Il Sole 24 Ore, 9 gennaio 2018
Scuola, primo test per le superiori di 4 anni
C’è chi snellisce i programmi e trova comunque il modo di aumentare le discipline in lingua straniera (metodologia Clil). Chi potenzia l’uso di laboratori, tecnologia, materie scientifiche (in vista, anche, dei futuri test universitari), diritto ed economia. E c’è chi modifica l’orario di lezione, portandolo a 36 ore a settimana o a 40, nel caso dei tecnici, oppure si allunga al pomeriggio pianificando progetti di alternanza e potenziamento o ancora anticipa di una o due settimane l’inizio delle lezioni. Senza dimenticare chi scommette su moduli di autoistruzione e piattaforme e-learning: meno lezioni frontali, più classi virtuali, confidando nell’autonomia e consapevolezza di ragazzi e insegnanti. Sono alcune delle soluzioni messe in campo da 100 scuole (73 pubbliche e 27 paritarie) per accorciare da 5 a 4 anni la durata delle superiori. Sulla base di altrettanti progetti che hanno ottenuto prima di Natale l’ok del ministero dell’Istruzione. E che avvicinano un po’ di più l’Italia al cuore dell’Europa visto che in 12 Stati membri su 28 l’età per il diploma già oggi è fissata a 18 anni anziché a 19.
Ma l’elenco degli istituti “apripista” sembra destinato a salire fino a quota 192 se – come sembra – il Consiglio superiore della pubblica istruzione (Cspi) nella seduta del 18 gennaio darà parere favorevole al decreto ministeriale che aggiunge, alle 100 già selezionate, altre 92 scuole. Tutte autrici di un progetto che a viale Trastevere è stato giudicato «fortemente corrispondente» con gli obiettivi della sperimentazione nazionale. E cioè alta qualità della progettazione e forte innovazione didattica.
Le 100 scuole selezionate – di cui 75 licei e 25 indirizzi tecnici – o, probabilmente, 192 quando arriverà l’ok del Cspi, potranno essere scelte da famiglie e studenti a partire dal 16 gennaio, data di apertura ufficiale delle iscrizioni, online, al prossimo anno. Mentre da oggi sarà possibile pre-registrarsi al portale Scuola in chiaro e ottenere nome, utente e password con cui la prossima settimana cominciare a esercitare la scelta.
L’idea di introdurre in Italia percorsi secondari di durata quadriennale non è nuova. Ad avanzarla per la prima volta, nel 2000, l’ex ministro Luigi Berlinguer. Quella riforma non venne mai attuata, ma nel 2013 una commissione istituita da Francesco Profumo riprese il tema. Maria Chiara Carrozza diede il via ad alcune sperimentazioni, Stefania Giannini non si oppose, e ora, Valeria Fedeli, ha deciso di imprimere una svolta, consentendo una valutazione di questi percorsi su grandi numeri e su tutto il territorio nazionale. Del resto, l’abbreviazione (di un anno) del percorso di studi permetterà di far uscire i ragazzi dalle aule a 18 anni, come avviene da tempo in molti altri Paesi europei. Tra cui Belgio, Francia, Grecia, Paesi Bassi, Portogallo e Regno Unito oppure in Germania ma limitatamente alle scuole tecniche (Fachoberschule). E aiuterà, inoltre, a contrastare l’abbandono scolastico: già oggi, raccontano dal ministero dell’Istruzione, sono centinaia gli studenti che vanno all’estero al quarto anno di scuola.
Ma come funzionano, in concreto, queste classi di quattro anni? Le ricette variano da regione a regione. E da scuola a scuola. Al liceo linguistico statale Pablo Picasso di Pomezia, a settembre, partirà il corso sperimentale in relazioni economiche internazionali. «Il piano di studio – spiega la preside, Alessandra Silvestri – è potenziato con l’aggiunta di un’ora di diritto ed economia per ciascun anno di corso, in modo da offrire allo studente una preparazione di base in tale ambito. Alcune materie tradizionali vedono poi curvata la loro programmazione, privilegiando, per esempio, la geografia economica, la storia economica e la storia del pensiero economico. Anche le indicazioni per la programmazione della matematica prevedono un’attenzione da riservare a elementi di base di matematica finanziaria; lo studio di nozioni di informatica per la didattica completa l’insegnamento della disciplina».
Il problema di concentrare lo stesso numero di ore e di materie in quattro anni «è stato risolto elevando l’orario settimanale a 40 ore – spiega Addolorata Mazzotta, a capo dell’istituto Galilei-Costa di Lecce – e puntando su alternanza già a partire dal primo anno e informatica con la metodologia Clil. Sperimentiamo anche nuove metodologie: lo studio dell’economia, per esempio, viene tarato sull’auto-imprenditorialità. Si modificano poi le ore curriculari: oggi per l’italiano si fanno quattro ore a settimana, più due di storia; nella nuova classe quadriennale ci saranno tre ore di italiano e tre ore storia, o meglio “storie”, comprendenti anche laboratori e storytelling di casi imprenditoriali di successo».
L’allungamento dell’orario è la soluzione su cui punta anche il “Savoia Benincasa” di Ancona che sperimenterà il percorso abbreviato nel liceo scientifico delle scienze applicate. Al posto delle 27 ore nel biennio e 30 nel triennio che attualmente vengono trascorse in classe si passerà a 36 ore settimanali. Ma l’altra parola d’ordine – come sottolinea la dirigente scolastica Alessandra Rucci – sarà «personalizzazione dei percorsi didattici» grazie a una programmazione che non comporterà – è l’impegno della preside – perdite formative. Anzi. A un nucleo di discipline con orario (e livello) standard si aggiungerà la possibilità di frequentare in modalità “high livel” alcuni insegnamenti caratterizzanti: matematica, scienze, inglese e filosofia (della scienza). Come? Anticipando al 1° settembre la campanella per il rientro in classe dalle vacanze estive.