Corriere della Sera, 10 gennaio 2018
I conti pd sugli alleati: a loro dieci collegi sicuri. La «grana» Campania
ROMA Emma Bonino in Piemonte, Riccardo Magi in Emilia-Romagna, come del resto Pier Ferdinando Casini: il Pd vuole stringere non solo sulle liste di partito, ma anche sui collegi uninominali sicuri da dare agli alleati. Saranno poco più di una decina.
Martedì 16 gennaio ci sarà una prima direzione per fare il punto, mentre per il 25 è prevista una seconda riunione del parlamentino del Pd per porre la parola fine al tormentone delle candidature. Renzi, che ieri ha incontrato alcuni segretari regionali (e altri ne vedrà oggi), non vuole perdere troppo tempo e, soprattutto, non vuole offrire all’esterno l’immagine di un partito e di una coalizione concentrati solo sulle poltrone parlamentari. Perciò, per quanto lo riguarda, ha già cominciato la campagna elettorale ponendo sul tappeto due temi: il salario minimo garantito e la lotta all’evasione («un tema, questo – ironizza il segretario – con cui da sempre Berlusconi e Grillo hanno un rapporto complicato»).
Ma inevitabilmente le polemiche, che Renzi vorrebbe sopire, scoppiano a getto continuo. Quella di ieri riguarda la grana della Campania. Il partito locale vuole candidare il figlio di Vincenzo De Luca, nonché il suo capo segreteria Franco Alfieri, noto per essere stato invitato a offrire «fritture di pesce» in cambio di voti. E come se non bastasse pure un gruppo di consiglieri regionali. A Napoli dovrebbe candidarsi (senza polemiche, però) anche Anna Maria Carloni, moglie di Antonio Bassolino. L’ex governatore della Campania è passato a Liberi e uguali ma difficilmente riuscirà a correre alle elezioni perché sul suo nome c’è stato il veto di Nicola Fratoianni.
Qualche problema si è registrato anche con il Pd dell’Emilia-Romagna. Il segretario regionale Calvano ha fatto presente a Renzi, Guerini e Orfini che il partito di una delle regioni rosse per eccellenza non ha alcuna intenzione di svenarsi per offrire seggi sicuri a candidati paracadutati dalle altre liste o dallo stesso Pd nazionale: «Sì ai sacrifici ma non possiamo farne troppi».
Insomma, la situazione è tutt’altro che semplice, tanto più che i sondaggi non sono certo rassicuranti. Una rilevazione dell’istituto Tecnè per la trasmissione Matrix attribuisce al Pd solo il 20,7 per cento. Primo partito il Movimento 5 Stelle con il 28,1 per cento, mentre Forza Italia ottiene il terzo posto con il 18. Sono dati che hanno allarmato il Nazareno, anche se Renzi non crede molto in questi sondaggi: «Altre volte ci hanno dato perdenti e poi così non è stato. È successo anche alle Europee». Una quota sicura dovrebbe comunque essere riservata a Gentiloni, candidato anche in Piemonte, o, meglio, ai suoi uomini nelle liste del Pd. Ma, visto le varie difficoltà, è altamente improbabile che sia una quota a due cifre.