il Giornale, 6 gennaio 2018
La (in)felicità domestica di Tolstoj e di Sof’ja
La vita domestica di Lev Nikolaevic Tolstoj e di Sof’ja Andrèevna Bers, coniugata Tolstàja, iniziò il 23 settembre 1862, giorno del loro matrimonio. Questo vale per il mondo dei fatti che, pur essendo composto anche dalle opinioni, ci ostiniamo a voler separare dalle stesse. Per il mondo della letteratura, invece, cioè per il mondo che è composto esclusivamente di opinioni (quelle di chi scrive e quelle di chi legge), la vita domestica dei suddetti iniziò tre anni prima, nel 1859.
Perché nel 1859 uscì La felicità domestica (o familiare, o coniugale, nelle interpretazioni dei vari traduttori) in cui il leone di Jasnaja Poljana descrive, con alcune varianti, proprio ciò che accadrà a lui e alla sua consorte. Non è divinazione, è conoscenza di sé, del proprio carattere e dei propri difetti. Qui, nel romanzo che fra pochi giorni l’editore Fazi riproporrà (pagg. 143, euro 17) nella versione sì datata, ma molto poetica, di Clemente Rebora troviamo un 36enne che s’innamora di una 17enne, dove di lì a poco il rapporto sarà 34 a 18. Qui, come poi avverrà, l’uomo è sentimentale ma ruvido, orgoglioso e geloso, e la donna è sognatrice e indipendente, esuberante ma introversa. Qui la tenuta di Nikolskoie è l’equivalente di Jasnaja Poljana. Qui Pietroburgo prende il posto di Mosca. Qui, per un clamoroso scherzo del destino letterario, il padre defunto della ragazza era amico di suo marito, mentre nella realtà a essere amica di Tolstoj (anzi, più che amica quasi fidanzata, fino al giorno in cui lui – per gelosia, ovviamente – la spinse giù da un balcone, sfiorando l’omicidio e rompendo il loro legame) era la madre di Sof’ja...
Insomma, qui c’è, con largo anticipo, tutto il... là. Là dove quella coppia disequilibrata passerà dall’idillio alla noia, da un figlio all’altro, da una litigata a una riappacificazione, da un flirt extra domestico a un pentimento. Intorno ai protagonisti, la solita corte di parenti, amici, conoscenti, servi e affini, la solita vastità dei possedimenti e la solita penuria dei momenti di intimità. Qui ci sono Lev e Sof’ja: antichi, moderni, inconciliabili.