la Repubblica, 8 gennaio 2018
Bulbi, Luigini e Sir Keynes. Il Bitcoin è storia antica
Nel 1656 tra le signore turche scoppiò la mania dei Luigini: le monete d’argento, coniate in Francia e giunte in Turchia sulle vie del commercio, andavano a ruba per realizzare monili e braccialetti. Di lì a poco il loro valore cominciò a crescere ben oltre quello del pregiato metallo che li componeva, finché un faccendiere veneziano pensò di cominciare a produrne di falsi, di bassa lega, utilizzando la zecca italiana dei Malaspina a Fosdinovo. I Luigini fasulli invasero il mercato, colmarono le borse di chi ne faceva incetta, e la Turchia che, a sua volta, cominciò a pagare le importazioni in moneta cattiva creò un allarme internazionale. Gli inglesi mangiarono la foglia, denunciarono la truffa: la bolla scoppiò, la moda scomparve anche perché il Sultano fece tagliare alcune mani. La vicenda che dobbiamo a Carlo Maria Cipolla nel suo classico Tre storie extra vaganti contiene almeno due elementi classici delle bolle: l’euforia e l’irrazionalità. O come sintetizza Robert J. Shiller, che ha lanciato l’espressione “esuberanza irrazionale”, l’incapacità di prevedere rischi del tutto ovvi. Eppure basterebbe fermarsi a considerare il valore del sottostante, cioè dell’oggetto della speculazione.
Non lo fecero gli olandesi che, in quattro anni, dal 1634 al 1637 portarono il prezzo di un semplice bulbo di tulipano, il Semper Augustus ( il marketing portava a dare ai bulbi nomi di condottieri), a livello di quello di una casa ad Amsterdam. Che c’era sotto? Quale era il sottostante? Un bulbo, il resto era euforia, moda, follia. Tanto è vero che chi non poteva permettersi il bulbo si accontentava di appendere alle pareti di casa uno dei numerosi dipinti dei Brueghel che li raffigurava.
Come bolla fu tra il 1719 e il 1720 quella celebre di John Law, finanziere spericolato e utopista, che per far fronte ai debiti francesi, tentò il concambio dei titoli di Stato in circolazione con le incerte azioni della sopravvalutata Compagnia del Mississipi: ci fu il crollo e Law fu costretto a riparare a Venezia dove è sepolto. Così andò anche nell’Inghilterra degli stessi anni quando gli azionisti della galoppante South Sea Company, tra truffe e rialzi stratosferici, rimasero con il cerino in mano.
Molto rimanda agli odierni bitcoin: l’epilogo lo ha già scritto Keynes nella Teoria generale secondo il quale «vince chi riesce a passare l’uomo nero al compagno al momento giusto».