Libero, 8 gennaio 2018
«Torno a teatro con le sorelle Materassi. Ma quanta nostalgia della «racchia» Pina». Intervista a Milena Vukotic
Dice di non essersi mai sentita bella, eppure a 82 anni la sua energia emana una luce che la rende affascinante. Anche da giovane il suo aspetto così esile era intrigante agli occhi di registi come Fellini. Un concentrato di forza e presenza scenica, che si rinnova sui palcoscenici: dal 9 al 21 gennaio Milena Vukotic sarà protagonista al Teatro Franco Parenti (Milano) di Sorelle Materassi, per la regia di Geppy Gleijeses.
Milena, la fortuna di Sorelle Materassi è una conferma, giusto?
«Di solito, gli attori parlano di “grande successo” per scaramanzia, ma stavolta è tutto vero. Lo scorso anno è andata benissimo: ecco perché debuttiamo a Milano e a Roma, avendolo desiderato a lungo. Del resto dietro ci sono un testo classico, più un grandissimo autore e poeta, Aldo Palazzeschi».
In questo momento della sua carriera cosa rappresenta il teatro?
«Vengo da una famiglia di artisti. A Parigi la danza è stata la mia prima attività, al conservatorio e poi all’Opera: in palcoscenico sono nata e cresciuta.Il teatro soddisfa ancora il mio bisogno di sentire l’emozione di ciò che faccio: continuamente, sempre di più».
Come mai da Parigi è tornata in Italia?
«Sono nata a Roma e questo è il mio Paese. Ma dopo aver frequentato in Francia qualche corso di recitazione, vidi il film La strada di Federico Fellini: ne rimasi folgorata. Solo per lui decisi di tornare in Italia».
Ha scelto di fare cinema grazie a Fellini?
«In Italia ho continuato a fare teatro con la coppia Rina Morelli-Mario Stoppa, Franco Zeffirelli e Giorgio Strehler. Però sì: il cinema è arrivato grazie a Fellini».
È vero che ha vissuto il personaggio di Pina Fantozzi come una gabbia: è vero?
“No, mai. Pina è una maschera e una caricatura: Paolo Villaggio lo diceva sempre dei nostri personaggi. Mi sono affezionata a lei come a Paolo, che è stato molto importante nella mia vita: mi ha affascinato il suo sguardo feroce e tenero. La rappresentazione dell’umanità da lui compiuta rimane nella storia ed io sono contenta di far parte di quella proiezione».
Le è mai pesato, interpretando la signora Fantozzi, fare la parte di una racchia”?
«Il regista Renato Castellani, quando ero agli esordi, mi disse: “Per fare del cinema in Italia bisogna essere o molto belle (e non è il suo caso), oppure avere un carattere forte come Anna Magnani. Per cui dia retta e lasci perdere”. Per me fu uno choc: ero solo una ragazzina. Poi, però, Castellani mi ha chiamata a lavorare in uno sceneggiato e mi ha amata molto. Come dire: so di non essere mai stata bella ma non mi sembrava la cosa più importante».
Posare per Playboy è stata una rivincita!
«Solo perché a propormelo fu un amico, il fotografo Angelo Frontoni; e perché i miei scatti facevano da corredo a un articolo sull’idea di bellezza firmato da Alessandro Blasetti. A Frontoni dissi che avrei accettato solo se il mio contributo avesse avuto un significato. E così fu».
Tornerà in Un medico in famiglia?
«Per il momento Un medico è fermo: se lo rifanno, io ci sarò».