Il Dubbio, 6 gennaio 2018
Woody Allen come Weinstein? Ormai siamo allo psicoreato
Cinquantasette anni di vita artistica condensati in migliaia di fogli sparsi, appunti, racconti, sceneggiature, film incompiuti, bozzetti, aforismi, battute di spirito, giochi di parole. Sono i “Woody Allen Papers” che lo stesso cineasta newyorkese ha donato all’Università di Princeton alcuni anni fa. Un materiale che farebbe gola a tutti gli appassionati di cinema, ai critici e agli storici, e che invece finisce, non si sa come, tra le grinfie di un giornalista molto ambizioso e particolarmente cretino. Si chiama Richard Morgan, è un freelance e collabora con diverse testate tra cui ilWashington Post che ieri ha pubblicato il suo pruriginoso “scoop”. «Il lavoro di Allen è decisamente rozzo, correndo tra gli scatoloni dei suoi scarabocchi emerge per quello che è: un misogno ossessionato dalle ragazzine», esordisce Morgan che per avvalorare la sua tesi ficca il naso nei dettagli più grotteschi. Come la correzione dell’età di due giovani protagoniste che in una sceneggiatura mai terminata che «viene ridotta da 21 a 18 anni». In un’altra bozza un professore universitario 45enne è affascinato dalle sue studentesse, e ( da non crederci) il regista scrive una nota a margine in cui dice di essere lui quel professore.
Con toni da polizia dei costumi che farebbero sorridere se oltreoceano la questione non venisse presa molto sul serio, Morgan ci spiega che tutta l’opera di Allen «ruota intorno al concetto di uomo lascivo e della sua bellissima conquista, mentrele sue sceneggiature aderiscono in modo quasi religioso a un’unica formula: una relazione sull’orlo del fallimento che entra nel caos a causa di un estraneo, quasi sempre una giovane donna irresistibile». Non gli si può nascondere niente a Morgan.
Che poi Allen abbia regalato alla storia del cinema formidabili ritratti di donne, daIo e Annie a
Hannah e le sue sorelle, da Mariti e Moglial recente Blue Jasmine per Morgan è solo uno specchietto per le allodolementre Diane Keaton, grande amica di Allen e protagonista di molti suoi film, nonsarebbe altro che «un’esca oscura», per nascondere i fan le sue perversioni: «La usava come Harvey Weinstein usava Meryl Streep» ( sic). Solo che Weinstein è oggetto di un’inchiesta giudiziaria per molestie e violenza sessuale corroborata da decine di testimonianze, mentre Woody Allen non è accusato di nulla. Perché? Perchè semplicemente non ha commesso nulla.
Poi ci sono alcuni episodi semibiografici, come il «bacio rubato» alla 17enne Mariel Hemingway sul set di Manhattan, o irapporti sessuali avuiti «controvoglia» con Jane Margolin che ha conosciuto sul set di Prendi i soldi e scappa. Attenzione, qui non si tratta di un diario segreto o di appunti trafugati allo psicoanalista di Allen, ma di scritti che lo stesso cineasta ha deciso di rendere pubblici. Per Morgan è un’aggravante in quanto sarebbe il sintomo del sentimento di impunità che lo accompagna fin da inizio carriera. E tra ilreal Woody e il fake Woody che appare nelle sue pellicole non c’è alcuna differenza: entrambi sono dei viscidi, pedofili e misogini. L’intreccio tra fatti di cronaca ( il matrimonio con la figliastra Soon- Yi) e le trame dei suoi film rende l’operazione è degna del peggior post- giornalismo ed è un minquietante segno dei tempi.
Qui siamo oltre alla caccia alle streghe, siamo oltre l’arte degenerata, siamo allo piscoreato, thoughtcrime in inglese,crimethink nella neolingua orwelliana di1984 e le schiere di moralizzatori cartacei e digitali alla richard Morgan sembrano i feroci agenti della psicopolizia, quelli che spiavano i tuoi pensieri, poi ti portavano al Ministero dell’Amore dove la tua mente veniva “vaporizzata”.
Attenzione, la prossima vittima potrebbe essere la letteratura. Philip Roth stai sereno...