Corriere della Sera, 5 gennaio 2018
L’ereditiera del Tetra Pak salva 400 lingue dall’estinzione
LONDRA L’ultima persona in grado di parlare il jeru si è spenta a 85 anni a novembre, ma la lingua, originaria delle Isole Andamane, non andrà perduta: i suoi suoni e la sua grammatica rimarranno nell’archivio della Scuola di studi orientali e africani dell’università di Londra, assieme a quelli dell’olekha, proveniente dal Bhutan, e del bovese, ovvero il greco della Calabria. Sono 400 gli idiomi sinora catalogati, una fetta di cultura e storia che pur essendo minacciata a livello umano sopravviverà in forma digitale, pronta per essere rispolverata se e quando se ne presenterà l’occasione.
Si tratta di un lavoro certosino che coinvolge l’equipe della professoressa Mandana Seyfeddinipur, direttrice del progetto della Soas, e rende necessari lunghi periodi di permanenza in piccole comunità sperdute. L’obiettivo è quello di conservare per le prossime generazioni lingue che altrimenti verrebbero dimenticate, e non si tratta solo di parole, ma di tradizioni, di tecniche, di usanze. «Ci sono verbi per azioni che oggi non facciamo più e vocaboli per frutti, ortaggi o utensili che adesso non esistono». La lingua, sottolinea, è un po’ la mappa genetica di una comunità: «Non muore in modo spontaneo, smette di esistere perché cede all’arrivo di nuove influenze». Si tratta di un processo «naturale» dovuto anche agli spostamenti della popolazione, che oggi però è più pronunciato che in passato. Delle 7.000 lingue al mondo, sostiene la professoressa, 3.500 potrebbero essere estinte prima della fine del secolo.
Se per la conservazione di lingue come il basco, il gallese e il cornico sono a disposizione fondi pubblici, lingue minori e meno alla moda possono contare su una benefattrice di tutto rispetto. Il progetto della Soas è finanziato infatti da Arcadia, il fondo creato da Lisbet Rausing, erede della fortuna Tetra Pak, e il marito Peter Baldwin, che dal 2002 ad oggi ha investito circa 31 milioni di sterline nell’archivio londinese. Arcadia ha come scopo quello di aiutare natura e cultura a «sopravvivere senza cedere alla semplificazione, e l’impoverimento, che accompagnano urbanizzazione e globalizzazione». Parte della missione di Arcadia è anche che studi e progetti siano a disposizione di tutti, gratis: le lingue della Soas, così, si possono ascoltare su Internet. Basta registrarsi.
Lisbet, che ha studiato a Berkeley e Harvard, è un punto fermo della filantropia globale, come l’intero casato. La sorella Sigrid, che in Gran Bretagna ha rilevato la casa editrice Granta e l’omonima rivista letteraria, di recente ha raccontato con un libro, Meyhem, la tragica vicenda del fratello Hans Kristian e la moglie Eva, caduti nella morsa della droga: Eva morì nel 2012. Incapace di affrontare l’accaduto, Hans occultò a lungo il cadavere nella loro villa londinese.
Per quanto riguarda le lingue, ogni tanto una buona notizia c’è: «Succede che i giovani vogliano imparare lingue più diffuse e poi da grandi si interessino alla lingua che parlavano i nonni». Un idioma che è risuscitato è il mya-amia, lingua indigena americana che sembrava persa sino a quando non sono stati trovati i dettagliati appunti di un gruppo di missionari. «A volte anche solo la nostra presenza in queste comunità – spiega la professoressa – aumenta le possibilità di sopravvivenza della lingua. La gente vede che viene presa sul serio e capisce che è preziosa».