chiese di affrontare una serie di prove: «Andare in Ferrari con lui ad alta velocità oppure passeggiare in una via di locali e scegliere il migliore».
• Il caso come è nato?
Dalla denuncia, a fine 2016, del padre di una borsista che aveva avuto una relazione sentimentale con Bellomo. La giovane, dopo aver interrotto il rapporto, era diventata bersaglio di minacce e vessazioni da parte del magistrato. Ha rivelato il padre: «Com’era successo anche ad altre, lui poi raccontava particolari intimi delle sue relazioni sulla rivista a disposizione degli studenti. Peggio della gogna del web, perché poi i tuoi compagni sanno se hai dormito con questo o con quello, se sei stata brava, se il tuo fidanzato è un deficiente, ecc. La ragazza era obbligata al segreto. Sapeva che lui fa causa, e le vince tutte, e la sanzione in caso di rottura del segreto era di 100mila euro». La poveretta è finita in uno stato di prostrazione tale da dover essere ricoverata in ospedale.
• Lui come si è difeso?
«Giudicatemi come uomo, non come magistrato. Ho svolto il mio lavoro in modo quasi perfetto per 25 anni, anche in zone complicate come la Sicilia, non posso essere destituito per il dress code
». Così qualche tempo fa al Corriere della Sera. D’altra parte, come avrà capito, Bellomo si considera una mente superiore: «Tutti i geni, anche Einstein, si sono dovuti difendere dagli attacchi di chi non ne conosceva le idee», ha detto. Inoltre, ha sottolineato che il suo «metodo scientifico» ha prodotto la più alta quota di vincitori dei concorsi rispetto alle altre scuole. Una media del 75%, dice.
• Ma come può essere rimasto al suo posto per un anno, dopo la denuncia?
In effetti molti si chiedono: come mai il Consiglio di Stato non si è accorto prima della vicenda? Come mai ha dovuto aspettare la denuncia del padre di un’aspirante magistrata? I carteggi con le borsiste erano stati pubblicati sulla rivista della scuola, erano facilmente riscontrabili. Sorge il dubbio che il suo ambiente gli abbia permesso di portare avanti impunemente comportamenti del genere per anni. La casta che si autodifende, insomma. Comunque la decisione presa ieri non è vincolante e non sarà immediatamente operativa. Bisognerà attendere un ulteriore passaggio attraverso l’organo di autogoverno della magistratura ordinaria, il Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, che domani si riunirà e dovrebbe redigere il decreto di destituzione. Solo dopo la firma del documento da parte del presidente della Repubblica, Bellomo sarà costretto a lasciare la magistratura.