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 2018  gennaio 07 Domenica calendario

Francesco Costa: «L’ego di Donald Trump, il mio vicino di casa»

«Uno che a 37 anni costruisce una torre a Manhattan e la chiama con il proprio nome non è matto ma ha un certo ego»: Francesco Costa, imprenditore italiano, parla del suo «coinquilino», il presidente Donald Trump. «Il mio vicino Trump? L’ho incontrato tre-quattro volte nel palazzo, ho scambiato qualche battuta. È un affabulatore. Molto simpatico. Gentilissimo. Ha una grande capacità comunicativa e di farsi voler bene. Gli impiegati alla Trump Tower, dal portiere in su, sono suoi grandi fan, e sono quasi tutti immigrati». L’imprenditore italiano Francesco Costa, presidente della società Spring, non sapeva neppure chi fosse l’inquilino del superattico al 60° piano, quando comprò quella seconda casa sulla Fifth Avenue a Manhattan («il mio appartamento principale è a Londra») e oggi è pentito di quell’acquisto, ventinove piani sotto a The President: «Il valore è crollato del 20-25 per cento da quando è stato eletto».
Un vicino ingombrante?
«All’inizio era un ottimo vicino. Teneva in grande cura il palazzo, se ne occupava personalmente. Poi, la situazione è andata peggiorando e lui non ha fatto nulla per alleviarla. Il disagio è forte. Gli è stato chiesto di cambiare nome al palazzo. Lui non ha voluto». 
Vivere alla Trump Tower è davvero così brutto? 
«Entrare a casa è come andare in aeroporto. Ti controllano i bagagli, e anche la busta della spesa. Ogni volta che entri o esci da casa devi passare il check».
Melania e il figlio vivono ancora lì, lui passa?
«Lui non si vede mai».
E Melania, com’è? 
«Non è come lui. Nessuno può salire sull’ascensore con lei, nessuno può passare dal corridoio quando passa lei… Insomma, fa un po’ la first lady. Lui, a onor del vero, è molto più semplice». 
Le ha mai dato l’impressione che fosse “matto”, come sostiene oggi qualcuno?
«Matto no, però uno che a 37 anni costruisce una torre in mezzo a Manhattan e la chiama con il proprio nome forse non è matto però ha un certo ego». 
Gli inquilini della Tower hanno votato per Trump?
«No, assolutamente. Innanzitutto, sono quasi tutti stranieri. La maggior parte degli appartamenti sono seconde case: non si può nemmeno aprire la finestra, vanno bene come pied-à-terre. Sono pochissimi gli americani che vivono lì e in gran parte sono contrari a Trump. Appena ha vinto le elezioni hanno fatto di tutto per andarsene». 
Anche lei? 
«Trump non ha le mie personali simpatie politiche, ma sono pentito soprattutto per i disagi. Per noi vicini di casa la sua elezione è stata una grandissima scocciatura».
Lei è amico di Leonardo DiCaprio, ne avete parlato? 
«DiCaprio aveva girato un pezzo di Wolf of Wall Street nella Trump Tower, da allora mi ha detto che non ci ha messo più piede. So che sono molto lontani politicamente, sull’ambiente hanno posizioni completamente diverse».