Avvenire, 10 gennaio 2018
Usain Bolt pazzo per il calcio e quei campioni che fanno il salto dello sport
Diciamoci la verità, se non fosse l’uomo jet, il più grande velocista di sempre dell’atletica leggera, Usain Bolt dovremmo sottoporlo a seduta psichiatrica. Sì perché l’uomo che corre i 100 metri in 9’’58 e che sulle gambe ha una potenza fisica bionica, è comunque un atleta a fine carriera, e che a 31 anni si è messo in testa una folle idea: cominciare una second life nel calcio. Un debutto, ma non dai campetti sterrati della periferia di Kingston, dove si divertiva a dribblare anche il re del reggae Bob Marley e la sua band. No, re Usain punta altissimo, al Regno Unito e alla Premier dei suoi idoli, i Red Devilsdel Manchester United. E siccome Josè Mourinho non è un “pirla” – non lo ha ancora invitato a tentare di entrare nella rosa dello United – allora Bolt ha deciso di passare dalla porta secondaria, quella della Bundesliga per un provino (fissato a marzo) con il pur nobile Borussia Dortmund, prossimo avversario dell’Atalanta di Gian Piero Gasperini nei sedicesimi di Europa League.
A naso neppure all’Atalanta Bolt potrebbe passare il test, perchè nella cantera orobica di Zingonia c’è gente che mastica pane e pallone da quando siede sui banchi delle scuole elementari, e non si sogna certo di debuttare in Serie A a 31 anni senza passare dalla necessaria gavetta. Ma forse i tedeschi potrebbero non resistere al fascino della pantera Bolt e magari decideranno di promuoverlo in prima squadra e di ingaggiarlo come un fenomeno da baraccone, tipo il Buffalo Bill che in velocità sorpassa il più tecnico e calcisticamente dotato Aubameyang.
Il salto da uno sport all’altro è una tentazione che i campioni hanno dai tempi di John Surtees. Il pilota inglese scomparso nel marzo scorso, è stato l’unico nella storia dei motori a potersi permettere di passare da una monoposto di Formula 1 a una motocicletta continuando sempre a vincere il Mondiale. Addirittura facendo meglio nelle moto, con tre titoli consecutivi vinti nella classe 500, dal 1958 al 1960. Ma siamo alla metà del secoloscorso, quando l’uomo, il “manico” veniva prima di tutto. Oggi la tecnologia e lo showbiz seguono regole complesse e talmente veloci persino per una saetta come Valentino Rossi.
Il nove volte campione del mondo della MotoGp sono anni che sogna di partecipare a un Mondiale di Formula 1. Ha fatto i suoi test, anche con la Ferrari, ma alla fine il “Dottore” di Tavullia si è dovuto accontentare di qualche scampolo di gloria nel motocross (rimediando anche qualche frattura di troppo) e nelle gare di rally, disciplina dove riesce a fare la sua figura anche lo “special two”, l’ex vice di Mourinho, André Villas-Boas (ultima panchina con i cinesi dello Shanghai Sipg) che a bordo di una Toyota Hilux sta prendendo parte alla 40ª edizione della Dakar. Stanco di prendere e dare calci alle caviglie degli avversari, l’ex capitano della nazionale inglese e pilastro del Manchester United, Rio Ferdinand, a 39 anni ha deciso che è tempo di darsi al pugilato. Suo obiettivo del 2018: «Prendere la licenza dal British Boxing Board». Difficile che il buon Rio possa emulare Conor McGregor, l’irlandese che dalle arti marziali è salito sul ring per sfidare e perdere contro il campioneamericano Floyd Mayweather. Ci vuole un fisico bestiale per passare dal calcio al wrestling. E Tim Wiese, ex portiere dell’Hoffenheim (Bundesliga) il suo fisico lo ha modellato: dopo il ritiro dal calcio, nel 2014, a 33 anni, ha messo su massa e con 30 chili in più (pesa 117kg) è diventato quello che nel mondo del wrestling ora chiamano “The machine”. Appunto, una macchina, e non più un atleta che dopo aver dato tutto nel suo sport si ritira in buona pace e decide finalmente di diventare un amateurChi pratica il “salto” dello sport, insiste e resiste per restare al centro dell’universo professionistico, anche se non è all’altezza.