Gazzetta dello Sport, 6 gennaio 2018
I repubblicani e i capelli di Trump
Assistiamo al paradosso che mentre Wall Street festeggia con bei rialzi i tagli alle tasse decisi da Trump, il mondo dei media e i lettori di libri sono travolti dal successo di Fire and Fury di Michael Wolff, in cui l’ex stratega e sodale di Trump, Steve Bannon, spara a zero sul presidente.
• Come spiegarlo?
Non c’è molto da spiegare. Si tratta di vasi non comunicanti, quello che accade da una parte non influenza troppo quello che accade dall’altra. Il finanziere che compra a tutto spiano (anche in Europa) convinto che il taglio delle tasse voluto dall’inquilino della Casa Bianca e approvato dal parlamento produrrà buoni profitti e grande valorizzazione dei titoli, si chiederà, di fronte allo scandalo Wolff: queste rivelazioni del libro, vere o false che siano, produrranno una qualche conseguenza a livello politico? Trump, ad esempio, potrebbe essere diarcionato e con questo potrebbe avviarsi un periodo di forte instabilità, cosa che ai mercati non piace mai? Il finanziere, con tutta evidenza, per ora si risponde di no. E le borse - americane ed europee - continuano a salire.
• E che cosa pensano quelli dell’altro vaso non comunicante, i milioni di lettori che si accingono a comprare e leggere Fire and Fury?
Ma intanto, sul piano mediatico, nonostante abbia tutti i giornali e le televisioni contro (a parte la Fox di Murdoch), Trump è seguito su twitter da 50 milioni di followers. Quindi, si direbbe, è comunque dotato di una certa forza mediatica capace di resistere agli attacchi della stampa liberal. Il mondo che festeggia il libro di rivelazioni contro Trump ha il problema di demolire il rialzo di borsa provocato dal taglio delle tasse alle imprese. Avendo fretta, è una partita perduta. Con la santa pazienza magari si vedrebbe che l’idea non è stata così brillante. Io non lo so, e lo dico solo per ipotesi. Con l’economia e la finanza, valgono i tempi lunghi. Come sappiamo le quotazioni salgono soprattutto perché gli speculatori pensano che saliranno. Il nesso con l’economia reale, nell’immediato, è sempre piuttosto debole.
• Non è lodevole che mister Trump abbia permesso al libro di Wolff di uscire nonostante tutto il male che dice del presidente?
A dire la verità il presidente, per non farlo uscire, le ha provate tutte. Charles Harder, l’avvocato personale di Trump, ha presentato al tribunale la richiesta di bloccare il volume con l’argomento che si tratta di un cumulo di falsità redatte con actual malice, un termine legale traducibile più o meno con «malafede consapevole», propedeutico alla causa per diffamazione. L’editore ha preferito non correre rischi e ha anticipato l’arrivo in libreria e il relativo battage, in modo da anticipare l’eventuale ingiunzione del giudice. Ai librai erano infatti giunte migliaia di prenotazioni grazie alle anticipazioni del Guardian e del New York Magazine. Wolff ha addirittura twittato un ringraziamento al presidente per la pubblicità che gli ha fatto con le sue reazioni furibonde («Bannon ha perso non solo il potere, ma anche la testa»). Fire and Fury, naturalmente, è già in cima alla classifica dei libri più venduti.
• Che cosa contiene, alla fine, di così sconvolgente?
Wolff sostiene - e Trump nega - di aver girato liberamente per i corridoi della Casa Bianca e di aver intervistato trecento persone, tra cui lo stesso Trump («per tre ore»). L’intervista più compromettente è però quella di Steve Bannon, che affiancò il presidente durante la campagna elettorale e gli fece da stratega fino allo scorso agosto, quando Donald preferì mandarlo via (anche se lui sostiene di essersi dimesso). Il punto più delicato delle rivelazioni di Bannon riguarda l’incontro, nel giugno 2016, tra il genero del presidente, Jared Kushner, con emissari del Cremlino che promettevano notizie infamanti sulla Clinton. Secondo Bannon, Trump era perfettamente al corrente dell’incontro (Trump nega), dunque l’episodio potrebbe aggravare la sua posizione nell’inchiesta che sul Russiagate sta portando avanti il procuratore Robert Mueller. I nemici di Trump sperano di disarcionarlo per via giudiziaria, cercano di non fargli concludere il mandato.
• Anche i repubblicani? Perché mi ricordo bene che ai tempi della campagna elettorale Trump aveva contro anche il suo partito.
Il libro di Wolff sarebbe in effetti un momento della lotta interna al partito repubblicano tra la destra estrema di Bannon e la destra impossibile da definire di Trump (forse non è neanche completamente destra). Bannon è un sovranista, estremista, razzista, antisemita che vuole portare dalla sua parte il partito. Il partito, in questo anno, ha preso peraltro a spostarsi lentamente sulle posizioni di Trump, perdonandogli magari gli eccessi verbali. Il libro è costruito abilmente per demolire la figura del presidente anche sul piano personale: tutti quelli che lavorano con lui - scrive Wolff - lo considerano un bambinone che cerca le gratificazioni più immediate, per esempio non ha neanche la pazienza di aspettare che la tintura Just for Men faccia il suo effetto sui capelli, il presidente se la toglie subito e provoca da sé quell’incredibile colore arancione. Poi: non voleva vincere le elezioni, ma solo speculare sulla forza politica che avrebbe raggiunto partecipando al voto, la figlia Ivanka invece punta a diventare presidente degli Stati Uniti, lui è talmente impreparato da non conoscere neanche i personaggi che formano l’establishment americano. Fino al colpo finale: Trump ha grande stima di Murdoch, Murdoch invece lo considera un cretino.