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 2018  gennaio 06 Sabato calendario

L’amaca

Il rispetto che si deve all’età di Umberto Bossi, alla sua malattia e al suo declino, non può impedire di sottolineare la gravità delle sue colpe (vedi le motivazioni della sentenza per appropriazione indebita).
Il leader politico che per primo – con quei toni e quei modi – inaugurò la stagione dell’odio per lo Stato, per la politica romana, per i partiti mangioni, è stato condannato per avere mantenuto se stesso e la sua famiglia con soldi pubblici, piccole e grandi spese a carico dei cittadini. Come il moralista colto a fornicare, l’artefice del repulisti sorpreso a sporcare. In termini etici e financo logici, è uno scandalo molto grave che colpisce alle radici l’epopea leghista del “popolo buono”, che sovverte la casta cattiva, salvo approfittare alla prima occasione, una volta occupato il palazzo, dei suoi comfort legali e illegali. Ma non risulta che questo scandalo, così smaccato, e di così facile interpretazione, sia oggetto di sofferenza e di discussione nel disinvolto, leggero mondo della destra italiana, leghista e no. A sinistra ci si bastona la coscienza per molto di meno, con lacerazioni e polemiche, pianti e maledizioni.
Non so dire se sia solo esecrabile, oppure anche invidiabile, la lieta indifferenza con la quale si tratta, a destra, quella faticosa materia che è l’etica pubblica. La coalizione che rischia di vincere le prossime elezioni ha come soci di maggioranza un partito fondato da un condannato per faccende di mafia (Dell’Utri) e guidato da un pregiudicato a vario titolo (Berlusconi) e un altro inventato da un signore che, con la politica, ci manteneva la famiglia.
Non sembra essere, questo, un impiccio per i nostri concittadini che li voteranno senza neanche la fatica – a noi ben nota – di turarsi il naso.