La Stampa, 9 gennaio 2018
I nostri militari per far volare l’aviazione libica
È un altro tassello da parte italiana per rafforzare il traballante governo di Tripoli che risponde ad Al-Sarraj: nelle prossime settimane uomini della nostra Aeronautica militare si affacceranno a Tripoli con il compito di risistemare l’aeroporto e la malandata aeronautica libica. Analogamente a quel che sta facendo la Marina militare che circa sei mesi fa ha inviato la nave logistica «Tremiti» a Tripoli per rimettere in sesto le vecchie motovedette della Guardia costiera libica. In Libia ci saranno presto anche nuovi istruttori del nostro Esercito per riprendere un vecchio programma di «addestramento, mentoring e supporto» a favore dell’esercito lealista.
Nel complesso, è previsto che nel prossimo anno saranno dislocati in Libia circa 400 nostri militari (finora erano 300) delle diverse forze armate con compiti addestrativi e logistici. La nuova missione ancora non ha un nome, ed eredita molto di quel che già si fa. A Misurata, ad esempio, dove c’è un ospedale da campo dell’esercito.
Lo scopo è quello dichiarato dal premier Paolo Gentiloni nei discorsi di fine anno: concentrare gli sforzi militari sulle aree dove si tutela l’interesse nazionale. E la Libia è una di queste. Spesa preventivata per la nuova missione, 50 milioni di euro.