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 2018  gennaio 10 Mercoledì calendario

APPUNTI SU BELLOMO PER GAZZETTA

ANSA.IT –

L’adunanza generale del Consiglio di Stato ha dato parere favorevole alla destituzione del consigliere Francesco Bellomo, a quanto si è appreso. La riunione è durata poco più di due ore e la decisione è stata presa quasi all’unanimità.

Il consigliere di Stato è sotto procedimento disciplinare per la vicenda legata alla scuola per aspiranti magistrati da lui gestita e per le accuse di pressioni e molestie su alcune borsiste. Un caso da cui sono scaturite anche due inchieste a Bari e a Piacenza.

Una settantina i magistrati presenti all’adunanza generale convocata vista la natura delle contestazioni e la conseguente severità della sanzione disciplinare: la destituzione è la più grave fra quelle previste. La decisione dell’adunanza, che da regolamento non è vincolante, passerà poi al Cpga, il consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, organo di autogoverno delle toghe di questo settore, che si riunirà venerdì 12 gennaio.


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VIRGINIA PICCOLILLO, CORRIERE.IT 

L’adunanza generale del Consiglio di Stato ha dato, con sostanziale unanimità, parere favorevole alla destituzione del consigliere Francesco Bellomo, a quanto si è appreso. La riunione è durata poco più di due ore. Adesso la parola torna all’organo di autogoverno della magistratura ordinaria che è già convocato per venerdì per dare il via libera definitivo alla rimozione di Bellomo. Al centro delle accuse che hanno portato alla decisione definitiva, la condotta del magistrato nel suo ruolo di direttore della scuola di aspiranti magistrati Diritto e Scienza e il suo contestato metodo scientifico basato sull’obbligo di segretezza e fedeltà ad alcune regole, incluso il dress code e la rinuncia ai fidanzati «sfigati».

Il documento

La discussione è stata incentrata sulla proposta, già formulata dalla commissione speciale, “conforme” al parere di destituzione già deliberato dall’organo di autogoverno della magistratura ordinaria, il Cpga (il Consiglio di Presidenza dei Giudici Amministrativi). Un documento di 30 pagine nel quale si riassume la vicenda. A partire dall’esposto dal quale ha preso avvio. Una lettera accorata del padre di una borsista che «dava atto di una relazione sentimentale» intercorsa tra la figlia e Bellomo e descriveva il «deperimento fisico e psicologico della figlia dopo la fine della relazione a causa delle continue convocazioni della ragazza effettuate dai carabinieri del luogo di residenza ai fini di una conciliazione richiesta e sollecitata da Bellomo». Persino con «richiesta di accompagnamento coattivo, se necessario, presso la caserma». Una pressione sui carabinieri motivata da «pretesi adempimenti contrattuali». Il padre, ricorda il documento in discussione in adunanza generale, ha raccontato anche «l’aggravamento delle condizioni» della ragazza finita in un tale stato di prostrazione «da richiedere un ricovero in Ospedale».


La difesa

«Giudicatemi come uomo non come magistrato. Ho svolto il mio lavoro in modo quasi perfetto per 25 anni, anche in zone complicate come la Sicilia, non posso essere destituito per il dress code», ha avuto modo di dire al Corriere, Bellomo, respingendo le accuse e difendendo il suo metodo scientifico che, a suo dire, ha prodotto la più alta quota di vincitori dei concorsi rispetto agli altri corsi. Ma secondo la proposta in discussione all’adunanza dei suoi colleghi anche in quell’incarico di direttore della scuola di formazione per magistrati, autorizzato, doveva avere un comportamento degno della toga indossata.


«Il massacro psicologico»

«Dalla copiosa documentazione acquisita - si legge nel documento in discussione all’adunanza - emergeva un codice di condotta che conteneva obblighi di natura personale: tra questi, indossare un abbigliamento precisamente descritto, ad esempio per le donne gonne corte o vestiario appariscente per certe occasioni. E il divieto di avere relazioni intime con soggetti non in possesso di un quoziente intellettivo superiore a un certo standard. Più il divieto di matrimonio pena la risoluzione del contratto». Negli atti a disposizione dei consiglieri di Stato anche le accuse sull’uso della rivista. In particolare viene stigmatizzato l’avere «utilizzato la rivista anche per commenti sulle vicende personali e intime di alcune allieve». Nella lettera il padre della borsista raccontava di essersi dovuto trasformare in investigatore per scoprire queste cose che la ragazza, tenuta al vincolo di segretezza dal contratto, non voleva rivelargli si interrogava se questi obblighi fossero un modo di procedere degno di un magistrato e finiva con un drammatico appello a «porre fine a quel massacro psicologico».


Rosa Calvi: «La magistratura ne esce più pulita»

«Sono sempre stata super fiduciosa, ma ultimamente in troppi ripeteva il proverbio popolare “Cane non mangia cane”», commenta Rosa Calvi, una delle allieve del corso di Francesco Bellomo che però ha lasciato la scuola proprio per non sottostare alle condizioni poste dal Consigliere di Stato. «Ora aspetto la decisione finale, ma credo che questo dell’adunanza generale sia un bel segnale. La magistratura ne esce più pulita».


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REPUBBLICA.IT –

L’adunanza generale del Consiglio di Stato ha dato parere favorevole alla destituzione del consigliere Francesco Bellomo. La riunione è durata poco più di due ore e la decisione è stata presa quasi all’unanimità. La sanzione era la più grave tra quelle possibili.


Il consigliere di Stato era sotto procedimento disciplinare per la vicenda legata alla scuola per aspiranti magistrati da lui gestita e per le accuse di pressioni e molestie su alcune borsiste. Un caso da cui sono scaturite anche due inchieste a Bari e a Piacenza.


La decisione presa oggi dall’Assemblea plenaria del Consiglio di Stato non è vincolante e non sarà immediatamente operativa. Bisognerà attendere il passaggio al Cpga,  (Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa) che nella riunione di venerdì 12 gennaio avrà il compito di redigere il decreto di destituzione. Dopo la firma del documento da parte del presidente della Repubblica, Bellomo dovrà lasciare la magistratura.


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LA STAMPA.IT –

Parere favorevole alla destituzione del consigliere Francesco Bellomo è arrivato stamani dall’adunanza generale del Consiglio di Stato. La decisione presa dall’organo di autogoverno della magistratura amministrativa ha pochi precedenti nella storia giudiziaria italiana. 

 

Bellomo è indagato per aver ricattato allieve della scuola Diritto e Scienza, da lui diretta, che venivano preparate al concorso di accesso alla magistratura. Secondo la denuncia del padre di una di loro, che ha fatto scoppiare il caso, alle borsiste venivano imposte minigonne, tacchi a spillo e trucco marcato, oltre alla risoluzione del contratto se si fossero sposate. 

 

Sulle vicende che hanno portato il Consiglio di Stato alla decisione di oggi, diverse procure hanno aperto indagini nelle quali si ipotizzano reati che vanno dall’estorsione, alle minacce. 

A seguito delle denunce, il pm di Rovigo Davide Nalin, assistente di Bellomo e anche lui finito sotto indagine, è stato sospeso dal Csm. 

 

La decisione presa oggi dall’Assemblea plenaria del Consiglio di Stato non sarà immediatamente operativa. Bisognerà attendere il passaggio al Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa che avrà il compito di redigere il decreto di destituzione. Dopo la firma del documento da parte del presidente della Repubblica, Bellomo dovrà lasciare la magistratura. 


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LINDA LAURA SABBADINI, LA STAMPA – 

Cinque interrogativi al Consiglio di Stato per uscire tutti al meglio dalla gravissima vicenda Bellomo. Il caso ha sconvolto un po’ tutti, un consigliere di Stato che dirige una scuola di formazione privata per aspiranti magistrate/i e come si evidenzia dalla denuncia e dalle testimonianze richiede minigonne standardizzate, tipologie di calze specifiche, tacchi a spillo, fidanzati con un quoziente di intelligenza superiore a una certa soglia, pena l’estromissione dalla borsa di studio e dal corso. Episodi di una gravità inaudita.
Primo interrogativo che ci ha attanagliato in questi giorni: come è possibile che anche nell’«Olimpo dei diritti», possano accadere cose simili? Purtroppo lo è. Non possiamo pensare che basti il codice etico. I magistrati ordinari, amministrativi, contabili, non sono perfetti. E può bastare uno, come in questo caso, a fare un danno enorme al Paese, incrinando il rapporto tra i cittadini e la giustizia. Che fiducia possono avere le donne e non solo loro nei confronti della magistratura se accadono queste cose? Dobbiamo interrogarci e il Consiglio di Stato in primis deve interrogarsi su quali misure deve mettere in atto perché tutto ciò non si ripeta.
Secondo interrogativo. Perché il Consiglio di Stato non si è accorto prima della vicenda? Ha dovuto aspettare la denuncia del padre di una aspirante magistrata. Eppure i carteggi con le aspiranti magistrate erano pubblicati sulla rivista, con il fine di mettere loro in cattiva luce pubblicamente. Perché non è stato esercitato nessun controllo sulle attività extra-istituzionali autorizzate? C’è da chiedersi quali limiti sono posti ad autorizzazioni di questo tipo e perché non si adottano regole più stringenti.
Terzo interrogativo. Perché l’azione disciplinare è così lunga? Un anno intero dalla denuncia del padre di una aspirante magistrata è tantissimo. Per i magistrati ordinari è molto di meno. È ora di modificare il procedimento rendendolo più celere ed efficace. E per di più il 27 ottobre 2017 la misura sanzionatoria di destituzione è passata 7 a 6, non tutti erano d’accordo con la destituzione. E per di più non è stata applicata nessuna misura cautelare. Il che vuol dire che Bellomo può continuare a svolgere le sue funzioni di consigliere presso il Consiglio di Stato come se niente fosse e Nailin coinvolto anche lui, è stato già sospeso dalle funzioni e dallo stipendio dal Csm perché giudicato nell’ambito della magistratura ordinaria. Il 7 a 6 preoccupa non poco, perché c’è da chiedersi che succederà nell’adunanza generale dei 100 consiglieri di Stato a gennaio. Il segnale deve essere forte e netto, solo con una forte sanzione, si dà forza e credibilità alla magistratura tutta e ai diritti di uomini e donne.
Quarto interrogativo. I magistrati ordinari hanno espresso divieto a svolgere incarichi extra giudiziari e, in particolare, attività di docenza nelle scuole di formazione privata. Perché non estenderlo anche alla magistratura amministrativa? Dovremmo avere regole comuni di agire, saremmo più tutelati da conflitti di interesse.
Quinto interrogativo e non solo per il Consiglio di Stato. Non è venuto il momento con urgenza di trovare una soluzione alla formazione degli aspiranti magistrati in vista del concorso? È qui che si è evidenziato il vulnus, è qui che si dovrebbe intervenire. Basta con le soluzioni private fuori controllo. Facciamo entrare in campo un ente terzo, pubblico, come la Scuola Superiore della Magistratura estendendo le sue funzioni attualmente dedicate all’aggiornamento dei magistrati ordinari, oppure troviamo un’altra soluzione pubblica.
In altri Paesi come la Francia le soluzioni sono state trovate. Corsi alla portata di tutti e tutte, indipendentemente dalle disponibilità economiche e che eliminino il rischio di gravi e inaccettabili condizionamenti ai danni di chi desidera soltanto prepararsi al difficile concorso per la magistratura. Garantiamo una volta per tutte pari opportunità di accesso alle cariche pubbliche da parte di uomini e donne di tutte le classi sociali, trasformiamo questa orribile vicenda in una occasione di profonda riforma del sistema.