La Gazzetta dello Sport, 8 gennaio 2018
Suarez ricorda Angellillo: «Era un Totti degli anni Sessanta»
Dei tre angeli dalla faccia sporca che fecero faville con l’Argentina alla coppa America 1957 meritandosi un immediato ingaggio in Italia, il Paese dei nonni, ne è rimasto solo uno: Humberto Maschio. Ed è facile comprendere con quanta commozione, laggiù ad Avellaneda, il vecchio centrocampista offensivo di Bologna, Atalanta, Inter e Fiorentina abbia appreso della scomparsa di Antonio Valentin Angelillo, che aveva diciannove anni quando il terzetto, completato dal geniale Omar Sivori, fece sfracelli nel torneo sudamericano, realizzando rispettivamente 9, 8 e 3 gol. Una marcia trionfale che vide la Seleccion dare otto reti alla Colombia, tre all’Ecuador, quattro all’Uruguay, sei al Cile e tre al Brasile. Immaginabile una marcia simile, oggi?
MORATTI Nonostante sessant’anni fa non ci fossero internet e le tv a divulgare le gesta pallonare, l’eco di quel trionfo lontano indusse i nostri presidenti più in vista a scatenarsi sui protagonisti del torneo. Che, secondo un’accreditata versione, il massaggiatore della Seleccion aveva ribattezzato «angeli dalla faccia sporca» per via del fatto che gli avversari menandoli li facevano rotolare nel fango e lui, il massaggiatore, dopo le caviglie doveva ripulire dallo sporco i loro bei lineamenti. Secondo un’altra versione, l’etichetta appioppata ai tre giovanotti era stata ispirata da un film poliziesco che aveva fatto epoca. In ogni caso, Angelillo si ritrovò a Milano conquistato dalla proposta di Angelo Moratti mentre Sivori venne ingaggiato dagli Agnelli e Maschio finì a Bologna.
RENITENTI Il trio, espatriando, aveva dribblato la leva militare, ergo la federcalcio locale li depennò dalla lista dei convocabili: non vestiranno più la maglia albiceleste. Così nel 1961 la nostra federcalcio li inserisce tra i papabili alla maglia azzurra: in fondo appartenevano a famiglie italiane emigrate. Ma nessuno dei tre verrà utilizzato molto dai nostri tecnici. Maschio alla seconda e ultima presenza venne steso da un pugno al mondiale cileno nella truculenta sfida-truffa contro i padroni di casa. Anche Antonio Valentin Angelillo giocherà appena due partite (1 gol). E tornerà in Argentina, da turista, soltanto a metà degli anni Settanta. Maschio e Sivori invece lo faranno al termine della loro esperienza italiana, da neo allenatori.
IL RECORD Angelo Moratti era un estimatore di Angelillo e non lo avrebbe mai ceduto. Da attaccante aveva segnato 16 gol alla prima stagione milanese e nella seconda ben 33 in 34 giornate del campionato a diciotto squadre. Record mai eguagliato. Senonché con l’avvento in panchina del Mago Herrera la parabola di Angelillo comincia a dirigersi verso terra. Sfruttando abilmente i pettegolezzi dei giornali rosa sul legame amoroso nato tra il popolare attaccante nerazzurro e l’affascinante ballerina Ilya Lopez (nome d’arte), Herrera spinge per la cessione di Angelillo. Si fa avanti la Roma alla quale Moratti impone il divieto di rivendita al Milan o alla Juve del suo cannoniere. All’Inter arriva Luisito Suarez.
COME DI STEFANO «Mi incrociai con Antonio, facemmo due o tre amichevoli poi lui partì per Roma» ricorda un commosso Suarez. «Era un calciatore completo, un campione. Poteva interpretare qualsiasi ruolo di costruzione, da centravanti amava arrivare in area manovrando. La critica lo aveva paragonato a Di Stefano, cioè a uno che sapeva fare tutto benissimo. Per dare un’idea ai giovani lo si potrebbe accostare a Francesco Totti, cioè un attaccante che sa anche suggerire, sfornare assist».
A ROMA Nella Roma, 4o stagioni, Valentin fa molto bene. Vince la Coppa delle Fiere e la prima Coppa Italia della storia giallorossa. Lo prende il Milan, due volte, in mezzo c’è il Lecco. Poi va al Genoa, in B, e chiude all’Angelana dove comincia la carriera di allenatore. Un percorso meno esaltante con tante tappe in provincia (fa molto bene ad Arezzo, dove sceglie di vivere) e la soddisfazione di un torneo in serie A con l’Avellino dove ha in squadra fra gli altri giovani destinati a esplodere come Nando De Napoli (Napoli), Angelo Alessio (Juve) e Angelo Colombo (Milan), più il tandem offensivo sudamericano Diaz-Barbadillo. Si toglierà lo sfizio di infliggere l’unico stop esterno al Verona campione d’Italia. Massimo Moratti lo richiama all’Inter come osservatore di fiducia. L’ultimo incarico nel calcio prima della malattia che ce lo ha portato via.