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 2018  gennaio 05 Venerdì calendario

Salvatore Satta, le lettere d’amore

Perché hanno ancora fascino alcuni epistolari d’amore, nati spesso senza pensare a un futuro lettore, sulla spinta delle cantilene del cuore, degli spasimi della lontananza e della perdita, della tenerezza e del desiderio? L’hanno anche perché presentano situazioni di diverso tipo, in una varietà davvero intrigante nelle posture sentimentali, emotive, biografiche. Pier Paolo Pasolini definiva questa condizione di massima esposizione come essere «aperti a ventaglio». Si possono vergare lettere nei modi di Pessoa, che scrive d’amore gustandone l’assenza fisica, in una distanza cercata e perseguita con artifici. O in quelli, appassionati e anche crudeli, dentro il mondo di Campana che, prima di finire in manicomio, scrive alcuni dei versi più belli per la tanto amata e tanto detestata Sibilla.
LA CAREZZA
«Non temere, Laura. Tu avrai sempre la carezza di Bob. La carezza che nessuno conosce perché nessuno ha mai sentito tremare la mia mano nello sfiorare il tuo volto. Ed io sento che verrà un giorno in cui la mia carezza diventerà consueta eppure la mia mano continuerà a tremare». Bob è Salvatore Satta che firma le lettere per la fidanzata, poi futura moglie, Laura Boschian: lei assistente volontaria di letteratura russa a Padova, lui trentaseienne professore di diritto processuale civile. Mia indissolubile compagna, il volume che raccoglie le lettere per Laura dal 1938 al 1971, mostra un uomo in pena, deliziosamente ansioso e impaziente, portato a vivere ogni incontro come una festa, ogni distacco come un lutto. E sempre sul filo della tenerezza e dell’amore tanto appassionato quanto tenace e longevo, ma anche dell’ironia come pure di una «perpetua infelicità» e di una fragilità inaspettata in un severo giurista. Quelle centoventi lettere il futuro autore de Il giorno del giudizio le scrive tra una camera d’albergo e un’altra, nella pausa di una lezione, spesso in treno, o in sosta nelle varie stazioni del suo nomadismo accademico. Affidandosi con abbandono e insieme consapevolezza e fiducia, al potere di conoscenza e rispecchiamento che la scrittura epistolare può rivelare. Ogni lettera è un ponte che non solo sempre più lo lega all’amata, ma è anche un ponte aperto dentro se stesso con raccoglimenti, fantasie, dubbi, rimorsi, propositi che permettono di soppesare ogni emozione e ogni idea.
LA CURATRICE
Angela Guiso, che con amorevole cura ha scavato negli archivi setacciando ogni tipo di carte interpretando il tutto con finezza critica, osserva che quella di Satta «è un’originale cronaca di viaggio verso Laura, libro mastro che accoglie pensieri su pensieri per una variante identità sentimentale». Mia indissolubile compagna è un eccezionale diario che si legge quasi fosse un involontario e tanto più necessario romanzo di formazione con il suo mood tra il riflessivo, l’appassionato, l’ironico. 
A raccontare la costruzione di un amore c’è uno scrittore immerso nella letteratura fino al collo, con tante citazioni che bonariamente gli rimprovera l’amata Laura. Uno scrittore che ancora non si è svelato, anche se ha già alle spalle un romanzo La veranda e altre prove in corso d’opera come Caino che va leggendo alla sua Laura. L’amore si costruisce in tanti modi, nei modi cui Satta riesce a individuare ogni suo percorso, con il batticuore che sempre l’accompagna ma anche con la ragionevole certezza di chi lo sente crescere e lo vuole far crescere. Confessando la fragilità, il male di vivere, «tutto ciò che faccio mi sembra di una vanità che non ha certo l’attrazione che pure le infinite cose vane della vita hanno su di noi». 
LA PAROLA
Osservando la profonda mutazione con cui il sentimento agisce in lui: «L’uomo maturo è capace di farsi un cuore in una lenta riconquista di sé. Se ci riesce la parola di quel cuore è più sicura e profonda di quello perduto». Anche progettando per lei lezioni di diritto e sardo, per lui d’inglese e ceco. Per evitare che in ogni possibile litigio «tu mi esploda in ceco ed io in sardo, senza che ci comprendiamo a vicenda».Renato Minore

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Tu, come Biancaneve, hai cacciato i mostri

Pubblichiamo una lettera di Salvatore Satta alla moglie Laura Boschian, tratta da Mia indissolubile compagna, edito da Ilisso. La lettera è conservata nel Fondo Salvatore Satta dell’Università di Sassari

Roma, 28 febbraio 1939
Laura carissima 
Stamane, dopo poche ore di sonno, ho sentito l’improvviso richiamo alla vita, quel colpo di remo a me così familiare. Il Dio ignoto, col quale ciascuno naviga, ha mutato la rotta del mio destino, ma non ha cambiato sistema.
Nella desolazione dei mille alberghi dove ho giaciuto finora, egli è stato sempre presente al mio sonno, e mi ha sempre invidiato la morte, richiamandomi alla pena del vivere con bruschi risvegli; stanotte, come ieri, dopo le brevi giornate nelle quali mi era sembrato di essergli sfuggito di mano, rapidamente correndo sul greto del fiume, ho capito che egli ritorna, che sono sua preda, e non potrò mai saziarmi della pace degli uomini.
La mia vita ora non conosce più pena. Tu, come la nostra amica Biancaneve, hai cacciato i cattivi mostri dal bosco incantato. Per chiunque, questo avrebbe costituito il termine di un cammino, quello che è precluso a ogni sguardo, il vissero felici e contenti delle buone novelle. Ed ecco che invece per me comincia proprio ora una vita nuova, una nuova esperienza, la mia vita in te: qualcosa che mi era del tutto ignoto, se non voglio risalire ai primi improvvisi affetti della fanciullezza, che non avevano però la lucida mirabile consapevolezza di questo.
NELLA NOTTE
Il giorno, coi suoi travagli, rende la mia vita simile a quella degli altri. Ma nella notte, quando gli altri dormono, e dorme con essi il loro dio sonnolento, quello che mi veglia e sorveglia mi scuote, e mi chiama al mio amore. Tutto è come prima. Una voce inesorabile, un sussulto, il gusto amaro dell’infinito silenzio. E subito sono in mezzo alla fiamma, alla luce abbagliante, che non dà un dolore ai miei occhi aperti e sbarrati, ma sento che mi consuma, perché nasce da me, dal legno che più arde quanto più è arido. 
Trascorro così lunghe ore, in pensieri che nessuna parola potrà esprimere, fino a quando non comincia il risveglio del grande zoo, e gli umili rumori degli uomini mi dicono che è tempo ch’io torni al loro inevitabile mondo.
Salvatore Satta