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 2018  gennaio 05 Venerdì calendario

La disperazione di Melania, il riporto, i piani di Ivanka: i segreti (svelati) di Donald

Donald Trump stupito, al pari di tutti i suoi collaboratori, perché non si aspettava assolutamente di essere eletto alla Casa Bianca. E totalmente impreparato ad assumere le responsabilità di presidente. Con Steve Bannon, lo stratega della campagna che è stato anche il suo principale consigliere politico nei primi sette mesi di presidenza, che distilla giudizi durissimi sul genero e sul figlio del presidente, Jared Kushner e Donald Jr, accusandoli di aver tenuto un comportamento «antipatriottico e che sa di tradimento» nella vicenda del Russiagate.
Le anticipazioni di «Fire and Fury: Nella Casa Bianca di Trump», il nuovo libro del giornalista e polemista Michael Wolff, stanno provocando una vera tempesta politica a Washington. Ad alimentarla è stato per primo proprio Trump che, furioso per le frasi pesantissime attribuite a Bannon e ad altri suoi amici e collaboratori (come Tom Barrack che ora smentisce di aver detto che «Trump non è solo pazzo: è anche stupido»), ha coperto d’insulti il suo ex collaboratore («da quando l’ho licenziato è uscito di senno») e poi lo ha fatto diffidare dai suoi avvocati: se continua a parlare partirà un’azione penale per violazione dell’obbligo di riservatezza al quale sono vincolati tutti gli ex dipendenti della Casa Bianca.
Michael Wolff, una celebrity del giornalismo americano che ho intervistato più volte per il Corriere, non è nuovo a ricostruzioni clamorose e anche controverse. Anni fa Rupert Murdoch si affidò a lui per la pubblicazione di una biografia autorizzata concedendogli più di cento ore d’interviste, ma poi andò su tutte le furie quando si ritrovò tra le mani un libro con una ricostruzione tutt’altro che accomodante della sua figura e anche della sua famiglia.
Mentre la portavoce della Casa Bianca, Sarah Sanders, ha cercato di minimizzare derubricando i contenuti del libro di Wolff a «pettegolezzi da tabloid di quart’ordine», il presidente ha preso la cosa molto sul serio sparando subito a zero non sull’autore del libro, ma sul suo ex braccio destro. Trump, infatti, ha visto spessissimo Wolff negli uffici della Trump Tower e della Casa Banca, quasi sempre a colloquio con Bannon. E sa che era stato il suo ex consigliere a invitarlo. «Steve attaccava la stampa» si sfoga adesso il presidente, «ma la cosa che gli riusciva meglio era far trapelare sui giornali notizie false sul mio conto».
Ma se in passato Trump, nel suo rapporto di amore-odio, accusava Bannon di avere un’ego ipertrofico, ora comincia a vedere l’ex collaboratore come una minaccia mortale per la sua presidenza e la sua stessa famiglia: stando al libro di Wolff, Steve afferma che Donald Jr e Kushner non solo non avrebbero mai dovuto dialogare con emissari russi che offrivano documenti da usare in campagna elettorale contro Hillary Clinton, ma avrebbero dovuto subito riferire quanto accaduto all’Fbi. 
Di più: Bannon afferma che il superprocuratore Bob Mueller con la sua indagine travolgerà la Casa Bianca («lì c’è gente seduta in spiaggia davanti all’oceano che pensa di poter fermare un uragano forza 5 in arrivo») e che «Donald Jr verrà stritolato come un uovo e dato in pasto alle tv». Le parole di Bannon rappresentano anche una minaccia diretta per il presidente laddove il suo ex braccio destro afferma che «le possibilità che Donald Jr non abbia riferito al padre dei suoi rapporti con gli emissari russi sono pari a zero»: acqua per il mulino delle indagini di Mueller, che ha già messo con le spalle al muro due ex collaboratori di Trump, Michael Flynn e Paul Manafort. Trump è talmente spaventato da diffidare Wolff e il suo editore, McMillan dal pubblicare il libro che è già in distribuzione nelle librerie e dovrebbe essere messo in vendita oggi.
Una mossa disperata, dopo che Wolff per mesi è stato una presenza abituale nell’entourage di Trump. «Tutto nato da un incontro casuale con Bannon ad un evento pubblico», mi ha raccontato Wolff. «Mi disse che gli erano piaciuti alcuni miei articoli e mi invitò alla Trump Tower subito dopo l’elezione: un vero colpo di fortuna». Che Wolff ha fatto fruttare pubblicando un libro basato su 200 testimonianze. Ora che è sotto tiro, il giornalista ostenta tranquillità: «Ho fiducia nei miei testimoni». Non si sa quanto di ciò che è stato riferito è registrato e se c’è qualche forzatura, visto che già arrivano smentite. Ma curiosamente Bannon, almeno per ora, pur riconfermando la sua stima nel presidente, non si rimangia nulla.