La Stampa, 10 gennaio 2018
Ai Giochi con pompon e disciplina : Pyongyang punta tutto sulle cheerleader
In alto i pompon. La Corea del Nord avrà una squadra ai Giochi e sarà minima, con pochi atleti e diversi dirigenti accompagnatori, ma di certo sarà scenografica perché nel gruppo ci sono le cheerleader. E non è un dettaglio.
Magari sarebbe più utile pensare a qualche nome da medaglia, solo che tanto non ce ne sono e allora le più forti delle delegazione restano loro: le coreografiche sostenitrici, allenate e inquadrate, «bell’aspetto e giusta ideologia», come da definizione ufficiale. Non gareggiano, fanno di meglio. Sono la faccia di un Paese che ha un gran bisogno di farsi vedere, e siccome partecipare non basta e i podi sono irraggiungibili, ci vuole una mossa a sorpresa.
Le ragazze, reclutate nelle università e cresciute con una faticosa e selettiva preparazione, sono essenziali in molte parate, protagoniste dell’Airgang, manifestazione annuale di massa a Pyongyang, e hanno già accompagnato lo sport nazionale all’estero. Messe in campo prima delle partite di calcio, per esempio, sono come una parte del corpo militare e reggono più o meno la stessa disciplina. Entrare tra le cheerleader significa poter viaggiare, quindi le aspiranti devono dimostrarsi a prova di defezione. Sono fedeli, sorridenti, acrobatiche, non a caso il grande leader ne ha sposata una. Sono l’orgoglio del Nord che grazie a loro potrebbe persino accettare una sfilata comune alla cerimonia di apertura. È già successo, dal 2000 al 2006: due Olimpiadi estive e una invernale con la parata congiunta che allora doveva essere l’inizio di una grande distensione dopo tanti boicottaggi.
Ora che le Olimpiadi tornano in Corea del Sud, il Nord cambia tattica. Bellicoso prima, conciliante poi, in tanti pensano che l’imprevidibile Kim Jong-un abbia scoperto la strategia dello sport e si mostri aperto per ampliare il raggio d’azione, ma questo forse ai pattinatori Ryom Tae-ok e a Kim Ju-sik non interessa.
Si prende quello che la politica offre. Il Cio incassa la partecipazione globale e gli unici due nordcoreani qualificati di diritto si godono il successo. Avere il pass non è stato facile, la coppia di pattinaggio artistico è passata dai ripescaggi in un torneo ad altissima tensione, hanno conquistato un posto e aspettato mesi per sapere se lo avrebbero potuto occupare. Non saranno soli, il Cio ha pronte delle wild card per le ragazze dell’hockey, per i pattinatori di velocità e qualche sorpresa.
Il Nord non vince una medaglia alle Olimpiadi invernali dal 1992, a Vancouver 2010 la spedizione era essenziale, composta da due persone, e oggi il pubblico non si aspetta certo risultati, piuttosto scene da ricordare come il selfie delle due ginnaste scattato a Rio 2016. Una del Nord, l’altra del Sud insieme in posa dopo un allenamento: la foto ha fatto il giro del mondo.
PyeongChang ha cambiato la grafia del nome e aggiunto la C maiuscola proprio per differenziarsi dalla capitale della Corea del Nord e fino a oggi ha faticato a vendere i biglietti per colpa degli esperimenti nucleari dei vicini di casa. Ora cambiano prospettiva: aggiungono un posto a tavola e fanno spazio ai pompon. Se la sfilata sarà davvero condivisa si prenderanno la scena.