Corriere della Sera, 7 gennaio 2018
I resti di una neonata di 11.500 anni fa svelano la storia dei primi americani
Gli esperti si riferiscono a lei con il nome scientifico USR1. Per gli autoctoni dell’Alaska, invece, è la «bambina dell’alba» ( sunrise girl-child ). Sulla rivista «Nature» un team di scienziati, guidato dal professor Eske Willerslev, che collabora con le università di Copenaghen e di Cambridge, ha annunciato che l’esame del Dna estratto dai resti di una neonata, risalenti a 11.500 anni fa, potrebbero far luce sugli antenati dei nativi americani.
Lo studio del Dna della neonata supporta innanzitutto l’idea che ci sia stata una grande e singola ondata migratoria, diretta dalla Siberia verso il continente americano, durante l’ultima era glaciale. Tale migrazione fu resa possibile perché la terra collegava allora le due estremità dell’attuale Stretto di Bering. Sarebbero questi primi coloni dalla Siberia gli antenati dei nativi americani.
Lo scheletro della neonata – dissotterrato nel 2013 dal sito archeologico di Upward Sun River e associato a una bambina di età non superiore alle sei settimane – dà però anche altre informazioni. «Questi resti – spiega alla Bbc il professor Willerslev – sono i più antichi mai trovati in Alaska, ma soprattutto, quello che risulta interessante è che la bambina appartiene a una popolazione di umani che non era mai stata scoperta né studiata prima». Una popolazione in parte collegata ai moderni nativi americani, in parte ancora distante. Più in dettaglio, grazie alle analisi del Dna, la ricerca ipotizza l’esistenza di una popolazione risalente a 34 mila anni fa che iniziò a differenziarsi geneticamente da quelle dell’Asia orientale, completando questa prima separazione 25 mila anni fa. Sono questi i primi coloni che attraversano il ponte di terra di Bering che collegava la Siberia e l’Alaska. Usr1 sarebbe frutto di un’ulteriore diversificazione di questa gente, proprio per il fatto di trovarsi per diversi millenni nel nuovo territorio dell’Alaska. Altri tra i pionieri dalla Siberia si spostarono invece a sud per colonizzare i territori liberi dai ghiacci. Sarebbero queste popolazioni i due rami che hanno dato vita a tutte le popolazioni indigene presenti oggi nelle Americhe.