Corriere della Sera, 9 gennaio 2018
«Bellomo ha leso l’onore dei magistrati»
Roma Per il consigliere di Stato Francesco Bellomo aumentano i rischi di «destituzione» dalla magistratura. Domani l’adunanza plenaria dei suoi colleghi inizierà a discutere e poi voterà sulla sua condotta. E sui ricatti alle aspiranti magistrate della scuola da lui diretta, Diritto e Scienza, tenute, per contratto, a indossare minigonne, a rinunciare a «fidanzati sfigati», a obbedire alle sue direttive (anche intime) con il vincolo dell’assoluta fedeltà, in cambio del «segreto industriale» per vincere il concorso da magistrato. Una condotta che, benché «non connessa all’esercizio delle sue funzioni», è stata ritenuta «gravemente lesiva dei doveri professionali e dell’onore della magistratura amministrativa».
All’adunanza è stata proposta una bozza di preavviso che, secondo le prime indiscrezioni, è nel solco della linea dura. Quella adottata dall’organo di autogoverno della magistratura amministrativa che con 7 voti a favore due astensione e 4 contrari ha già votato per il «licenziamento» di Bellomo. Anche nella bozza di parere espresso dalla commissione speciale che i consiglieri di Stato domani dovranno dibattere tra le due sanzioni non si opterebbe per la perdita di due anni di anzianità (che per Bellomo significherebbe solo essere scavalcato in carriera da 4 magistrati), ma per la destituzione. In modo dunque «conforme» a quanto votato dall’organo di autogoverno.
Si apre così la fase finale del procedimento aperto sulla base dell’esposto del padre di una borsista di Bellomo che ha dato il via a tre indagini delle Procure di Piacenza, di Milano e di Bari, dove il pm Roberto Rossi ipotizza il reato di estorsione per le minacce subite dalla ragazza, quando voleva tirarsi indietro, recapitatele dal pm Davide Nalin (per questo sospeso dal Csm).
Il parere della commissione costituita ad hoc avrebbe ritenuto «proporzionata» la sanzione della destituzione. L’adunanza dei consiglieri di Stato potrà anche votare in modo diverso. Ma la decisione ultima spetterà di nuovo all’organo di autogoverno che non sarà vincolato dalla decisione plenaria. Il voto dell’adunanza potrebbe essere palese, in linea con quanto accaduto ultimamente.
Nella bozza di preavviso si ripercorrono le accuse riassunte nei 4 capi di imputazione. Primo l’obbligo del dress-code. Avere «nello svolgimento dell’incarico di direttore scienti fico e docente dei corsi organizzati dalla società “Diritto e scienza” preteso l’applicazione di clausole contrattuali, di prescrizioni regolamentari e di norme contenute nel codice di condotta. E aver imposto comportamenti e contegni chiaramente lesivi dei diritti fondamentali della persona e segnatamente, della loro dignità», con nessun «plausibile rapporto con l’obiettivo della formazione».
Poi l’aver inviato alla borsista (che si voleva tirare indietro) i carabinieri «con reiterati solleciti affinché intervenissero su persona ritenuta inadempiente nei confronti della società Diritto e Scienza». E usando così la sua «qualifica per scopi privati collegati alla sua relazione personale con la borsista». In più aver compiuto sulla rivista gravi «violazioni del riserbo, dell’onore, della reputazione e della dignità delle persone e, segnatamente delle donne».
In caso di destituzione, Bellomo potrà fare ricorso al Tar e, semmai, ancora al Consiglio di Stato.