Libero, 9 gennaio 2018
Se prenoti una visita e non ci vai ti tocca pagare una multa salata
E dire che basterebbe poco. Il tempo di una telefonata. Basta prendere il cellulare e chiamare la Asl di turno. Il più delle volte non serve nemmeno parlare con un operatore, il centralino automatico fa tutto da solo: per disdire una visita medica prenotata da settimane pigi un tasto e non ci pensi più. Invece sono pochi quelli che si ripromettono di farlo, ancor meno quelli che lo fanno veramente. Milioni di italiani, ogni anno, semplicemente si dimenticano di avvisare medici e infermieri che non passeranno in ambulatorio a causa di un qualsivoglia motivo. Disertano il controllo fissato in anticipo e i costi del sistema sanitario nazionale schizzano alle stelle. Senza neppure produrre uno straccio di referto. Solamente in Emilia Romagna, nel corso del 2016, le visite specialistiche richieste e non annullate dai diretti interessati sono state 138mila. In Lombardia il numero supera il milione, nel Lazio è il 20% delle prestazioni mediche effettuate. E non sempre la defezione da corsia è a costo zero. Anzi.
Dalle parti di Bologna il problema è noto. Al punto che i vertici regionali sono corsi ai ripari già l’anno scorso e hanno fissato una multa per quei cittadini “sbadati” e anche un po’, sosteniamo noi, “maleducati” che non si fanno cruccio manco di mandare una e-mail. Cifre che non superano i 50 euro a testa (l’importo del ticket più le spese di spedizione), ma che messe assieme fanno quasi strabuzzare gli occhi. Sei milioni e 300mila euro in dodici mesi, 677mila euro solo nella provincia di Ferrara. Già, perché il malcostume tutto tricolore di considerare il pubblico come una cosa privata, alla fine ha delle ricadute collettive. A danno, tanto per cominciare, di quelli che gli esami ospedalieri li devono fare per davvero e che tuttavia si vedono bloccati nell’attesa un paziente che non arriverà mai. Così a fine ottobre scorso 6.881 contribuenti dell’Emilia si sono visti recapitare a casa una busta in cui si chiedeva loro conto, nel vero senso della parola, della mancata comparizione davanti al dottore. È solo l’inizio.
Nel resto del Paese si stanno per adottare (o si sono già adottate) misure simili. Nella provincia autonoma di Bolzano le sanzioni saranno di 35 euro; al Pirellone l’idea è che chi non si presenta in tempo (e soprattutto non avvisa) dovrà rimborsare lo stesso ticket prima di richiedere un’ulteriore prestazione sanitaria; ad Arezzo i “furbetti” del Pronto soccorso sono oltre 40mila (e solo per il biennio 2013-2014); a Firenze cinque anni fa è partita una serie impressionante (circa 50mila) di “lettere bonarie” che valevano l’esigua rendita di 18,60 euro l’una; a Venezia la decisione di far pagare il ticket a chi non si presenta è datata aprile 2017 e in Puglia la contravvenzione si rifà pari pari all’importo della performance (non) erogata. La Sanità, ovvio, è di competenza regionale, per cui i provvedimenti al momento restano a macchia di leopardo. Ma a vedere i risultati già raggiunti in quel del Centro Italia c’è da immaginarsi che le altre Aziende sanitarie dello Stivale seguiranno l’esempio.
«È un caso che stiamo cercando di risolvere con il dialogo e la sensibilizzazione» ammette a denti stretti sulle pagine locali de Il resto del Carlino Claudio Vagnini, direttore della Ausl di Ferrara, una delle prime a sperimentare questa procedura. «Però è faticosissimo: i più credono che nel pubblico sia tutto gratis, invece pesa sulle casse pubbliche e quindi sulle tasche di tutti i cittadini. È disarmante pensare a quante ore di lavoro si buttano per questo: sono risorse importanti e noi abbiamo tutto l’interesse ad andare a riprendere i soldi in questo modo». Giusto. Qualche accortezza in più, anche di fronte ai medici statali, non fa di certo male. C’è solo da guadagnarci: in salute e pure nel portafoglio.