il Fatto Quotidiano, 6 gennaio 2018
#ChièCharlie? Tre anni dopo la memoria perduta di Parigi
Siamo stati #jesuisCharlie! Poi, ce ne siamo dimenticati. Ebbene, restiamo “Toujours Charlie!”, cioè sempre Charlie! Lo propongono da qualche giorno sui muri di Parigi e su quelli delle stazioni metro dei manifesti di stile giacobino, graficamente retrò, politicamente quasi sessantottini: sfondo rosso, strisce blu, coccarda tricolore, slogan in bianco. Con l’invito di andare a riempire oggi pomeriggio la sala delle Folies Bergère per un dibattito (dalle 15 alle 19) su cosa ne è stato dello spirito che mobilitò milioni di francesi, di europei, di cittadini del mondo che scesero in piazza per difendere la libertà d’opinione, dopo l’assalto islamico che decimò il 7 gennaio del 2015 la redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo. La riunione pubblica avrà una coda serale (dalle 20.30 alle 23), con spettacolo e lettura dei risultati di un sondaggio d’opinione sui “francesi e Charlie, tre anni dopo”.
Per capire cosa è cambiato e come e quanto. Per analizzare le problematiche del jihad made in France: i terroristi che hanno insanguinato il Paese erano dei giovani francesi, allevati ed educati in Francia. Ossia, sul banco degli imputati c’è l’integrazione fallita. Insomma, una riflessione collettiva e disincantata, rigorosamente laica, ben lontana dagli stereotipi delle commemorazioni ufficiali.
Dunque, “Toujours Charlie!”? La domanda è provocatoria. Vorrebbe essere uno schiaffo. Sotto lo slogan del manifesto si leggono quattro parole che decifrano l’evento: “la mémoire au combat”, la memoria va difesa combattendo, non dimenticando, non restando indifferenti. Sottotraccia, ci si può leggere una critica al macronismo fagocitante e alle pericolose derive islamofobe. L’iniziativa è di tre associazioni (Printemps républicain, Comité laïcité République, Licra) e della redazione di Charlie Hebdo. Quanto alle Foliès Bergere, la scelta – politicamente irriverente, quindi nel solco arato da Charlie… – è legata al fatto che si trova a pochi passi dalla sede di Printemps républicain. In realtà, dietro “Toujours Charlie!” c’è il tentativo di ridare linfa e vitalità al fronte laico intellettuale di una sinistra repubblicana frantumata, anzi, dissipata dagli effetti politici collaterali del terrorismo e dalla crisi dei migranti (spesso associati nella paura della gente).
Tre anni fa, la reazione dei francesi e di tutta la società civile globale al massacro della redazione di Charlie Hebdo fu immediata e forte, decisa e impressionante per mobilitazione, per passione, per impegno.
Fummo tutti #jesuisCharlie: in difesa cioè della libertà d’opinione, per scomoda e fastidiosa che fosse, contro l’intolleranza, le derive e le manipolazioni identitarie.
Oggi, invece, prevalgono più risentimenti che sentimenti. La paura ha indotto la politica ad adottare misure di prevenzione e sicurezza che limitano le libertà di cui Charlie Hebdo, nonostante le sue intemperanze, resta una sorta di termometro, e delle quali le associazioni come Printemps républicain si ergono a paladine, in nome dei principii essenziali su cui si basano le nostre società. E il nostro comunitarismo. #ToujoursCharlie!