La Stampa, 10 gennaio 2018
Prospera nei mari una mente aliena. È quella del polpo
È probabilmente la creatura marina più incompresa di sempre. Tanto intelligente e saporito, letteralmente, quanto misconosciuto. L’«Octopus vulgaris», più comunemente conosciuto come il polpo, ha delle doti nascoste eccezionali. Come la sua straordinaria capacità di apprendimento. A documentarla con oltre trent’anni di ricerche è Graziano Fiorito, direttore della struttura di Biologia ed Evoluzione Organismi Marini della Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli, che oggi pomeriggio terrà sull’argomento una conferenza alle Virtual Immersions in Science (VIS), organizzate dalla Scuola Normale Superiore di Pisa.
La storia
«Uno dei primi studiosi dell’Octopus vulgaris – racconta Fiorito – è stato lo zoologo ed anatomista inglese John Zachary Young che negli Anni Quaranta condusse una serie di ricerche sui polpi e sulle connessioni neurali proprio nei laboratori della Stazione Zoologica». Fu proprio Young a fare la prima scoperta straordinaria questi bizzarri invertebrati e cioè l’esistenza di un assone gigante. «Si tratta di una fibra che si trova nel mantello degli animali ed è diventata fondamentale per studiare la conduzione del sistema nervoso», spiega Fiorito. Non fu però che l’inizio di una lunga serie di sorprese che sul «cervello» e sul comportamento di quello che è stato definito «primate del mare».
«Il polpo ha un sistema nervoso molto sviluppato e complesso», racconta Fiorito. «I polpi – continua – hanno cinquecento milioni di neuroni, di cui duecento milioni nel cervello e trecento dislocati nelle sue otto braccia». Non solo. In questo popolarissimo e incompreso mollusco si cela qualcosa di molto simile al nostro midollo spinale. «È quella piccola depressione situata sul braccio che oggi sappiamo essere il cordone nervoso», aggiunge lo scienziato.
Dietro un così intricato sistema nervoso, nei suoi studi Fiorito ha scoperto un’altrettanta sviluppata capacità di apprendimento. «Tra la metà degli Anni Ottanta e inizio Anni Novanta – riferisce Fiorito – abbiamo condotto una serie di esperimenti con lo scopodi verificare se i polpi potessero imparare a svolgere un compito semplice. Come l’apertura di un barattolo».
L’esperimento
Nell’esperimento il polpo doveva raggiungere un granchio dentro un barattolo di vetro dotato di una serie di fori tappati. «Ebbene, dopo una serie di tentativi ed errori, il polpo ha imparato ad aprire il barattolo», dice Fiorito. Non solo. Lo scienziato è andato ben oltre, dimostrando che la capacità di apprendimento, in questo caso aprire il barattolo, poteva essere appresa anche soltanto osservando a distanza un’altro polpo che lo faceva. «Abbiamo visto che il polpo che osservava riusciva a ripetere successivamente il compito, passando dai sei ai sette tentativi necessari al primo per riuscirci, fino ad appena due», dice lo scienziato.
E non tutti i polpi, osservatori o meno, hanno raggiunto lo stesso obiettivo, con lo stesso numero di tentativi o allo stesso modo. «A dimostrazione – suggerisce Fiorito – della forte individualità del polpo». Proprio come negli esseri umani, anche nei polpi c’è quello che riesce ad apprendere meglio e prima, chi impiega più tempo e chi non riesce proprio.
La ricerca
Non dovrebbe quindi stupirci se dopo più di mezzo secolo di studi, ancora oggi non possiamo certamente concludere di aver svelato tutti i misteri di questo invertebrato «intelligente». «Abbiamo ancora molto da imparare», conferma Fiorito. «Oggi i nostri studi – continua – sono focalizzati sulla capacità dei neuroni del polpo di fare connessioni; sull’enorme variabilità individuale; sul contributo della genetica, dell’epigenetica e dell’esperienza alla sua capacità di apprendimento e così via».
Sarebbe anche interessante capire come sono strutturate le interazioni tra gli animali. «Sappiamo che il polpo è un animale solitario, ma questo non lo rende necessariamente asociale», sottolinea Fiorito, che non è ancora affatto soddisfatto delle affascinanti, ma forse ancora poche, informazioni e curiosità scoperte sul polpo, che rimane ancora uno dei principali protagonisti della sua ricerca.
Del resto non è un caso se sul frontone e sul cancello dell’edificio in cui lavora, alla Stazione Zoologica Anton Dohrn, ad accogliere i visitatori c’è proprio una fila di polpi. «Ma i polpi si trovano ovunque nel mondo e anche nel tempo: li ritroviamo nelle decorazioni di vasi risalenti alla civiltà minoica, così come in alcune decorazioni della civiltà pre-Maya a Panama». Senza dimenticare il polpo Paul, utilizzato per «predire» i risultati delle partite di calcio in cui era coinvolta la nazionale tedesca durante i Mondiali del 2010 in Sudafrica. Le previsioni del polpo si sono rivelate corrette al cento per cento.