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 2018  gennaio 08 Lunedì calendario

«Melania, moglie trofeo che Donald ama tradire»

NEW YORK Insulti, pugnalate alla schiena e giochi di palazzo: nelle 336 pagine di Fire and Fury di Michael Wolff si ricostruisce il mondo surreale del trumpismo, la vita quotidiana nella reggia caotica del presidente, con i suoi pettegolezzi, liti, odi. Molto è già noto, ma a una lettura attenta si notano sempre nuovi particolari.
DONALD, MELANIA, IVANKA
A parte il consigliere Stephen Bannon l’unica altra persona a essere stata certa sin dall’inizio che Trump avrebbe vinto era Melania. E l’ex modella non era affatto contenta. La figlia Ivanka, dal canto suo, alla vittoria non credeva e prendeva in giro la matrigna con gli amici sostenendo che quella sua «convinzione» era la prova della sua «scarsa intelligenza». Trump, anche lui certo che avrebbe perso, aveva assicurato Melania che la vittoria era «impossibile», e che lei avrebbe potuto continuare a condurre la sua vita molto privata, interamente dedicata a crescere il figlio Barron.
Melania e Donald infatti si vedevano pochissimo, si frequentavano di rado e spesso l’uno non sapeva dov’era l’altra. Però lui era orgoglioso di quella moglie bellissima, che durante la campagna, anche in presenza di lei, definiva «la mia moglie trofeo».
GLI INSULTI AI COLLABORATORI
Steve Bannon è un traditore, nonché una faccia di m, l’ex capo del gabinetto Reince Priebus è debole ma anche corto di statura. Il genero Jared Kushner è subdolo, capace di qualsiasi piaggeria per il suo tornaconto. L’abitudine di assegnare dispregiativi va ben oltre la sfera dei nemici, e abbraccia gli uomini a lui più vicini. L’ex portavoce Sean Spicer è uno stupido, e poi ha un aspetto terribile, la sua consigliera Kellyanne Conway è una frignona. Nella Casa Bianca i due figli maschi Donald Jr. ed Eric sono conosciuti con i nomi dei figli di Saddam Hussein: Uday e Qusay.
CHI DI SPADA FERISCE
Per Gary Cohn Trump è: «Inerte come una m». Per Steve Mnuchin e Reince Priebus è semplicemente un idiota, mentre per Rupert Murdoch è un «fottuto idiota». La gran parte degli improperi che Wolff ha raccolto riguardano il quoziente intellettivo del presidente. È uno scemo per H.R. McMaster, un ragazzino per l’ex vice capo del gabinetto Katie Walsh, un bambino di nove anni per Steve Bannon. L’amico personale Thomas Barrack Jr lo definisce non solo pazzo, ma anche stupido.
FEDELTÀ CONIUGALE
Dall’alto dell’esperienza di tre matrimoni, Trump ha concluso che maggiore è la differenza di età con la sposa, e più grande è la sua capacità di sopportare i tradimenti. Uno dei piaceri della vita secondo lui è portarsi a letto le mogli degli amici. La tattica è ingaggiare conversazioni salaci con gli uomini nel suo ufficio, mentre le consorti ascoltano segretamente le conversazioni. A quel punto è un gioco convincerle che il marito non è degno della loro fedeltà.
LA FESTA
Il giorno dell’insediamento è stato terribile per il presidente. Voleva passare la notte precedente nel lusso del Trump Hotel appena inaugurato, e invece ha dovuto accontentarsi della relativa modestia della Blair House di fronte alla Casa Bianca, delle quali si è lamentato tutto il giorno. Era ai ferri corti con Melania, e la trattava con modi bruschi e tanto sgarbati da spingerla al confine del pianto. L’assenza di celebrità alla cerimonia lo ha mandato su tutte le furie.
GIOCHI MACHIAVELLICI
Nel libro si ricostruisce una cena subito dopo le elezioni fra Steven Bannon e Roger Ailes, durante la quale lo stratega di Trump chiese ad Ailes, ex capo del canale di notizie Fox News, di convincere Trump che il proprietario della Fox, Rupert Murdoch, era «affetto da senilità». Secondo Wolff l’intenzione di Bannon era di «squalificare» il genero di Trump, Jared Kushner, che era molto legato a Murdoch e da questa amicizia traeva autorità e importanza agli occhi del presidente. Nella realtà succede l’opposto: Trump ammira moltissimo Murdoch, e continua a considerarlo un idolo. Difatti semmai, sostiene Wolff, fu Murdoch a tentare di scrollarsi di dosso Trump, lamentandosi che «non riusciva mai a finire le telefonate» e una volta anche arrivando a definirlo «un fottuto idiota».
IL RUSSIAGATE
«Ci pensa Jared, lui ha tutto sotto controllo» avrebbe detto il presidente all’ex chairman della Fox News, Roger Ailes, che insieme a Steve Bannon cercava di metterlo in guardia contro le insidie dello scandalo, quando le prime rivelazioni iniziavano a trapelare a Washington. Trump fino a quel momento non era in grado d afferrare la serietà delle situazione, né di capirne i dettagli. Al tempo della pubblicazione del dossier della spia britannica Christopher Steele, che raccontava tra l’altro di un ipotetico incontro di Trump con delle prostitute russe in un albergo moscovita, il presidente dovette farsi spiegare cosa è una pioggia dorata’.
SUOCERO E GENERO
Jared Kushner era originariamente un democratico, ma nell’anno della campagna elettorale si era spostato nel trumpismo. Secondo Wolff il giovane imprenditore avvertiva come propria missione di ammorbidire le posizioni bellicose del suocero e «insegnargli la gravitas». Fu lui a tentare di negoziare una soluzione amichevole con il Messico sulla questione del muro. Kushner chiese e ottenne l’aiuto di Henry Kissinger, e riuscì a convincere il presidente Enrique Pena Nieto a fissare un viaggio a Washington. Ne informò esultante il suocero, che invece silurò I suoi sforzi diplomatici, lanciando il giorno dopo un velenoso tweet contro il Messico, immediatamente dopo il quale la visita presidenziale venne cancellata.
LAVORO A TUTTI
Appena eletto, contento e soddisfatto, Trump tendeva a offrire posti nell’Amministrazione a chiunque andasse a omaggiarlo. Steve Bannon lo definì «una scimmia dal cuore caldo». Invece Reince Priebus, nominato capo dello staff, sudava freddo, perché sembrava che il neopresidente non fosse neanche consapevole dell’importanza dei posti che offriva, anche a gente che non aveva mai incontrato prima.