la Repubblica, 8 gennaio 2018
Solo mezza Italia fa la differenziata, ancora lontano l’obiettivo del 65%
ROMA In Italia cresce, di poco, la produzione di rifiuti. Come nei Paesi europei dell’Est. In Italia aumenta, però, anche la raccolta differenziata: carta, vetro, umido, legno, apparecchiature elettroniche. Oggi quattro regioni su venti superano il 65 per cento dell’immondizia recuperata, come da indicazioni nazionali. Tredici su dieci vanno oltre il 50 per cento. Siamo arrivati a questi numeri, tuttavia, con almeno quattro anni di ritardo visto che la prima legge obiettivo indicava quota 65 come soglia da raggiungere già nel 2012. Termine poi “provvidenzialmente” rinviato al 2020. Ci siamo arrivati ieri l’altro, e solo con le regioni più virtuose: quelle del Sud restano lontanissime, in media al 37,6%.
Nelle ultime stagioni i richiami centrali (e dell’Unione europea) non sono stati fatti invano: diverse regioni del Nord hanno messo a sistema la filiera che tratta il rifiuto e nel 2016 – per la prima volta – nel Paese si è recuperato metà di quello che si è buttato: il 52,5 per cento, appunto. Restano palesemente lontane la Sicilia e il Molise.
Secondo il “Rapporto rifiuti urbani” firmato lo scorso novembre dall’Ispra (l’Istituto superiore per la protezione e le ricerca ambientale), la produzione nazionale di spazzatura è stata pari a 30,1 milioni di tonnellate: più 2 per cento rispetto all’anno prima (nel Nord più 3,2 per cento). Questa crescita è stata un’inversione di tendenza rispetto alle cinque stagioni precedenti, che invece avevano mostrato una progressiva e felice riduzione della produzione totale, come da indicazioni Ue. Ecco, ogni italiano produce 497 chili di spazzatura a testa.
La raccolta di rifiuti differenziati fu codificata in Italia, la prima volta, nel 1975. Nel 2003 si è previsto l’obbligo per tutti i comuni di raccogliere in quella modalità almeno il 35 per cento degli scarti, poi si è spostato il limite temporale, per evidenti risultati in ritardo, al 2009. E anche le indicazioni per le singole Regioni hanno avuto bisogno di successivi aggiustamenti. Il 2016 viene considerato l’anno della svolta, dell’avvicinamento alle modalità nordeuropee del “getta e recupera” da parte di un pezzo dell’Italia.
Nel 2016 si è raccolto in maniera differenziata un milione di tonnellate in più. In cinque anni la crescita media è stata pari a 59 chili per abitante. Nel Nord del Paese si è saliti al 64,2 per cento (+5,6). Al Centro si è arrivati al 48,6 per cento (+4,8) e di quattro punti è cresciuto anche il Sud raggiungendo tuttavia aliquote ancora basse: 37,6 per cento del totale. Delle tredici regioni sopra il 50 per cento, solo tre sono meridionali: Sardegna, Abruzzo e Campania.
Ecco, sulla raccolta differenziata il confronto Nord-Sud diventa plateale: si recuperano due terzi e un terzo, rispettivamente. Sui volumi assoluti, poi, la distanza cresce ancora. Nel Settentrione si differenzia e consegna spazzatura tre volte tanto: 9,1 milioni di tonnellate contro 3,5 milioni.
Il Veneto, che è la regione con il maggior aumento di rifiuti prodotti nel 2016, è anche quella che ricicla più capillarmente: il 72,9 per cento del totale.
Seguono il Trentino Alto Adige (70,5), la Lombardia (68,1) e il Friuli Venezia Giulia (67,1).
Questo pezzo di Nord-Est, si vede, supera l’obiettivo del 65 per cento di differenziata fissato dalla normativa nazionale per il 2020 (che per l’Unione europea, che calcola invece i valori di “avvio a riciclo”, equivale al 50 per cento).
Il buco nero del Nord Italia è la Liguria, che si ferma al 43,7 per cento. Il Lazio è al 42,4. La Sicilia – buco nero d’Italia – è al 15,4 per cento.
Se si dettaglia il dossier sulle province, le distanze tra le due Italie sono ancora superiori.
Treviso è all’87,9 per cento del riciclo, Mantova all’86,4. Palermo e Catania, rispettivamente, a quota 7,2 e 10,3. E, questione che ha dell’assurdo, negli ultimi cinque anni hanno peggiorato le loro performance. Catania è la città che produce il maggior volume di rifiuti tra le quindici sopra i duecentomila abitanti: 696 chili pro capite. Nell’ultimo lustro ci sono state province come Milano, Venezia, Padova e Bologna che hanno segnato decisivi miglioramenti: le prime due anche di venti punti. Resta ferma intorno al quaranta per cento Torino e intorno al trenta Genova. Roma è ancora al 42 per cento di differenziata raccolta in un anno: partiva, però, dal 24,6 del 2012.
Chi ricicla non deve accatastare, ovviamente. In Friuli e Lombardia lo smaltimento in discarica è ridotto al 4 per cento del totale, livelli da Scandinavia.
In Veneto l’indifferenziato trasportato è al 10 per cento e in Trentino al 13. Consistenti quote di rifiuti, in queste aree, vengono trattate in impianti di incenerimento che consentono il recupero di energia. In Sicilia, al contrario, i rifiuti urbani smaltiti in discarica rappresentano ancora l’80 per cento del totale.