la Repubblica, 10 gennaio 2018
I costi della Rai e il falso mito del canone
Può darsi che un euro pagato sotto il nome di “Irpef” faccia perdere meno voti di un euro pagato sotto il nome di “canone”. Purtroppo, abolire il canone non fa niente per risolvere il vero problema di fondo, quello di una azienda enormemente sovradimensionata e inefficiente. Il costo medio del lavoro in Rai è del 20 per cento più alto che in Bbc, che peraltro produce programmi e documentari di altissima qualità, riconosciuti e acquistati in tutto il mondo. Il personale Rai è quasi identico a quello del 2002, mentre da allora quello della Bbc è sceso del 35 per cento. La Rai ha la metà del bilancio ma una volta e mezza il numero di dirigenti della Bbc. Dal 2011 in Bbc il numero totale dei dirigenti è sceso di oltre il 25 per cento; in Rai è rimasto invariato. In Bbc 31 dirigenti sono pagati più di 200mila euro; in Rai sono 86. In Rai un giornalista su cinque è dirigente, probabilmente un record mondiale. Come se non bastasse, il canone in bolletta del 2016 ha fatto un ulteriore, enorme regalo alla Rai.
Anziché pensare a una necessaria cura dimagrante, il governo ha fatto esattamente l’opposto: ha messo gentilmente a disposizione della Rai una marea di soldi inattesi. Così, nel 2016 il bilancio della Rai è aumentato di 300 milioni. La Rai non ha perso tempo: dopo anni di sacrosante riduzioni il personale ha ripreso ad aumentare, grazie ad una infornata di dirigenti.
Il segretario della Commissione di vigilanza della Rai alla camera Michele Anzaldi scrive: «Se tagliamo 1,5 miliardi di spesa pubblica ed eliminiamo il canone Rai, i cittadini pagano meno».
Se comprendo bene, questo tweet sembra suggerire che l’abolizione del canone porterebbe automaticamente a una equivalente riduzione delle spese della Rai. A parte la piroetta a soli due anni dal canone in bolletta, sarebbe interessante capire come. La Rai ha un bilancio di 2,8 miliardi, finanziato per 700 milioni dalla pubblicità e il resto dal canone (più altre piccole entrate).
Supponiamo di abolire il tetto e di raddoppiare i minuti di pubblicità (un aumento enorme): guadagniamo 700 milioni. Mancherebbero ancora all’appello 1,4 miliardi. Cosa facciamo?
La realtà è che nessun politico si è mai peritato di dare un’occhiata a un bilancio Rai e a uno della Bbc, e di rifletterci sopra. Nessuno ha mai fatto proposte concrete per ridurre i costi esorbitanti della Rai, e quindi il peso sulle tasche dei cittadini. Tutto il resto, dall’ennesima riforma della governance dell’azienda alle interminabili, sottili disquisizioni sulla definizione ontologica di “servizio pubblico”, fino alla contrapposizione tra canone e fiscalità generale, è irrilevante rispetto al problema dei costi.
Il canone per tenere in piedi un grande baraccone inefficiente e clientelare è un balzello iniquo e odioso, ma almeno ha il pregio di essere trasparente.
Mettere la Rai a carico del bilancio dello stato consentirà invece a chi la controlla di stanziare qualche centinaio di milioni in più o in meno, a seconda che la consideri amica o nemica, senza che si noti troppo.
La Rai è un problema aziendale, non di etichette. I politici farebbero bene a studiare ed affrontare i fatti e i numeri.Nessun tweet può sostituire la dura realtà.