Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2018  gennaio 05 Venerdì calendario

«Carissimi tutti, la vita non è la letteratura». Stralci delle lettere di Tolkien a parenti e amici

Pubblichiamo alcuni stralci delle lettere scritte da Tolkien tra il 1914 e il 1973 raccolti in “J.R.R. Tolkien” da Bompiani. Corrispondenza familiare: al figlio Micheal racconta le sue prodezze nel rugby, mentre a Christopher dà lezioni di vita e a Priscilla scrive delle difficoltà quattro giorni prima di morire. Ma anche missive pubbliche in risposta (piccata) agli studiosi della sua opera.
 
Carissimo Mick,
mi ha fatto piacere ricevere una lettera da te. Spero che tutto vada bene. (…) Mi dispiace e mi sorprende che tu non sia (ancora) in squadra. Ma molti ci entrano, anche come titolari, dopo essere stati inizialmente rifiutati. È stato così per me, e per lo stesso motivo: ero troppo leggero. Ma un giorno ho deciso di sopperire al peso con la (legittima) ferocia, e alla fine di quella stagione ero capitano della casa e la successiva sono diventato titolare. Tuttavia ho riportato parecchi danni, fra le altre cose mi sono quasi mozzato la lingua, e dato che sono di solito molto più fortunato di te, dovrei in realtà essere contento se resterai incolume, anche se non sarai in squadra! Ma in ogni caso, Dio ti benedica e ti conservi. (…)
Con veramente tanto affetto,
Tuo, Padre
 
A Christopher Tolkien
Mio carissimo:
(…) Sono contento che il terzo pacco dell’Anello sia arrivato in tempo, e che ti sia piaciuto, anche se sembra che abbia contribuito alla tua nostalgia di casa. Questo dimostra la differenza fra vita e letteratura: infatti chiunque si trovasse effettivamente sulle scale di Kirith Ungol preferirebbe scambiarsi con qualsiasi altro luogo al mondo, eccetto Mordor stessa. Ma se la lett. ci insegna qualcosa, è questo: che abbiamo in noi un elemento eterno, libero da preoccupazioni e paure, che può contemplare le cose che nella “vita” chiamiamo malvagie con serenità (ovvero non senza comprenderne le qualità, ma senza che esse disturbino il nostro equilibrio spirituale). Non nello stesso modo, ma in qualche modo simile, senza dubbio contempleremo la nostra storia quando la conosceremo (e conosceremo molto di più dell’Intera Storia). (…)
Tuo Padre
 
Al direttore dell’“Observer”
Gentile direttore,
riguardo alla domanda principale dello Habit, non c’è pericolo: non ricordo nulla riguardo al nome e all’origine dell’eroe. (…) Sono nato in Africa, e ho letto numerosi libri sulle esplorazioni africane. A partire circa dal 1896 ho letto un numero ben più grande di libri di fiabe. Entrambi i dati presentati dallo Habit sembrerebbero quindi essere rilevanti. Ma lo sono? Non ho ricordi consapevoli dei pigmei pelosi (nei libri o al chiaro di luna); né di alcun folletto Hobbit stampato nel 1904. Sospetto che i due hobbit siano omofoni accidentali, e sono certo che non siano (così sembrerebbe) sinonimi. Inoltre ribadisco che il mio hobbit non viveva in Africa e non era peloso, tranne sui piedi. E nemmeno somigliava a un coniglio, se è per questo. Era un giovane scapolo benpensante, ben nutrito e finanziariamente indipendente. Chiamarlo “coniglio schifoso” è stata solo una volgarità da troll, proprio come “ratto figlio di ratti” è stata una cattiveria da nani: insulti deliberati alla sua statura e ai suoi piedi, per i quali si sentiva profondamente offeso. (…)
Vostro ecc.
J.R.R. Tolkien
 
A Priscilla Tolkien
Carissima Prisca,
sono arrivato a Bournemouth verso le 3:15 di ieri, dopo un piacevole viaggio con il traffico diretto verso nord e non verso il mare, & un pranzo al curry insieme a Causier,1 alla sig.ra C. e a David. Qui era caldissimo & affollato. I C. poi sono andati a cercare “alloggio” per 2 notti, e sono partiti necessariamente con tutti i miei bagagli per quella che sembrava un’impresa disperata. Mi hanno lasciato sull’East Overcliff vicino al Miramar2 che mi attirava nostalgicamente; ma sono andato in città & ho fatto un po’ di compere, compresa una spuntata ai capelli. Poi alle 4:45 sono tornato al Miramar camminando, e le cose hanno iniziato ad andare male. (…) Mi sono accorto di aver perso la carta di credito e dei soldi. Nel frattempo Martin Tolhurst (che è stato al N[ew] C[ollege]), che ora è cresciuto ed è un uomo altissimo, simpatico ed efficiente, è riuscito per telefono a trovare la mia carta di credito al Red Lion di Salisbury. Così tutto va bene, per il momento. Ma io ho accettato l’offerta del Miramar, e non tornerò a Oxford fino all’11 settembre. Per vari motivi: il principale è che vorrei dare a Carr tutto il tempo di pulire le mie stanze, che ultimamente sono state molto trascurate; desidero molto visitare varie persone qui, e anche Chris Wiseman a Milford, e sono abbastanza vecchio da preferire molto un ambiente familiare.
Con tutto il mio affetto.
Pap.
Per il momento qui si soffoca, c’è afa e piove, ma le previsioni sono buone.