Il Sole 24 Ore, 6 gennaio 2018
Dopo la tempesta dei chip, Samsung si scopre leader
L’industria del silicio non sarà più come la conosciamo. La tempesta perfetta che ha investito i principali attori del mercato dei semiconduttori contribuirà a ridisegnare la geografia e i rapporti di forza di chi produce l’intelligenza nei computer, negli smartphone e nell’elettronica di consumo. Alcuni grandi macro-cambiamenti sono già in atto. Intel nell’occhio del ciclone dopo la scoperta per la falla sui processori di alcuni giorni fa dopo 26 anni di supremazia assoluta non è più il più grande produttore al mondo di microprocessori. Secondo le rilevazioni preliminari di Gartner, riferite a tutto il 2017, il gigante coreano Samsung controlla una quota di mercato del 14,6% contro il 13,8% di Intel. Parliamo di un business da 420 miliardi di dollari cresciuto l’anno scorso di ben il 22 per cento. Sarà da capire se e quanto le ultime notizie incideranno ulteriormente sulla posizione del produttore di Santa Clara. Ma certamente per i coreani quello dei semiconduttori è un mercato dalle uova d’0ro. Stando ai dati di crescita del 2017 Samsung ha registrato un aumento di fatturato del +52,6% sul 2016, Intel del +6,7%, Sk Hynix del +79% e Micron del +78,1%.
Intanto nella notte di giovedì anche Apple ha ammesso che iPad, iPhone e Mac sono vulnerabili. La casa di Cupertino ha fatto sapere che le falle alla sicurezza riscontrate sui microchip colpiscono «tutti i dispositivi Mac e iOs» e che «non è possibile sapere quale impatto possa causare sugli utenti», anche se al momento «non ci sono exploit noti che impattino sui clienti».
Microsoft ieri ha aggiornato Windows 10 e sta lavorando per
proteggere anche i tablet a marchio Surface. Google, che tramite i suoi ricercatori di Project Zero ha scoperto le due vulnerabilità, ha fatto sapere di aver già introdotto i fix in tutti i server che gestiscono la gamma di prodotti e servizi forniti: da Gmail a Chrome a YouTube.
Il momento insomma è quello degli aggiornamenti. Tutti i grandi produttori di software sono corsi al riparo pubblicando “patch”, pezze letteralmente, per minimizzare i rischi di intrusione. Intel continua a minimizzare definendo non significativa l’impatto degli aggiornamenti sulle performance dei pc. Quello che invece non può essere minizzata è che per la prima volta per risolvere questa vulnerabilità andrebbe ripensato il modo di progettare i microprocessori. Ci vorranno dieci anni, dicono gli esperti. Nel frattempo, incrociare le dita e aggiornare i nostri dispositivi. Altro non si può fare.