La Stampa, 9 gennaio 2018
Gallimard nella tempesta a causa di Céline l’antisemita. L’editore francese vuole pubblicare tre violenti pamphlet dello scrittore
Perché ritornare per forza sul passato imbarazzante di certi geniali artisti? Perché far parlare inevitabilmente quei silenzi della Storia? Antoine Gallimard, erede della celebre casa editrice, si è incaponito: quest’anno vuole pubblicare tre pamphlet di un antisemitismo isterico che Céline scrisse prima e durante la Seconda guerra mondiale. In Francia è già polemica: sta intervenendo perfino il governo, per convincere l’editore a inserire almeno le note critiche di uno storico nel testo. Gallimard, però, non cede.
Louis-Ferdinand Céline (1894-1961) pubblicò Bagatelle per un massacro nel 1937 (mai più riedito dal ’43), La scuola dei cadaveri l’anno successivo e Le belle rogne nel 1941. Bastino alcune parole per dare il tono della narrazione: «Gli ebrei sono i nemici innati dell’emotività ariana». Lo scrittore maledetto, che beneficiò di diversi privilegi durante l’occupazione nazista a Parigi, si ritrovò a Baden-Baden poco prima della Liberazione, dove le autorità tedesche gli concessero un lasciapassare per la Danimarca. Lì finì in carcere un anno e mezzo per collaborazionismo, mentre nel 1950 a Parigi fu condannato in contumacia a un anno di prigione. Un’amnistia gli permise di ritornare in patria nel 1952, dove ritrovò presto la strada del successo editoriale. I tre saggi incriminati mai sono stati riproposti. E anche dopo la morte di Céline, la vedova Lucette si è sempre opposta.
È ancora viva, ha oggi 105 anni. E pochi mesi fa ha cambiato idea: ha detto di sì a Gallimard, confortata dal suo avvocato (e biografo dell’autore di Viaggio al termine della notte), François Gibault. Non si sa bene se sia per una questione di soldi. Sta di fatto che nel 2012 un’edizione in francese dei tre pamphlet era già apparsa nel Québec. Sono 1044 pagine, di cui 231 consacrate alle note, tutte concentrate alla fine e redatte da Régis Tettamanzi, professore di letteratura francese all’Università di Nantes.
Gallimard vuole recuperare pari pari questa edizione (compreso il titolo, davvero troppo neutro, Scritti polemici), aggiungendo solo una prefazione dello scrittore Pierre Assouline. Se si vanno a spulciare le note di Tettamanzi, ne viene fuori una del tipo: «Prima della Seconda guerra mondiale, l’antisemitismo è percepito meno come un reato e più come un’opinione», quasi a giustificare Céline e dimenticando il decreto-legge Marchandeau, promulgato in Francia nell’aprile 1939, che condannava gli insulti razzisti, compresi quelli contro gli ebrei. Non solo: Rémi Ferland, l’editore dei tre saggi nel Québec, si è fatto segnalare su Facebook come strenuo sostenitore di Marine Le Pen durante le ultime presidenziali francesi.
Poco prima di Natale Frédéric Potier, alla guida della delegazione interministeriale per la lotta al razzismo e all’antisemitismo, ha convocato Gallimard e Assouline, chiedendo che la pubblicazione dei tre saggi sia accompagnata da un apparato di note «che chiariscano il contesto ideologico della loro produzione». E Potier pretende che siano coinvolti degli storici a redigerle. Ma Gallimard, sul quale non pesa alcun obbligo, ha rifiutato, sottolineando che si tratta di letteratura e che due specialisti di Céline bastano e avanzano.
Qualche giorno dopo un gruppo di intellettuali (tra cui Pierre-André Taguieff e Annick Duraffour, autori di Céline, la race, le juif, un libro molto documentato sull’antisemitismo dello scrittore, pubblicato da Fayard un anno fa) hanno firmato un manifesto uscito sul sito del Nouvel Observateur ancora per chiedere l’inserimento delle note di uno storico e che siano a piè di pagina. Quanto a Serge Klarsfeld, mitico cacciatore di nazisti, vuole che la pubblicazione del volume sia proibita, punto e basta. Mentre Edouard Philippe, il primo ministro (e grande specialista di letteratura), dice di non avere paura della pubblicazione dei pamphlet, «ma va fatta in maniera accurata». Gallimard prevedeva l’uscita a maggio. Ora dice che avverrà «quando l’edizione sarà pronta». Per il resto, avanti tutta.
Chi difende l’approccio dell’editore, si appella al primato della letteratura su tutto. O addirittura al fatto che l’antisemitismo sia una variabile indipendente, avulsa dalla genialità di Céline. Per altri, invece, quella deriva obbliga a scorrere lo stesso Viaggio con altri occhi. A individuare già in quell’apparente inno alla libertà una violenza e un razzismo non così scontati a una prima lettura. Insomma, costringe a distruggere un mito.