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 2018  gennaio 07 Domenica calendario

Bolle, Angela e il boom dei musei: italiani a un tratto pazzi di bellezza

Il discorso è questo: che cosa stiamo a lamentarci del governo, della Rai e del popolo italiano quando Alberto Angela fa boom di ascolti con le meraviglie d’Italia, gli spettatori s’incantano davanti a una trasmissione centrata su Roberto Bolle e i dati sui musei dicono che le folle, in questi anni, hanno fatto la fila per vedere i capolavori di Botticelli o di Caravaggio? Qualche decennio fa la Rai provò a mandare l’opera in prima serata e fece un misero 6%, una cosa da vergognarsi. Adesso invece...  

È tutto vero. Il comune di Milano ha anche deciso di rallentare la corsa dei tram per non rovinare L’ultima cena di Leonardo. C’è una nuova sensibilità.
So di che parla. Le vibrazioni del 16 e del 19 mettono a rischio il Cenacolo, così il Comune di Milano ha imposto che lungo corso Magenta, già dall’incrocio con via Caradosso, i tram non superino i 15 all’ora. Si sposterà anche la fermata tra via Caradosso e piazza Virgilio, un’operazione che eliminerà il passaggio quotidiano di sessanta bus e ridurrà ancora il fenomeno. In futuro potrebbe essere necessaria la modifica delle rotaie, oppure la creazione di un diaframma di gomma sotto il livello stradale che possa assorbire subito le vibrazioni in arrivo dalle ruote. Oggi è già in funzione un sistema che ripulisce i visitatori della quota di polveri sottili che si portano addosso, i famosi pm10, principali nemici di Leonardo. Ma di che stiamo parlando? Sì, ci sono segnali trionfali e Renzi e Franceschini se ne fanno belli, ma intanto ottanta professori di gran peso - tra cui Adriano La Regina, Fausto Zevi, Piero Guzzo, Andrea Emiliani - gridano che si tratta di fumo negli occhi, a parer loro il ministero dei Beni culturali è nel caos, protestano perché i monumenti italiani sono sfruttati a fini turistici con un disinteresse totale alla tutela, denunciano «che il ministero continua a magnificare conquiste straordinarie mentre la spesa statale italiana rimane fra le più basse d’Europa: un terzo di quella francese, metà di quella spagnola. Franceschini ha poi nominato nuovi direttori (molti stranieri) dei grandi musei, con mega-stipendi, spesso senza curricula adeguati. Spinti al profitto, costoro organizzano matrimoni, banchetti e feste di laurea, oltre a una quantità di mostre slegate dalla storia di quelle sedi. L’errore di fondo – continuano - è la pretesa di fare soldi con i beni culturali. I soldi si fanno col turismo, che è un indotto di beni storici e paesaggi».  

Dei guastafeste?
Non lo so. Il ministro Franceschini, senza minimamente curarsi di questi contestatori, ha presentato ieri i dati sulla frequenza nei nostri musei. Più di cinquanta milioni di visitatori, incasssi che sfiorano i 200 milioni di euro «con un incremento sul 2016 di circa 5 milioni di visitatori e di 20 milioni di euro». Dice Franceschini che ha dato un contributo decisivo a questo successo l’iniziativa delle domeniche gratis, partita nel 2014.  

Quali sono i luoghi più visitati?
Colosseo (oltre 7 milioni di visitatori), Pompei (3,4 milioni), Uffizi (2,2 milioni), Accademia di Firenze (1,6 milioni) e Castel Sant’Angelo (1,1 milioni). Un bilancio che il ministro definisce «eccezionale» e il cui merito, a parer suo, va attribuito alla riforma che porta il suo nome: dai 38 milioni del 2013 ai 50 milioni del 2017, i visitatori sono aumentati in quattro anni di circa 12 milioni (+31%) e gli incassi di circa 70 milioni di euro (+53%). «Risorse preziose, dice, che contribuiscono alla tutela del nostro patrimonio e che tornano regolarmente nelle casse dei musei attraverso un sistema che premia le migliori gestioni e garantisce le piccole realtà con un fondo di perequazione nazionale. Per il quarto anno consecutivo l’Italia viaggia in controtendenza rispetto al resto d’Europa, con tassi di crescita a due cifre, soprattutto nelle regioni del Mezzogiorno che, anche nel 2017, hanno avuto un ruolo fondamentale nella formazione del trend nazionale». Oggi, appunto, saranno a ingresso gratuito oltre 420 siti fra musei, aree archeologiche e monumenti statali.  

Strano il riferimento al Sud, che una volta tanto non è agli ultimi posti della classifica.
La Campania è stabile al secondo posto, per numero di visitatori, dopo il Lazio. La rinascita di Pompei ha fatto sicuramente da traino, ma sono state molto positive anche le altre esperienze delle gestioni autonome, dalla Reggia di Caserta, al Museo archeologico Nazionale di Napoli, a Capodimonte, a Paestum. Nel 2017 tutti i musei hanno registrato tassi di crescita, ma il patrimonio archeologico è stato il più visitato: circa un terzo dei visitatori si sono concentrati tra Pompei, Paestum, Colosseo, Fori, Ostia Antica, Ercolano, l’Appia antica e i grandi musei nazionali come Napoli, Taranto, Venezia e Reggio Calabria e il Museo nazionale romano». Renzi ha twittato subito: «Risultato straordinario, non è vero che con la cultura non si mangia, come sostiene la destra».  

Che diciamo, in questo quadro, del successo di Alberto Angela e di Roberto Bolle?
È la prova che il pubblico, se gli si parla con il linguaggio giusto, non respinge affatto la cultura. Certo, Roberto Bolle è stato affiancato da Pif, Miriam Leone, Geppi Cucciari, Tiziano Ferro, Virginia Raffaele, Fabri Fibra. Come ha scritto Aldo Grasso, si è seguito il modello del Pavarotti & Firends, mischiando con intelligenza cultura classica e pop. Un mix che non c’è bisogno di insegnare agli Angela padre e figlio, maestri di quella cosa difficile e tanto poco praticata in Italia che si chiama divulgazione. Forse gli ottanta professori hanno torto. Forse bisogna proprio ragionare in funzione dei turisti per dare un senso alle cose solo apparentemente morte del passato.