Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 09 Martedì calendario

L’Italia fa quadrato sui fondi strutturali

Un mix di politiche tradizionali, come agricoltura e coesione, e di azioni nuove per affrontare le nuove sfide poste da migrazioni, sicurezza e difesa: il prossimo bilancio pluriennale dell’Unione europea, il Quadro finanziario pluriennale (Mff, nell’acronimo inglese) per il dopo-Brexit dovrà trovare il punto di equilibrio tra queste due esigenze. Così la pensa il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan che ieri avrebbe dovuto illustrare a Bruxelles la posizione del governo italiano, nella conferenza di alto livello con cui la Commissione Ue ha avviato formalmente il confronto con i governi. È la prima tappa della roadmap che dovrebbe portare a fine maggio l’esecutivo europeo ad adottare la proposta da presentare al Consiglio e al Parlamento. 
La posizione italiana 
Padoan non ha pronunciato l’intervento previsto nel panel di cui facevano parte, tra gli altri, il vicepresidente della Commissione, Jyrki Katainen e il ministro delle Finanze portoghese e neo-presidente dell’Eurogruppo, Mário Centeno. La ragione ufficiale è il forte ritardo accumulato nel programma dei lavori e l’incompatibilità con gli orari dei voli.
Il testo fatto circolare da Padoan prima di rientrare a Roma, è molto chiaro. Elenca quattro punti sulle voci di spesa, riprende il lavoro del gruppo guidato da Mario Monti sulle risorse proprie dal punto di vista delle entrate, rimarcando l’importanza, per il Governo italiano, di uno strumento di stabilizzazione per la Zona euro. 
Fondi strutturali e Pac 
Padoan ha sottolineato prima di tutto l’importanza della politica di coesione per la riduzione delle disparità socio-economiche tra le regioni. L’obiettivo stesso dei fondi strutturali (che pesano sul bilancio comunitario per circa un terzo e di cui l’Italia è seconda beneficiaria) deve essere considerato un “bene pubblico europeo”. Concetto, quest’ultimo, a cui secondo Padoan dovrebbe essere ispirato tutto il prossimo bilancio pluriennale. Come aveva già affermato nel documento di ottobre sulla politica di Coesione, il Governo italiano è favorevole a rafforzare il legame tra i fondi strutturali e le riforme strutturali chieste dalla Ue nelle raccomandazioni specifiche per Paese previste dalla governance economica dell’Unione (Semestre).
Al contrario, l’Italia chiede di ripensare la condizionalità macroeconomica (Bruxelles blocca i fondi se un Paese non rispetta i parametri macroeconomici) per evitare di creare ulteriori difficoltà a Paesi già in crisi. 
Sulla Politica agricola (Pac), l’Italia è favorevole all’introduzione del cofinanziamento nazionale per gli aiuti diretti, purché sia obbligatorio e uguale per tutti gli Stati membri. 
Sugli investimenti, pieno sostegno al cosiddetto “Piano Juncker” che dunque dovrebbe essere rifinanziato anche dopo il 2020. 
Migranti, sicurezza e difesa 
Quanto alle nuove sfide poste da migrazioni e sicurezza interna, Padoan chiede di agire sia sul fronte interno che su quello esterno, con maggiori risorse per gestire il flussi di migranti e per controllare le frontiere, ma anche per rafforzare strumenti di cooperazione con i Paesi terzi per migliorare le loro economie e ridurre la spinta all’emigrazione. Sulla difesa, di enorme importanza è considerata la piena attuazione del fondo europeo per la difesa, per il quale si conosce già l’importo stanziato: 1,5 miliardi all’anno. 
Risorse proprie e Zona euro 
Sul lato delle entrate, per il ministro italiano è tempo di esplorare la possibilità di definire nuove “risorse proprie” europee, dalla carbon tax alla web tax, ma anche una tassa sui visti da destinare ai migranti o un’imposta europea sulle società. Nessun riferimento, invece, all’aumento del contributo degli Stati membri proposto da Oettinger.
Infine per la Zona euro, Padoan sostiene la proposta della Commissione per creare uno strumento di stabilizzazione di misura adeguata e ritiene che la soluzione migliore sarebbe il fondo europeo per l’indennità di disoccupazione.