Il Messaggero, 9 gennaio 2018
Santoro con M arriva su Raitre: «Niente politici in vena di gossip»
Piero Chiambretti, qualche anno fa, descrisse Michele Santoro in meno di dieci parole: «È uno che va in onda anche senza telecamera». Ed era esattamente così Santoro anche ieri mattina, nella sede Rai di viale Mazzini, incontenibile nel presentare alla stampa il suo ritorno in prima serata su RaiTre con il programma-esperimento M. Dietro alla ricomparsa del figliol prodigo sul terzo canale, da cui manca da più di vent’anni, c’è Stefano Coletta, direttore di RaiTre, «orgoglioso di riportare sulla rete dell’informazione la firma e lo sguardo di un professionista come Michele». Un’operazione non esattamente indolore («È stato un parto») benedetta dal Direttore Generale Orfeo e tecnicamente rappresentabile come uno scippo gentile alle spalle di RaiDue, dove il conduttore aveva già presentato quest’estate due puntate di M, in favore di RaiTre.
LA CASA
«RaiTre è sempre stata la mia casa e la casa è il punto da cui si parte per esplorare il mondo» ha esordito ieri Santoro, tracciando un ideale ponte tra la RaiTre di un tempo, «laboratorio creativo che ha cresciuto i Guzzanti, un genio come Chiambretti e tanti altri» e quella di oggi, «guidata da un direttore che prova a cercare una strada nuova per recuperare quella forza che è stata rubata alla Rai». Il programma, in onda per quattro giovedì a partire da questa settimana, manterrà lo stesso nome e la stessa impronta delle due puntate viste su Rai Due, «trasmesse a luglio come i documentari sugli animali», ha graffiato Santoro, ma ne abbandonerà l’impianto monografico. Nella prima puntata si parlerà di banche e istituti di vigilanza, nella seconda di immigrazione, nella terza di Roma Capitale e nell’ultima l’argomento centrale sarà l’evasione fiscale.
Filo conduttore di ogni puntata un’inchiesta registrata, alternata a spezzoni di trasmissione in diretta durante i quali il conduttore interagirà con opinionisti e ospiti regolari: Roberto Saviano come editorialista, Andrea Rivera con i suoi monologhi surreali, il sodale Vauro («Il suo personaggio, Nazareno Renzoni, è ancora attuale. Segretamente tanti sperano ancora in un’ipotesi di governo Berlusconi-Renzi») e i The Pills con pillole video.
MODERAZIONE
«Vi chiederete se ci sono anche i politici», si è poi domandato (e risposto) Santoro. I politici ci saranno ma con moderazione, in tutte le puntate tranne la prima. «Un tempo i programmi erano forti se avevano alle spalle un contesto importante. Penso a quando con la seconda serata in Rai battevamo Mediaset, penso alla Rai di Lerner, di Floris. Oggi invece siamo di fronte a un paradosso: la metà degli italiani ha l’orticaria se vede una trasmissione politica, ma le trasmissioni sono considerate forti o deboli in base ai politici in studio. L’approfondimento in tv si è appiattito sul modello di Porta a Porta, noi proveremo a fare qualcosa di diverso. Non ridurremo la politica a gossip, non metteremo i politici nella condizione di fare battute». Politici come Matteo Renzi, Matteo Salvini e Luigi Di Maio, che avrebbero dato disponibilità per apparire nell’ultima puntata, come la sindaca di Roma Virginia Raggi, invitata (non confermata) per parlare della Capitale, e Marco Minniti, ospite della seconda puntata.
NEMICO
Berlusconi, il nemico di un tempo, non avrebbe nemmeno risposto all’invito del conduttore a partecipare. E tra un assist ai Cinque Stelle («Non credo che i Cinque Stelle vogliano censurare i programmi di Vespa e Fazio per par condicio. Credo che la loro polemica giri sempre intorno al problema dei compensi e dei contratti») e un’esternazione sul canone («Abolirlo è una mossa populista»), Santoro ha trovato il modo di rispondere indirettamente al no del Cavaliere. «Scalfari, che a suo tempo polemizzò sulla mia puntata di Servizio Pubblico con Berlusconi, è arrivato a concludere che se Berlusconi tornasse al centro della scena sarebbe il male minore. Ecco io non credo al meno peggio. Lo trovo un atteggiamento degradante».