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 2018  gennaio 05 Venerdì calendario

Roma, sospeso il prof del liceo Tasso. La prima a denunciare: «Mi parlava di sesso. Era capace di scrivere 200 sms in un giorno»

ROMA Messaggi inequivocabili, atteggiamenti inaccettabili, al punto che all’ufficio scolastico regionale nel leggere quelle pagine hanno pensato che il prof fosse «impazzito»: anche la relazione ispettiva del ministero dell’Istruzione non lascerebbe dubbi sul comportamento di Maurizio Gracceva, il professore di filosofia e storia del liceo Tasso di Roma indagato per molestie nei confronti delle sue allieve. 
Tant’è vero che il docente è stato sospeso dal servizio: il provvedimento cautelativo, notificato tra ieri e oggi, entro 10 giorni dovrà essere confermato dal dirigente dell’Ufficio scolastico regionale (Usr) del Lazio, Gildo De Angelis. Che anticipa: «Certo che lo confermerò. Andrò avanti, non mi sembra ci siano dubbi su quello che è successo». Nonostante lo sdegno per le segnalazioni arrivate già a settembre, De Angelis e il suo staff sono stati attenti a seguire la procedura corretta per evitare che un giudice potesse poi ricusare il provvedimento. Così, in attesa dell’ispezione del Miur, il dirigente scolastico Paolo Pedullà ha spostato il prof in un’altra sezione. A novembre l’ispettrice – è stata scelta una donna per facilitare i contatti con le ragazze coinvolte – ha iniziato a raccogliere testimonianze, e il 20 dicembre ha consegnato una fitta documentazione al direttore dell’Ufficio scolastico regionale. La stessa allegata al provvedimento di sospensione. «Ho letto quello che raccontano le ragazze, le trascrizioni dei messaggi... impossibile credere che una persona così rispettabile, di una certa età, sposato, abbia fatto tutto questo», commenta De Angelis. A lui toccherà portare avanti la delicatissima questione nei prossimi mesi. 
Dopo la conferma della sospensione, il professore potrà presentare le sue controdeduzioni e il direttore avrà 120 giorni per stabilire la sanzione disciplinare: si va dal richiamo al licenziamento, ma in questo caso l’iter sembra chiaro. «Se non si dimetterà per andare in pensione dal 1° settembre, come sembra intenzionato a fare, dovrò licenziarlo», annuncia. La strada che preferirebbe seguire l’Usr è quella della moral suasion: evitare clamori, anche per le famiglie coinvolte, e accompagnarlo alla pensione. Nonostante studenti e famiglie non lo vogliano più a scuola, il professore ha anticipato che il 12 gennaio, quando sarà ascoltato dal pm Francesca Passaniti, spiegherà che si è trattato di un «grande equivoco». Preoccupato Mario Rusconi, Associazione presidi: «Serve un codice deontologico per chi opera a scuola».

Valentina Santarpia 

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ROMA «Le alunne coinvolte sono almeno una decina. Mi mostrava i loro messaggi: già prima del Tasso, in altre scuole, aveva avuto storie, incontri e non solo parole». 

È maggiorenne ma, comprensibilmente, vuole restare anonima la ragazza che per prima ha denunciato Maurizio Gracceva, il professore di storia e filosofia dello storico liceo Tasso adesso accusato di molestie.

Al Tasso chi lo sapeva?

«Il mio migliore amico ha stampato tutti gli sms che mi aveva inviato e li ha portati al preside. Lo sapevano anche gli insegnanti: era già stato richiamato anche prima della mia denuncia, gli altri prof lo controllavano».

Perché alunne e professore si scambiano il numero di cellulare?

«Per motivi scolastici, c’era la scusa di condividere un libro. Diceva “ti lascio il mio numero così stasera mi ricordi che domani devo portartelo” e cominciava la conversazione. Lui si è sempre vantato di avere un rapporto amichevole coi suoi alunni, aperto. È convinto che lo adoriamo e per questo anche dopo aver saputo della denuncia, ha avuto la faccia tosta di ripresentarsi a scuola».

Quando hai avvertito che stava superando il confine?

«È un uomo colto, dai modi affascinanti, forse all’inizio io ho sbagliato a dargli corda ma pensavo mi volesse bene, c’era anche la prospettiva di scrivere un libro a quattro mani e non volevo rovinare tutto. Poi ha cominciato a fare battute pesanti. Nei messaggi parlava di sesso, orgasmi e viagra. E quelli erano i suoi modi. Chiamava le ragazze alla cattedra e le faceva sedere vicine a lui. Se non gli stavi simpatica dava brutti voti: con me è successo, dopo il mio rifiuto raccontava anche agli altri prof che non ero più brava come prima».

Due anni così?

«No, quando è arrivato io e le mie amiche, che adesso sono anche le mie testimoni, eravamo in prima liceo, non capivamo davvero quel genere di atteggiamenti. La situazione cambia tra maggio e luglio (del 2017, ndr), 2.600 messaggi che adesso sono a disposizione della Procura. E se non mi facevo viva impazziva, alzava i toni: “Cosa stai facendo, perché non rispondi?”. Ad agosto, durante la pausa estiva, ha cominciato a tartassare una mia amica perché voleva che tornassi a rispondergli ai messaggi, diceva che l’avevo illuso, credo volesse mettersi con me, era capace di inviare duecento sms in un giorno. Poi a settembre, col rientro a scuola, la situazione è precipitata».

Che cosa è successo?

«Io ho sempre avuto la media del 9 e invece non andava più bene niente. Diceva “quanto sei peggiorata”. Ho sostenuto un’interrogazione su Kant di due ore mentre lui continuava a farmi perdere il filo. E fuori dalla classe fissava me e il mio ragazzo in modo inquietante. A quel punto l’ho detto al mio migliore amico e il caso è scoppiato: abbiamo mostrato i messaggi al preside e il 12 ottobre ho presentato denuncia».

Perché parli di un caso non isolato?

«Perché lui stesso mi raccontava delle altre sue ragazze, alunne anche di altre scuole. Le sceglieva fragili, timide, forse per evitare che parlassero. Faceva tanti regali: libri, un disegno, una collana».

Se tornasse a scuola? 

«Se prova a mettere piede al Tasso ci saranno le barricate».

Erica Dellapasqua