Il Messaggero, 7 gennaio 2018
Al Tar del Lazio la maglia nera in giacenza oltre 60 mila cause
ROMA Dagli appalti pubblici ai lavori strutturali, dagli insegnanti agli esami di maturità, da Uber alla xylella che ammazza gli ulivi del Salento: non c’è questione che non finisca davanti ai giudici amministrativi del Tar o del Consiglio di Stato. Ricorsi a volontà che hanno l’effetto di bloccare l’economia nel Paese e di zavorrare il Pil. L’arretrato registra numeri enormi, i tempi per la decisione aumentano di pari passo con la mole dei ricorsi presentati, e la sentenza non arriva mai. Ormai in Italia è tutto demandato al Tribunale amministrativo regionale che, a volte, si sostituisce al legislatore, e persino alla Corte costituzionale.
LA RELAZIONE
Del resto, basta guardare i numeri illustrati dallo stesso presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno all’inaugurazione dell’anno giudiziario. Il magistrato ha sottolineato i grandi sforzi fatti, anche davanti a un organico carente: l’arretrato si è ridotto del 10 per cento. Ma restano comunque notevoli i numeri dei casi ancora da definire. Al 31 dicembre 2016 le pendenze amministrative hanno raggiunto quota 238.729 (oltre 212 mila per quanto riguarda i Tar, 26 mila per il Consiglio di Stato). Un dato in miglioramento rispetto alle 536.726 pendenze del 2010, ma ancora lontano da un risultato positivo. A questo, poi, va aggiunto il fatto che i ricorsi presentati non accennano a diminuire. Anzi. Più di 54 mila nel 2016 indirizzati al Tribunale amministrativo regionale, e oltre 10 mila al Consiglio di Stato.
La maglia nera per il più appesantito in Italia se l’è aggiudicata proprio il Tar del Lazio, sul quale si abbatte ogni tipo di richiesta, tanto da fargli raggiungere poco meno di 60 mila ricorsi pendenti. Altro primato, non proprio positivo, riguarda la sola sede distaccata di Catania del Tar della Sicilia, che ha pendenze superiori a 35 mila.
I Tribunali amministrativi vengono chiamati a decidere su ogni cosa e, se si considera che sono centosettantaquattro ricorsi al giorno di media, quindi più di mille e duecento a settimana (sessantaquattromila all’anno), si capisce come l’arretrato continui a lievitare. Romano Prodi, ex presidente del Consiglio ed ex presidente della Commissione europea, ha più volte sottolineato quanto l’abolizione dei Tar e del Consiglio di Stato potrebbe favorire la crescita del Pil, perché «in presenza di un’eterna incertezza – ha dichiarato – i capitali e le energie umane fuggono dall’Italia verso luoghi nei quali quest’incertezza non esiste».
FUORI RUOLO
Ultimo, ma non per importanza, è l’aspetto che riguarda i magistrati amministrativi fuori ruolo: al momento 11 consiglieri di Stato rivestono incarichi nelle Autorithy, nei ministeri e nei Consigli regionali, con l’effetto di rendere ancora più affaticate le sedi dei Tribunali regionali.