Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 09 Martedì calendario

Il legale che va in Porsche: «Vediamo se mi sostengono»

Milano «Non devo convincere nessuno, ma capire se sono disponibili a sostenermi» : da politico navigato Attilio Fontana sa di dover evitare trionfalismi prima del tempo. E, soprattutto, sa che la politica ha delle sue liturgie: quella di passare prima dall’acclamazione come candidato governatore del suo partito e poi dall’incontro formale con gli alleati è la principale. E oggi lo farà, contando di poter annunciare la chiusura del cerchio entro sera.
È stato soprannominato il sindaco in Porsche, per la sua abitudine, nei dieci anni alla guida del Comune di Varese, di arrivare al lavoro con la sua Carrera blu. Ma, anche, il leghista presentabile, quello più di governo che di lotta, apprezzato presidente dei sindaci dell’Anci lombarda. Per molti la scelta del 66enne ( a marzo) Fontana come candidato governatore della Lombardia al posto di Roberto Maroni è stata una doppia sorpresa: perché negli ultimi tempi aveva mantenuto un profilo defilato, tornando a fare soprattutto l’avvocato nella sua Varese. E perché, per quanto anche gli avversari gli riconoscano un’immagine molto lontana dal leghista delle valli, il suo non è proprio un nome conosciuto al grande pubblico.
Adesso – quando anche Silvio Berlusconi e Giorgia Meloni avranno ufficializzato la scelta – dovrà correre per recuperare il gap di notorietà ( «ma per me non è un problema», assicura): mancano otto settimane al voto, e la strategia non dovrà avere sbavature, per non disperdere quei dieci punti di distanza che, nei sondaggi, separavano Maroni dallo sfidante principale Giorgio Gori. Lo sa bene Fontana che, infatti, ieri usava cautela: «Per ora siamo a metà del guado, ho avuto l’indicazione del consiglio nazionale del mio partito, ma prima di fare valutazioni credo si debba fare il passaggio con gli alleati per tutti i ragionamenti del caso». Certo è che la macchina intorno a lui si è già messa in moto: pagina Facebook e account twitter (“Fontana presidente”), più le pagine da fan club (“Lombardi per Fontana”), che potrebbero innalzare un po’ la sua popolarità social, oggi schiacciata da un omonimo attore e cantante.
Di sicuro ripartirà dalla sua città, che ha guidato fino al 2016, quando non si è potuto più ricandidare. Al suo posto il centrodestra aveva schierato Paolo Orrigoni, battuto dal dem Davide Galimberti. Capolista della Lega era un nome celebre: Roberto Maroni, che però portò a casa poco più di 300 preferenze, meno di altri candidati del Carroccio. Adesso la staffetta è a parti invertite.