Il Sole 24 Ore, 8 gennaio 2018
Che cos’è la Corte di Giustizia Ue? Domande & risposte
Che cos’è la Corte di Giustizia Ue?
Fondata nel 1952, è una delle sette istituzioni europee e ha sede in Lussemburgo. La Corte esercita due compiti principali: garantisce che il diritto dell’Unione venga interpretato e applicato allo stesso modo nei 28 Paesi Ue e fa rispettare la normativa europea dagli Stati e dalle istituzioni dell’Unione.
Quando interviene?
La Corte di Giustizia Ue si pronuncia sui casi ad essa proposti. I più frequenti in cui interviene sono tre: 1) per interpretare il diritto con le cosiddette “pronunce pregiudiziali”.Se un giudice nazionale è in dubbio sull’interpretazione o sulla validità di una normativa europea può infatti chiedere chiarimenti alla Corte. In via indiretta la Corte esprime una valutazione sul diritto interno; 2) per assicurare il rispetto della legge (il cosiddetto ricorso per inadempimento). In questo caso la Corte interviene come ultima istanza nell’ambito di una procedura di infrazione;
3) per annullare gli atti giuridici della Ue, pronunciandosi sui ricorsi per annullamento, se ritiene che un atto della Ue violi i trattati o i diritti fondamentali. A fare richiesta dell’annullamento possono essere il governo di uno Stato membro, il Consiglio Ue, la Commissione o, in alcuni casi, il Parlamento europeo.
Qual è la differenza tra la Corte di Giustizia e il Tribunale?
Entrambe sono organi della Corte di Giustizia Ue. Ma la Corte vera e propria tratta le richieste di pronuncia pregiudiziale presentate dai tribunali nazionali e alcuni ricorsi per annullamento e impugnazioni.
Il Tribunale, invece, giudica sui ricorsi per annullamento presentati da privati cittadini, imprese e, in taluni casi, governi di paesi della Ue. Questa sezione si occupa quindi principalmente di diritto della concorrenza, aiuti di Stato, commercio, agricoltura e marchi.
Quali sono gli step di una procedura di infrazione per mancato adempimento del diritto della Ue?
Le tappe sono quattro, oltre a una fase preliminare. A decidere di percorrere questa strada è la Commissione europea, che ha il potere di agire in giudizio contro lo Stato membro che non rispetta il diritto dell’Unione, come prevede l’articolo 258 del Trattato. Bruxelles può muoversi su denuncia di privati, di propria iniziativa o sulla base di un’interrogazione parlamentare. Quando rileva la violazione di una norma europea o il mancato recepimento di una direttiva entro i termini previsti, la Commissione invia una «lettera di messa in mora», una sorta di cartellino giallo che concede allo Stato in questione due mesi di tempo per presentare le proprie osservazioni. Trascorso questo termine, se lo Stato non replica o le sue risposte sono ritenute insoddisfacenti, scatta la seconda fase, con l’invio del cosiddetto «parere motivato». In alcuni casi sono possibili anche fasi intermedie. Bruxelles può, per esempio, inviare una lettera di messa in mora o un parere motivato complementare se intravede spiragli di una soluzione. Se, nonostante i richiami, lo Stato non si mette in regola, scatta la terza tappa e la Commissione può deferirlo alla Corte di Giustizia Ue. Questa, una volta accertato il “reato”, può condannare il Paese a mettersi in regola.
Che cosa succede se lo Stato non si adegua alla sentenza?
Se lo Stato persevera, la Commissione può avviare una seconda procedura di infrazione, come previsto dall’articolo 260 del Trattato Ue, con una nuova lettera di messa in mora. In questo caso l’iter è più veloce e la Commissione può anche chiedere alla Corte di comminare sanzioni pecuniarie. Le multe sono adeguate alla gravità e alla persistenza dell’inadempimento. Si compongono di una somma forfettaria che dipende dal tempo trascorso dalla prima sentenza della Corte e di una penalità per ciascun giorno a partire dalla seconda sentenza della Corte fino al termine dell’infrazione. A proporre gli importi è la Commissione, ma la Corte può decidere di modificarli.
Come decide la Corte?
Ogni causa viene assegnata a un “giudice relatore” e a un avvocato generale. Le cause sono trattate in due fasi: in quella scritta le parti presentano alla Corte delle dichiarazioni che vengono sintetizzate dal giudice relatore e in seguito discusse durante la riunione generale. In questa sede viene deciso il numero di giudici che si occuperanno della causa (la maggior parte delle cause viene trattata da 5 giudici) e se è necessaria un’audizione delle parti o il parere dell’avvocato generale. I giudici successivamente deliberano ed emettono il verdetto.
Come vengono nominati i giudici e gli avvocati generali?
Vengono nominati dai governi nazionali per un mandato rinnovabile di sei anni. Un panel della Corte verifica le loro competenze. I giudici di ogni sezione eleggono un presidente che resta in carica per un mandato rinnovabile di tre anni.
Quanto tempo occorre per arrivare a una sentenza?
Per un parere pregiudiziale in media 15 mesi, per un ricorso circa 19 mesi.
I cittadini possono citare un’istituzione Ue?
Possono farlo in due modi se ritengono di aver subito un danno:indirettamente attraverso i tribunali nazionali che possono decidere di deferire il caso alla Corte Ue o direttamente al Tribunale.
Tutti i contenziosi approdano alla Corte di Giustizia?
No, perché nel 2008 è stato introdotto il sistema Pilot, una sorta di procedimento stragiudiziale per cercare una soluzione amichevole tra Bruxelles e gli Stati membri prima di avviare una procedura di infrazione. Questo ha permesso di ridurre in modo considerevole le procedure di infrazione.