Libero, 9 gennaio 2018
Non spezzate né triturate le pillole: è rischioso
È capitato a chiunque di noi di dividere a metà una pillola per renderla più facile da deglutire o per dimezzarne la dose, o magari tritarla, per metterla nello yogurt o nel purè e farla ingerire ai bambini camuffata insieme ad altre sostanze, eppure questo semplice gesto, per molti normale ed abituale, può comportare dei rischi insospettabili. Spezzare un farmaco, infatti, significa alterarne la struttura, e spesso disarticolare anche il suo principio attivo, con il risultato di ridurre la sua efficacia terapeutica e aumentare il rischio di effetti collaterali, perché in un caso su tre la divisione delle compresse è diseguale, ne deriva una piccola perdita e si causa il danneggiamento della composizione originaria. Di conseguenza il dosaggio che si assume può essere diverso di almeno il 15% rispetto a quello prescritto, ed anche se la pasticca è stata spezzata con l’apposito taglia-pillole, il mezzo più preciso per intervenire, una su tre è divisa male e la dose ottenuta è più alta o più bassa del 15% rispetto a quella prescritta.
È quello che è emerso ed è stato sottolineato dagli esperti della Società Italiana di Gerontologia e Geriatria, che sono quotidianamente alle prese con pazienti anziani i quali, per varie difficoltà di deglutizione, usano spezzare, schiacciare o tritare qualunque farmaco venga loro somministrato, alterandone la compattezza e l’integrità della formula chimica, e vanificandone in tal modo l’efficacia. Questo piccolo gesto apparentemente innocuo, può essere però molto pericoloso in caso di farmaci con una finestra terapeutica molto stretta, che hanno cioè effetti tossici a dosaggi che si discostano anche di pochissimo da quello ottimale e terapeutico, come nel caso degli anticoagulanti o, peggio, dei nitrati usati per le patologie anginose e coronariche del cuore. Per non parlare dei farmaci antiipertensivi, quelli destinati ad abbassare la pressione sanguigna, i quali, una volta alterati, modificano anche la loro azione vasodilatatoria, la quale può essere in tal modo annullata, ritardata o addirittura veicolata e metabolizzata nel solo distretto digestivo, causando disturbi e sintomi clinici locali, senza nemmeno arrivare, se non in quantità ridotte, al sistema vascolare periferico dove avrebbero dovuto agire.
PELLICOLA ESTERNA
Le pasticche infatti non andrebbero mai spezzate né schiacciate, pena la perdita di efficacia e di tollerabilità, e questo vale per moltissime di loro, soprattutto per le compresse gastroresistenti, che sono appunto progettate con un film esterno di cheratina che le avvolge e che le rende capaci di resistere all’acido gastrico, per non essere cioè digerite nello stomaco una volta deglutite, ma realizzate in modo da superare indenne la sua barriera, e sciogliersi invece nell’intestino dove sono destinate a produrre la loro azione disinfettante, antinfiammatoria, antidiarroica o antispastica. Questi farmaci non andrebbero mai aperti o divisi, poiché una volta danneggiata la loro invisibile pellicola esterna che li protegge, o aperta la loro capsula bicolore, verrebbero subito degradati, e quindi il loro destino è quello di venire distrutti ed inattivati tra i villi coriali delle pareti gastriche perdendo completamente il loro effetto ed il loro scopo.
FONTE DI ERRORI
Succede spesso ad ognuno di noi di modificare un farmaco, di spezzare a metà un’aspirina o un antibiotico per renderlo più facile da deglutire, ma i dati mostrano che questa cattiva abitudine è sempre fonte di errori, anche se il rischio si riduce quando sulla compressa c’è una piccola incisione-guida impressa a tale scopo, ma anche in questo caso l’imprecisione è di fatto inevitabile, soprattutto per gli anziani che hanno difficoltà visive o problemi articolari alle mani, al punto che le maggiori case farmaceutiche stanno valutando le indicazioni della FDA (Food and Drug Administration), ovvero di produrre tutti i farmaci direttamente nelle diverse dosi dimezzate, garantendo l’assunzione dell’esatto dosaggio ed eliminando quindi la possibilità di dividerli a metà.
Non parliamo poi di quando la pastiglia viene triturata, perché non perderne una parte consistente è praticamente impossibile, e questa è un’operazione spesso estesa da molti pazienti a tutte le medicine giornaliere prescritte, le quali vengono mescolate in un’unica soluzione, che diventa amarissima se non disgustosa, in un mix polverizzato che può provocare rischi di interazione fra principi attivi diversi, ed anche fenomeni di irritazione delle vie aeree a causa delle inalazioni delle polveri, che erano destinate invece ad essere digerite. Inoltre, gli anziani soli in casa che sono costretti ad assumere farmaci per lunghi periodi, se non per tutta la vita, triturano o dividono gli stessi sempre con lo stesso strumento, e quando si tagliano o si schiacciano le compresse una alla volta, la mancata pulizia del coltello, del pestello o simili, può portare a reazioni allergiche cutanee, o ad ulteriori interazioni dovute ai residui del principio attivo in essi contenuto. I pazienti che sono impossibilitati a deglutire a comando, come quelli con demenza o con ictus, o quelli costretti a portare un sondino naso-gastrico, quando devono assumere una medicina non disponibile in fiale, cioè nella formula intramuscolare o endovenosa, vanno incontro a molte difficoltà, e purtroppo tuttora diversi principi attivi di grande importanza e di grande consumo, come gli aceinibitorio o I beta-bloccanti, non hanno nessuna alternativa alla confezione in pastiglie o in capsule, ed è auspicabile che per le compresse non triturabili o divisibili come le rivestite, le gastroresistenti e quelle a lento rilascio, l’industria renda disponibili altre formulazioni di pari efficacia, ma più sicure, formulando preparazioni ad hoc, anche in gocce, sciroppi o in granulati, visto il cronicizzarsi di molte malattie e l’allungarsi della vita media.
PRINCIPIO ATTIVO
Fortunatamente oggi la maggioranza di ultra settantenni gode di buona salute, e molti di loro, essendo ancora sessualmente attivi, amano usare farmaci contro la disfunzione erettile, come ad esempio il Cialis o il Levitra in diversi dosaggi secondo le necessità, ma per risparmiare sul costo della confezione, spesso acquistano le compresse da 20 mg per poi dividerle in due all’occorrenza, cioè per assumerne la dose di 10 milligrammi prima di ogni rapporto, lamentando però sovente l’inefficacia terapeutica di alcune assunzioni, ed alcuni di loro arrivano addirittura a sospettare una furbata della casa farmaceutica, ovvero quella di aver concentrato la dose di tadalafil, il principio attivo del farmaco, solo in un punto ben precisi della pillola, in maniera che dividendola non si abbia il beneficio del risparmio, bensì l’inefficacia della seconda dose.
In realtà non esiste alcun dubbio sull’uniforme distribuzione del principio attivo in ogni compressa, ma sbriciolare una pillola, o suddividerla in parti uguali non sempre è facile come sembri, e spesso appunto con questo semplice gesto si vanifica del tutto il suo effetto terapeutico.
Insomma, quando è necessario cercate di ingoiare le medicine tutte intere e nelle giuste dosi, e di limitare al massimo il ricorso al taglio o alla triturazione, specialmente se non si è in grado di eseguire correttamente l’operazione, e soprattutto se si vuole raggiungere l’effetto desiderato. Che sia terapeutico per una malattia in corso o finalizzato a un’ora di sesso assistito.